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1991 l’anno del rock!

1991 l’anno del rock!

Anni ‘90 anni di mega raduni e di grandi album rock. C’è stato un periodo tra la fine degli anni ‘80 e la prima metà dei novanta in cui si sono concentrati molti degli album che poi sono diventai delle vere icone rock, simboli per gli artisti e le generazioni successive. Qualche esempio? Il Black Album dei Metallica, uscito a metà 1991, Blood Sugar Sex Magic dei Red Hot Chili Peppers nel settembre 1991, oppure Nevermind dei Nirvana, sempre 1991, o ancora Dangerous di Michael Jackson stesso anno. Sono più che semplici indizi. Certo non fu tutto concentrato qui, ma davvero fa una certa impressione rileggere questi titoli, quasi trema la voce a ripensare a quelle canzoni, a quelle uscite, che, passate nella promozione confusa di quei giorni senza internet, in realtà nascondevano dentro di sé il seme della immortalità.

È da qui che voglio partire, anzi ripartire, con questo blog che si nutre di avvenimenti anni ’90 per fare un piccolo viaggio all’indietro nel tempo. Per riprendere il titolo di libro famoso di Mario Capanna, potrei dire “formidabile quell’anno!”

Certo non fu un caso ma c’è una spiegazione a questa concentrazione così elevata di talenti. Credo che sia soprattutto la palestra degli anni ‘80 ad aver fatto la differenza. In quel periodo molti artisti e gruppi musicali sono potuti nascere e esprimersi, farsi la loro gavetta silenziosa e maturare. Il lavoro fatto negli ‘80 ha dato poi i suoi frutti nel decennio successivo anche perché la realtà di quel tempo era molto meno fluida di oggi. Come detto non c’era ancora Internet e con essa gli mp3. Le tendenze musicali le dettavano le radio e comprarsi un cd era ancora un’azione moderna, in cui riuscivi sempre a portare una tua impronta al mondo esterno. Diciamo che c’era ancora una sana lentezza nello svolgimento delle cose. E questo ha giovato a chi si dava da fare per emergere. Era necessario lavorare ancora più duramente per presentarsi al grande pubblico con lavori degni di nota. Il panorama certo non era desertico, c’erano mostri sacri che dominavano le scene e forse grazie anche a questo non si avevano molte occasione da sfruttare a dovere.

In questo inizio di anni ‘90 ci furono due mega fatti che segnarono molto i tempi. Il primo fu un evento positivo, come detto l’uscita di Nevermind, il secondo album dei Nirvana, che fu più di un semplice album nuovo. Fu una scossa elettrica nel panorama esistente di artisti e stili musicali. Nasceva infatti un nuovo movimento, il grunge, quasi uno stile di vita, e con lui un nuovo disagio nel guardare il mondo e la vita che era quello espresso dal tormentato Kurt Cobain.

L’altro fatto fu invece negativo. La morte di Freddy Mercury nel settembre 1991. Un artista carismatico, guida di un gruppo unico. La sua morte consacrò un personaggio straordinario, eccentrico e geniale che incarnava tutti i Queen che poi, da quel momento, a parte le celebrazioni, di fatto si sono fermati. Una morte che aprì gli occhi al mondo sulla tragedia dell’AIDS e che, pur nella drammaticità della cosa, fermò come in una foto un artista che certo non avrebbe voluto arrivare alla vecchiaia in un ospizio.

Il 1991 è stato un treno di emozioni diverse, dalle lacrime allo stupore, dalla rabbia alla consapevolezza di una età diversa. Se salivi su questo treno non lo facevi per caso. Avevi accanto dei compagni di viaggio che sapevano distinguere un tarocco da un artista vero. Chissà come sarebbe stata oggi, a 20 anni di distanza, magari nel 2011, un’altra partenza così, nel panorama della musica, come il 1991.

Un altro Michael Jackson che, nel presentare Dangerous al mondo, faceva dire dal tipo del suo staff che da ora in poi chi si rivolgeva a lui avrebbe dovuto chiamarlo non più Michael, ma “semplicemente” il re del pop.

In tempi di spoiler forse oggi avrebbe fatto fatica a bloccare le copie pirata del nuovo album, uscite prima della conferenza stampa di presentazione. Oppure sarebbe comparso un hashtag su twitter per scherzare con il nuovo soprannome.

Non so ma ho come l’impressione che il talento non sia stato passato a dovere, che oggi già all’album di esordio si pensi subito di poter guardare il mondo dall’alto in basso. Non è così per tutti ma è l’inganno che la vita più frenetica e “sociale” di questi anni ti può dare.

Quanti mi piace avrebbe oggi Use Your Illusion dei Guns N’ Roses, anch’esso 1991?! Sicuramente meno delle copie vendute, che lo hanno fatto rimanere più di 100 settimane nella classifica della rivista americana Billboard.

Decennio lento contro decennio liquido. 1991 contro 2011, confronto improponibile, forse. Stili e tempi diverse, armi impari. Un po’ di Internet avrebbe fatto comodo a questi album memorabili e forse maggiore “lentezza” avrebbe fatto maturare di più il talento degli artisti del terzo millennio.

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