Il lato chiaro dei social network
Partiamo subito con un chiarimento:
Perché “Lato chiaro”?
Siamo abituati a sentire sempre “il lato oscuro” di questo e quello, sempre a sottolinearne la negatività, la possibile pericolosità.
Oggi invece voglio parlare della parte positiva dei social network.
Alzi la mano chi ha visto una di quelle immagini minacciose intrisa di persone che guardano lo smartphone in metropolitana.
(Data l’impossibilità di vedervi e contarvi causata dal contesto nel quale ci troviamo, farò finta che dall’altra parte del mio schermo ci sia una marea di manine alzate)
E sicuramente non vi dico niente di nuovo se cito quei discorsi tipicamente adulti di chi, per uscire con gli amici, andava “sotto casa a suonare il campanello invece di mandargli un sms”.
Social network, questo demone moderno e tecnologico – chissà perché quando c’è di mezzo la tecnologia c’è sempre qualcuno a cui girano le palle – che ci attanaglia e ci rinchiude in un angolo buio dell’esistenza umana.
O forse no?
Possibile che questi brutti e cattivi social network portino solo sciagure e maledizioni?
Analizziamo un po’ di cose.
Partiamo da cose abbastanza serie: il lavoro.
Siamo abituati a pensare che l’operaio faccia un vero lavoro e il tizio al pc sia solo un perdigiorno, uno scansafatiche, un’incompetente.
Prendiamo un sito piccolo, a caso: Facebook.
Facebook vanta 1,55 MILIARDI di utenti attivi ogni mese, di cui il 65% attivo ogni giorno.
Numeri enormi, provate voi a immaginarvi 1,55 miliardi di persone tutte nello stesso luogo. Non ci si fa.
Ed ecco che da grandi numeri derivano grandi responsabilità: pensiamo un attimo a quanta gente lavora dietro le quinte, lontane dalla fama mondiale e dai click degli utenti ignari di ciò.
Non ho numeri a portata di mano, mi piace lavorare d’immaginazione, rende il tutto più magico.
Facciamo esempi spiccioli, così da comprendere abbastanza bene quanto lavoro c’è dietro al business dei social network: ogni volta che carichiamo una foto su facebook, essa viene immagazzinata in un server.
Immaginatevi ora quanti server servano per immagazzinare le foto di 1,55 miliardi di persone.
Qualcuno dovrà aver pianificato tutta la situazione, dubito che siano una manciata di hard disks collegati tra di loro con nastro adesivo e fascette.
Qualcuno li pensa, poi ci sarà qualcuno che quei server li farà diventare una roba reale.
Poi ci sarà qualcuno che dovrà mantenere questi server vivi e vegeti per far sì che la preziosa foto sfocata del nostro pranzo non vada persa per sempre.
Ci sarà qualcuno che controlla che la roba presente in quei server non sia roba birichina (ad es.: materiale pedopornografico, per dirne una leggera).
Finiamo qui questa lista – abbiamo tutti qualcosa da fare, bevvero? – e rapportiamola all’incredibile numero di utenti (1,55 miliardi , tanto per ricordarlo) presenti sul sito.
Capite bene che c’è tanta, tanta, TANTA gente che lavora per far sì che un sito funzioni.
Questa gente viene pagata – si spera – e quella paga viene usata per far girare l’economia.
E se ci si pensa bene non è tanto una stronzata.
Ma dopo aver parlato del lavoro dei social network, voglio parlare del lato sociale dei social network.
E voglio farlo pensando ad un esempio che ho sentito fare in passato e che mi ha sempre colpito, sarò strano io…
Tutti prima o poi abbiamo a che fare con l’amore e la vita di coppia.
Avete presente quindi quell’immensa quantità di palle che bisogna avere per rivelare i propri sentimenti ad una persona, con la paura matta di sentire un rifiuto raggiungere le nostre orecchie.
Non so voi, ma io ho sentito tanta gente dire che “una volta ci volevano le palle per trovare la ragazza, ora tutti si conoscono sui social network” – perché, come il buon vecchio maschilismo ci ricorda, le donne sono solo un articolo del supermercato per soli uomini.
Questa cosa un po’ mi ha sempre fatto incazzare e per un motivo abbastanza personale:
Io sono sempre stato abbastanza timido in passato, timido e insicuro.
Capite bene quindi che, per uno come me, affrontare quel genere di conversazione era una cosa molto più che impossibile.
Se ci fossero stati i social network ad aiutarmi probabilmente sarei stato timido sì, ma non così insicuro: dal social network sarei lentamente passato al mondo reale, dissolvendo così l’insicurezza e la timidezza, evitando così le porte in faccia e le delusioni.
Non sto dicendo che l’amore si trova meglio sui social network, dico solo che la prossima volta in cui dite “l’amore non si trova su Facebook” pensate che davanti a quello schermo potrebbe esserci una persona insicura che grazie all’aiuto dei social network potrebbe conoscere un amico caro o la sua anima gemella.
PS: Se poi non esce di casa perché ha internet chiamate uno psicologo, sennò finisce su “extreme makeover: diet edition”.