Il Cinema dei Margini
Il significato del termine margine (dal latino margo-ìnis) rimanda all’ idea della parte estrema di una superficie.
Allo spazio, all’ ambito entro cui qualcosa può attuarsi.
Nei fogli scritti o nelle pagine stampate, il margine, è lo spazio bianco che si lascia sui quattro lati.
Nel cinema il margine è quel confine che sancisce la separazione tra un dentro e un fuori.
La soglia in cui realtà e irrealtà si scambiano.
Il Cinema dei Margini è, dunque, quella lente che ispeziona questi luoghi a metà.
Che ci mostra e ci traduce questi orli in cui le vite sono come fosforescenti.
Esistenze illuminate da una latente diversità sotto un’ apparenza qualsiasi e regolare.
Bruciate da una dolorosa intensità.
Revolutionary Road
CAST: Leonardo di Caprio, Kate Winslet, Michael Shannon, Ryan Simpkins, Kathy Bates
REGIA: Sam Mendes
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 119 minuti
SCENEGGIATURA: Justin Haithe
FOTOGRAFIA: Roger Deakins
SCENOGRAFIE: Kristi Zea
MONTAGGIO: Tariq Anwar
COSTUMI: Albert Wolsky
MUSICHE: Thomas Newman
Corre l’anno 1955.
April e Frank Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York che conduce un’esistenza minata dall’opposizione tra un fuori conformista e formalista e un dentro, invece, percorso da un’energia differente e conturbante.
Quella di chi conserva in sé l’intima consapevolezza di essere destinato a qualcos’altro.
È la Revolutionary Road la strada in cui si erge in tutta la sua perfezione da cartolina la dimora dei Wheeler.
La coppia giovane, speciale e diversa che il piccolo vicinato non si stanca mai di osannare.
“I giovani, simpatici Wheeler di Revolutionary Road”.
Dotati di un’aristocratica bellezza e di una brillante intelligenza Frank e April Wheeler paiono, però, essersi implacabilmente assuefatti alla recita della famiglia felice tanto che a voler esplorare bene i loro sguardi sembrano ricordare i volti vuoti dei protagonisti che animano le tele di Edward Hopper.
All’interno della loro abitazione i Wheeler si impegnano entrambi, mediante due differenti vie, ad evitare di posare gli occhi sul loro amore ormai consumato.
Frank trasferisce il suo bisogno di conferme affettive in una relazione extra coniugale di poco conto e si intrattiene in un lavoro ordinario in attesa di collocare la propria specialità.
Con molta più tenacia ed ardore, diversamente dal marito, April risveglia un sogno quasi del tutto scolorito (quello di trasferirsi con tutta la famiglia a Parigi) per inventarvi dentro una vita altra.
“È questo che non è realistico. Non è realistico per un uomo dalla mente sveglia continuare ad applicarsi anno dopo anno a un lavoro che non sopporta. Tornare a casa in un posto che non sopporta da una moglie incapace come lui di sopportare le stesse cose. E vuoi sapere la parte peggiore? La nostra intera esistenza qui è basata sulla grande premessa che noi siamo speciali e superiori a tutto il resto, ma non lo siamo. Siamo tali e quali agli altri. Guardaci: abbiamo accettato la stessa ridicola illusione, l’idea che uno deve ritirarsi dalla vita e sistemarsi nel momento in cui ha dei figli. E ci stiamo punendo a vicenda per questo. (…)
Quando ti ho conosciuto non c’era niente che non potessi fare o essere. È quello che sei che viene soffocato e negato in questo genere di vita.
Sei la cosa più bella e preziosa che c’è al mondo.
Sei un uomo.
È la nostra occasione Frank. La nostra unica occasione”.
Dopo American Beauty, Sam Mendes, traspone sul grande schermo le vite dei protagonisti del romanzo del 1961 di Richard Yates Revolutionary Road per obbligarci ancora una volta a confrontarci con l’influente ruolo che la famiglia gioca sull’inquietante palcoscenico del sogno americano e su quanta effettiva distanza intercorra tra quel ieri e l’oggi.
Mendes vi riesce sapientemente costruendo un film tutto fondato sull’apparente eccezionalità di una coppia che si frange nel momento stesso in cui viene ai ferri corti con l’impossibilità di riuscire a uscire fuori da sé.
Un film tutto giocato sullo spettro di una rivoluzione mancata.
Sul tentativo frustrato di evitare il vuoto disperato che ci vuole un gran fegato per riconoscere, ma che inesorabilmente finirà con l’inghiottire nel suo morso April e Frank.
Il morso buio della normalità capace persino di insediarsi tra le mura dei Wheeler.
Capace persino di annientare fino all’ultimo l’aggressiva vitalità di April.
Serrati nel tentativo di operare la loro piccola speciale rivoluzione;
incapaci di guardarsi davvero e scegliere di bastarsi;
Frank e April Wheeler dimorano sul ciglio di un’esistenza a metà.
Sulla strada di quel margine.
La Revolutionary Road.
Costretta a divenire un vicolo cieco.