15 minuti di felicità
Portiamo l’orologio dei nostri anni ‘90 al 1992, il 28 Settembre per esattezza, alle ore 20. Sono così preciso perché quello è stato il momento della messa in onda della prima puntata del Karaoke.
Un programma molto ambizioso per quel tempo, le 20:00 era l’ora del telegiornale, era quasi impensabile di proporre qualcosa di alternativo che potesse fare da alternativa. Il programma era poi troppo semplice, quasi banale. Si andava ogni giorno in una piazza diversa, su e giù per l’Italia, si facevano cantare dei concorrenti con le basi registrate e le parole che scorrevano a video e poi una giuria decretava il vincitore. Forse troppo banale, chi lo sa, infatti il programma all’inizio stentò molto, non aveva grandi ascolti, era vicino addirittura alla chiusura anticipata. Il quadro mutò però nelle ultime puntate. Le piazze si cominciarono a riempire di più e gli ascolti a crescere. La rete che lo lanciò, Canale 5, decise di dargli fiducia ancora per un po’. Forse non sapeva che da lì a poco avrebbe visto crescere un vero e proprio fenomeno, un piccolo programma che riuscì a diventare in poco tempo grande, portando con sé la voglia di leggerezza e di sognare di tante persone.
Il Karaoke, infatti, fece epoca. Fiorello, che ne era il conduttore, si consacrò al grande pubblico per la sua spigliatezza e ironia, unite anche ad una buona voce. A pensarci adesso, il programma forse intuì nelle persone un bisogno di evasione, una voglia di sedersi a tavola per cena e non ascoltarsi le brutte notizie dei tg. La politica poi era nel pieno di Tangentopoli e iniziava già a disilludere; insomma c’era bisogno di una boccata d’aria fresca e il Karaoke arrivò al momento giusto.
Come tutti i fenomeni collettivi, soprattutto televisivi, il Karoke visse anni trionfali, ma poi, già a metà anni ’90 (il 1995 fu il suo ultimo anno di messa in onda) rimase come cristallizzato nel passato. Una di quelle cose che usi molto all’inizio, di cui sei quasi innamorato, ma che poi ti viene a noia e metti nell’armadio. Certo: i tempi e le mode sono mutevoli, resiste solo chi cambia e il karaoke era un po’ come una foto di un momento storico-sociale.
Per prendere una citazione cara a questo blog, un certo Andy Warhol qualche anno prima scrisse che nel “futuro ognuno sarà famoso per almeno 15 minuti”. Ecco, penso che il Karaoke sia l’arrivo di questa piccola profezia, cioè la voglia di tante persone di avere un proprio momento di celebrità, di farsi vedere, conoscere, di poter dire “c’ero anch’io”.
E questo spiega anche perché il karaoke è stato un fenomeno, diciamo così, statico, che poi è rimasto chiuso nei suoi anni di messa in onda. Perché il mondo intanto cominciava a cambiare sempre più velocemente, in pochi anni stavano per arrivare i cellulari, Internet e con loro in particolare i social network. Dapprima il timido MySpace e poi subito dopo l’esplosivo Facebook, vero e proprio fenomeno di massa, già dalla fine del decennio successivo.
La realtà, con questi cambiamenti, diventava subito diversa; adesso tutti non solo hanno voglia di essere famosi per 15 minuti, ma vogliono di più, più tempo, senza possibilmente uscire mai di scena.
La luce del riflettore che prima si accendeva per un po’ su una persona per poi passare ad un’altra adesso rimane sempre accesa. 15 minuti nell’era social, delle super comunicazioni, dove ogni notizia si brucia velocemente, sono diventati improvvisamente troppo pochi.
La tendenza degli anni successivi, degli attuali possiamo dire, è “condivido dunque esisto”, “posto dunque sono”. Negli anni del karaoke forse era il contrario: “sono dunque condivido”.
Si guardava più ai contenuti che ai contenitori.
Per fortuna per tutti non è così e non lo è stato allora. Neanche per 15 minuti.