4000 e non dimostrarli
4000 circa uno più uno meno… Ricomincio da questo numero e da un fatto che può apparire marginale, ma che rischia di condizionare il già confuso dibattito politico italiano delle prossime settimane. Si tratta delle primarie del Pd in Liguria. Ora, diciamolo francamente, la questione interessa al massimo gli elettori del Pd ligure, i due contendenti democratici interessano poco o nulla (una soprattutto, certa signora Paita, è sconosciuta oltre La Spezia e l’altro candidato ha avuto in passato una certa fama, Cofferati, da Lerici in giù). E allora perché ne scrivo. Ne scrivoperché ormai da anni siamo ossessionati dal mito delle primarie del Pd, non c’è mese che non si svolga da qualche parte d’Italia una qualche primaria che occupa pagine su pagine dei giornali nostrani, sempe pronti a scrivere colonne d’inchiostro ad ogni starnuto di senatore. All’inizio, penso ai tempi di Prodi, le primarie avevano la freschezza di un nuovo rito partecipativo, ci faceva sentire tutti più moderni, più americani. Poi piano piano la modernità si è stemperata, è diventata abitudine e le primarie sono diventate un modo per sostituire un qualsiasi dibattito dentro il Pd, anche le feste dell’Unità si sono appassite (e nessuno si è chiesto come mai feste dell’Unità senza l’Unità, lasciata chiudere senza rimpianti). Diventando il rituale principale sono diventate ovviamente un boccone politico appetitoso per candidati l’un contro l’altro armato, con scontri durissimi, offese, sberleffi e schiaffi (non sempre metaforici) che poi è difficile riassorbire in nome di una cosiddetta unità (unità di che?). Perché allora parlo di una cosa così noiosa e tutto sommato disutile. Perché questa lotta senza quartiere di primarie incrociate sta destabilizzando un po’ tutti e le sensibilità di chi dovrebbe essere scandalizzato e non lo è. In Liguria infatti sono state denunciate irregolarità e piccoli imbrogli e sono stati annullati senza colpo ferire circa 4.000 voti e riscontrate irregolarità gravi in vari seggi. Ora perché nessun dottore ordina di fare le primarie e sono sbandierate come esercizio di libera partecipazione, ha senso che ci siano questi eventi in questo modo (non è la prma volta che sono denunciati brogli)? No, non ha alcun senso. Che senso ha acquistare voti e tessere, che senso ha far votare esponenti di partiti opposti? Che senso ha iscriversi ad un partito simile, pagare una quota e magari impegnarmi, quando al momento della decisione il mio voto vale quanto quello di un militante di Forza Italia? Negli States delle primarie ottimiste e veltroniane, provate a chiedere se un repubblicano vota per il candidato democratico o viceversa.
Qualcuno dirà: ma cosa me ne importa, tanto non voto Pd. No, riguarda indirettamente un po’ tutti perché quando il candidato Cofferati ha denunciato, da tempo, la cosa (anche prima delle primarie), si è scaricato su di lui un livore cieco che non conosce repliche né ragionamenti. Cofferati vecchio bacucco, fallito, rottamato, ecc. ecc.: ora a uno può non piacere Cofferati (ed anch’io ricordo con delusione quando sembrava avere la sinistra in mano e invece andò a fare il “podestà” di Bologna, poi il “mammo” con molta retorica), ma questo non sposta di un centimetro la questione: piccoli imbrogli, voti e tessere comprate (Roma docet!), avversari che inquinano il voto perché tanto siamo tutti uguali. Ecco questo è il degrado che nessuna dichiarazione ipocrita riesce a cancellare, né le offese gratuite. E poi lamentiamoci se in Emilia vota il 38 % degli elettori, anche perché, parliamoci chiaro, come si fa a votare un candidato che dice di essere di sinistra e ottiene voti dalla destra? I casi sono due: o la candidata non è di sinistra o quelli di destra che votano sono in cuor loro pericolosi “comunisti” schizofrenici. Ecco in tutta questo clima di condivisione (di che?), in cui tutti i gatti sono grigi, a me piacerebbe dire “con te non condivido nulla se non il buongiorno e la buonasera”.
TIZIANO ARRIGONI