Vorrei scrivere di casa mia e per farlo, ricorderò il giorno in cui, dovendo raccontare l’Umbria in un articolo, parlai di una natura senza criterio: pendenze selvatiche a ridosso di campi di girasoli.
La bellezza di casa mia è nota nel mondo e per quanto mi riguarda, potrebbe essere l’equivalente “geomorfologico” di una sinfonia di Mozart, linee di alberi tra colore e colore, che qua e là piegano dove inizia un bosco, dove si perde un sentiero. L’Umbria ha un’anima selvatica e in più ha la dolcezza dell’orizzonte nella zona lacustre, ha la durezza degli Appennini nella parte orientale, ha la musica delle sue colline, delle sue vigne, dei casolari persi tra i boschi, dei suoi giardini. Potrei andare avanti per pagine e pagine e
Il territorio umbro è variegato quanto i dialetti che si parlano: a nord si avvicinano a quelli emiliani, al centro ricordano i toscani e nella fascia meridionale sono più vicini a quelli laziali, marchigiani e abruzzesi. Il mio docente di linguistica italiana ci diceva spesso che i dialetti sono una risorsa che va perdendosi, decennio dopo decennio. Regalano spaccati di un tempo che non c’è più, raccontano storie e tradizioni e funzionano meglio di un navigatore satellitare. Per me, ad esempio, i dialetti sono come i profumi: si legano ai posti seguendo l’istinto.
Che l’Umbria viva principalmente di turismo, si sa. Che ad attrarre il turismo siano tradizioni, religione, storia, arte e natura è cosa ancor più nota, ma in qualche modo il terremoto è riuscito ad arrivare persino dove non è stato percepito e cioè, in
Ho cominciato a scrivere dicendo che il desiderio era parlare di casa mia, ma ripensandoci, non era necessario. Casa mia, bene o male, la conoscono tutti. Ciò che non è noto, è il danno di riflesso che sta subendo. Dal canto mio, se avessi i mezzi e le possibilità, prolungherei di un’ora buona gli spot promozionali girati nelle ultime settimane; se potessi, ne farei un film, tanto in questi casi la sensazione è sempre che il tempo non basti e che le parole abbiano un ruolo relativo: in questi casi sono molto più utili le immagini.
Foto di Alessia Ravanelli.