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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Una specie meravigliosa di nome “Lupo”

Una specie meravigliosa di nome “Lupo”

Una specie meravigliosa di nome “Lupo”

Il Lupo, un magnifico e fiero predatore al vertice della catena alimentare dei nostri boschi e delle nostre montagne. Una specie importante a livello ecologico poiché con la sua presenza controlla le popolazioni di ungulati (cinghiali, caprioli, daini, mufloni ecc.) sul nostro territorio, limitando anche la diffusione di malattie fra di essi scegliendo spesso, tra le sue prede, esemplari malati e deboli.

Il Lupo è un canide che vive in branchi familiari, composti da un massimo di 7-8 individui (in Italia) tutti imparentanti tra loro; la coppia riproduttiva ha il compito di guidare la caccia (rigorosamente di gruppo) e proteggere la famiglia. Il Lupo è una specie nomade che segue lo spostamento delle prede sul territorio ed è in grado di fare centinaia e centinaia di chilometri in un singolo spostamento, rimane in un luogo per un lasso di tempo più grande durante la crescita dei cuccioli.

Grey wolf (Canis lupus) lying in snow, Tver Oblast, Russia, March 2008

Nel corso della sua storia in Italia, il Lupo ha subito varie vicissitudini: fino agli anni ’70 questa specie era praticamente scomparsa dal territorio italiano a causa del difficile rapporto con l’uomo; successivamente, proprio per il ruolo fondamentale che questa specie ha su un ecosistema e sulla biodiversità, già dal 1970 il Parco Nazionale d’Abruzzo insieme all’allora giovane WWF Italia promosse l’Operazione San Francesco che consisteva nella creazione di corridoi ecologici tra riserve naturali e parchi, in più quel periodo concise in una serie di ripopolamenti di ungulati a scopo venatorio che aiutarono e non poco l’operazione.

In seguito seguirono eventi di grande rilievo e positività per il ritorno del Lupo in Italia: fu nel 1973 che in un piccolo e semisconosciuto paesino montano dell’Abruzzo il Parco creò un Centro di Visita dedicato al Lupo appenninico con annessa Area Faunistica, senza costruire nulla ma ristrutturando una vecchia stalla e affittando i terreni circostanti. E così attrasse immediatamente flussi di visitatori, naturalisti e curiosi, perchè nessuno sapeva davvero, all’epoca, come fosse fatto un lupo, nè lo aveva mai fotografato da vicino: e ben pochi erano consapevoli di quale fosse la vita di un branco del carnivoro tanto temuto. L’unica fonte di informazione, infatti, erano allora le iperboliche copertine della Domenica del Corriere, raffiguranti spietati attacchi ai poveri viandanti da parte di interminabili branchi di famelici lupi completamente neri.

foto di http://www.parks.it/tmpFoto/13773_136_PRANT.jpeg

Al tempo stesso, giungeva in Europa lo studioso canadese Douglas Pimlott, in missione speciale di riabilitazione del lupo per incarico dell’UICN (Unione Mondiale per la Natura). La sua tappa in Italia fu proprio nel Parco d’Abruzzo, con un memorabile incontro affollato di esperti e giornalisti, aperto con registrazioni di ululati e concluso con la proiezione dello splendido film “Morte di una leggenda”. Che faceva giustizia delle storie sul lupo cattivo, incantava con gli scenari del Grande Nord ancora selvaggio, commuoveva con le riprese di mamma lupa e dei suoi cuccioli. Proiettato poi dal nascente Gruppo Lupo in ogni parte d’Italia, applaudito da migliaia di persone di ogni età ed estrazione culturale, avrebbe avuto un effetto straordinario sull’opinione pubblica italiana.

Una delle operazioni più riuscite nel campo della conservazione della natura stava riuscendo, il Lupo stava tornando in Italia tant’è che Parco Nazionale d’Abruzzo e WWF decisero di promuovere una ricerca sul Lupo appenninico chiamando in Italia alcuni dei maggiori esperti e studiosi come lo statunitense David Mech e lo svedese Erik Zimen che formarono un gruppo di giovani operatori italiani. Venne, così, condotta la prima indagine radiotelemetrica in Italia (una delle primissime in Europa) seguendo 3 lupi radiocollarati a distanza.

Sempre nel 1973 il Ministero dell’Agricoltura e Foreste emanò il primo decreto a scadenza triennale per la protezione del Lupo in Italia che poi divenne definitivo dal 1976. La reazione dei nemici del Lupo, però, non si fece attendere e iniziarono a girare le prime voci di lanci dagli elicotteri di Lupi provenienti dalla Siberia: una leggenda metropolitana falsa, ovviamente, ma dura a morire.

foto di http://www.simbruini.it/fotoparco/Branco.lupi-800.jpg

Mentre l’Operazione San Francesco si prodigava in conferenze, proiezioni e manifestazioni in difesa del predatore, risvegliando una pubblica opinione distratta e sonnolenta, il Lupo appenninico si consolidava nel Mezzogiorno d’Italia: e dall’Appennino Centrale iniziava la sua tenace risalita verso Nord, raggiungendo nel 1987 le Alpi Marittime e finalmente valicando la frontiera con la Francia. “Bonne nouvelle, le loup revient!” titolava un ampio servizio del più autorevole settimanale francese, L’Express: buone nuove, il lupo ritorna… Eh sì, perchè un animale estinto da decenni, che torna a stabilirsi tra le montagne prospicienti la Costa Azzurra, non è una notizia da poco. Significa davvero che si tratta di valli, foreste e alte praterie di qualità ecologica eccezionale, vuol dire che anche quando la natura sembra agonizzante può sempre riprendersi.

La sua corsa alla riconquista degli antichi territori non trovò ostacoli, riuscendo a superare – magari dopo ripetuti tentativi – autostrade e fiumi, zone abitate e lande desolate.  Così il lupo, dopo mezzo secolo e oltre, si è di nuovo stabilito al Gargano e in Aspromonte, nei Monti della Tolfa e in Maremma, e poi via via lungo la catena alpina, da Occidente a Oriente, sconfinando in Svizzera e trovando di proprio gradimento anche il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, dove sono stati già registrati i primi avvistamenti e certo l’ambiente appare per molti aspetti ideale.

Ma è proprio nelle Alpi Orientali che si delinea un fatto nuovo e inatteso: perchè secondo attendibili segnalazioni qui sarebbero in arrivo anche i lupi provenienti da Est, appartenenti quindi alla forma nordica europea, che presenta molte caratteristiche diverse, è più chiara e robusta, ha pelo più folto.

Oggi il Lupo è ben distribuito in tutto il territorio italiano e preda prevalentemente ungulati selvatici come caprioli, daini, cinghiali, mufloni e cervi seguendone gli spostamenti. Tuttavia il suo rapporto con l’uomo è rimasto difficile, soprattutto per attacchi a greggi e bestiame non sufficientemente custodito e che generano per il Lupo una preda facile e ovviamente sfruttabile: laddove, però, si sono attestate buone custodie del bestiame, con recinti a norma, cani da pastore (pastore maremmano abruzzese) e quant’altro non sono stati registrati attacchi significativi alle greggi o al bestiame ed, inoltre, benché qualche escursionista che va per boschi lo tema, non sono mai stati registrati attacchi all’uomo negli ultimi due secoli, anzi è molto difficile da avvistare.

foto di http://www.beppegrillo.it/immagini/immagini/lupooo.jpg

Oltre al problema con l’uomo, da sempre esistito, il principale ostacolo che il Lupo sta incontrando è l’ibridazione (fenomeno che più o meno è sempre esistito): negli ultimi 20/30 anni, però,  il numero di cani randagi è aumentato, soprattutto nel Mezzogiorno italiano, favorendo così l’incrocio tra Lupo e Cane formando quindi degli ibridi. Dal punto di vista comportamentale cambia poco, visto che gli ibridi acquisiscono le esperienze ed i comportamenti del branco in cui sono nati, ma dal punto di vista genetico e di specie il rischio è che il Lupo perda la sua identità di specie presente ed evoluta da milioni di anni; pertanto la sfida più grande della conservazione sarà quella di preservare la specie Canis lupus da questo rischio.

 

Per rendervi conto di quanto si spostino questi animali e quanto camminino vi suggeriamo di leggere il volumetto “Un Posto per Ligabue”, che narra di una storia vera su un Lupo di nome “Ligabue”. La storia riguarda un Lupo, M15, che fu recuperato ferito da un’auto in Emilia nel 2004 ed in seguito dotato di radiocollare; di esso sono stati seguiti tutti gli spostamenti fino alle Alpi Marittime nei pressi di Entracque, un paesino che ospita un’area faunistica, chiamata “Uomini e Lupi”, che si occupa della conservazione e della salvaguardia del Lupo.
Questa una breve anticipazione: “Ligabue è un lupo incompreso che sogna una vita avventurosa e che decide un bel giorno di partire per un lungo viaggio alla ricerca di un posto tutto suo. Lo seguono tre piccoli amici che gli rimangono accanto in tutte le sue peripezie, fino a quando Ligabue, non trova finalmente un posto, quel posto… in cui riposarsi un po’.”

Francesco Giusti

Francesco Giusti

Laureato in Scienze Naturali e Guida Ambientale Escursionistica, si occupa di natura per WIP, per la quale conduce "Pianeta Terra", un programma che ne illustra problematiche e curiosità, con lo scopo di dare il suo piccolo contributo nella sensibilizzazione e nella conservazione. Appassionato di calcio e con fede juventina, segue la trasmissione sulla Serie A "Palla a 2".

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