Ma dove è questa Transnistria?
Esattamente trentacinque anni fa cadeva il muro di Berlino, all’apparenza senza far rumore se non quello delle mazze che cercavano di sbriciolare pezzi di cemento, in realtà collassò su se stesso semplicemente quando le autorità comuniste decisero di aprire i varchi fra est ed ovest, come una pera troppo matura. Le migliaia di tedeschi dell’est che sciamavano felici verso Occidente alla ricerca del primo fast food o anche per respirare semplicemente aria di libertà aprirono il mondo ad un nuovo sogno, qualcuno ingenuamente, parlò di fine della Storia, ma non fu così. Le guerre nella ex Iugoslavia, lo scoppiare di nazionalismi che si credevano seppelliti, il razzismo che tornava prepotente, ci fecero subito capire nel giro di pochissimi anni che la storia non era finita per niente, che prendeva nuove strade, spesso non rassicuranti, ma si stava muovendo. Il vecchio continente è cambiato soprattutto nella sua parte orientale e sono nati nuovi Stati. Tutti democratici come si sperava allora? No, anche lasciando stare la Russia di Putin che non è proprio un modello di democrazia liberale. Ma quanto conosciamo di quella realtà che è a due passi da noi, cosa sappiamo in verità della crisi ucraina? E sapremmo dare un’identità precisa alla Bielorussia, uno Stato profondamente illiberale, ma che confini con le terre della comunità europea. E chi conosce la Transnistria? Sembra un nome da granducato ottocentesco; in realtà è uno Stato fantasma che non è riconosciuto, ma esiste e si è ritagliato un minuscolo spazio, una fettuccia di territorio fra Moldavia e Ucraina, ed è così fantasma che ha un regime autoritario, però le imprese europee ci portano le loro aziende perché non ci sono sindacati ed altre seccature simili. Sono nomi che ci portano subito a cercare qualche atlante aggiornato o a guardare su google maps, a meravigliarsi della proprio ignoranza: ma perché non mi hanno mai detto che da qualche parte esisteva una Transnistria?
E l’Ungheria? Questa sì che si conosce. Chi non è andato o progetta di andare a trascorrere almeno un week-end a Budapest? Se dico invece Viktor Orban e il suo partito il Fidesz il discorso si fa più vago. Eppure questo impeccabile signore è presidente del consiglio, appartiene alla famiglia politica democristiana o popolare europea ed era molto amico di un nostro ex presidente del consiglio (per la serie Dio li fa e poi li accoppia). Ebbene questo signore sta portando avanti una politica razzista nel cuore dell’Europa, una politica antidemocratica verso le minoranze, sta sferrando anche un attacco alla libera circolazione delle idee sulla rete Internet e pochissimi giorni fa ha detto che la democrazia liberale è inutile ed impedisce il libero dispiegarsi dell’altrettanto libero mercato.
Ebbene questo signore fa parte del gruppo popolare al parlamento europeo, dove sta con la Merkel e Berlusconi, che esprime il presidente dell’Unione e riceve cospicui finanziamenti dalla Comunità Europea; ossia finanziamo con soldi nostri un regime che non dovrebbe neanche stare in un’Europa democratica. Insomma la signora Merkel con una mano dà all’amico ungherese, mentre fa la voce grossa con la Grecia, che diamine cosa vogliono questi strani mediterranei in bancarotta.
Questo vuol dire che si stava meglio quando si stava peggio? Per carità, solo il fatto che non esista più la cortina di ferro, che non esistano più regimi comunisti ottusi ed ipocriti ci fa respirare meglio. Però compratevi intanto una carta nuova e guardate dove si trova la Transnistria, così, per evitare sorprese quando sentirete che c’è uno Stato illiberale, a due passi da voi, proprio nella vecchia Europa.