Bonobo – Migration
[Data di uscita: 13 gennaio 2017 – Label Ninja Tune ]
Il sesto album di Bonobo, al secolo Simon Green, rappresenta il ritorno dell’artista dopo tre anni di silenzio dopo The North Borders del 2013, dal quale si discosta per maggiore energia.
“In questo album” afferma “vengono sviluppati la mia personale idea di identità e il tema della migrazione. La casa è dove sei in quel momento o è il luogo da cui provieni, quando continui a spostarti? ”
Green descrive l’album come uno studio di persone e di luoghi e aggiunge: “E’interessante il modo in cui una persona riesca ad assorbire l’influenza di una parte del mondo e, spostandosi, riesca a influenzare un’altra parte del mondo. Con il tempo, l’identità dei luoghi si evolve.”
“My own personal idea of identity has played into this record and the theme of migration. Is home where you are or where you are from, when you move around?”
“It’s interesting how one person will take an influence from one part of the world and move with that influence and affect another part of the world. Over time, the identities of places evolve.”
A differenza dei primi album di Bonobo, piuttosto fumosi e indistinti, Migration rappresenta il suo lavoro più sofisticato: Green si è disfatto di fiacche e tiepide dinamiche e con le nuove tracce porta l’ascoltatore in un viaggio che in parte ricrea le atmosfere di Burial e in parte di Rival Consoles.
Il modo in cui le canzoni si sviluppano ci riporta anche a suggestioni riferibili a Four Tet nelle sue espressioni più delicate; questi non sono riferimenti dai quali Bonobo attinge tipicamente e ciò mostra un artista sempre alla ricerca di nuove idee.
Non mancano, come nei precedenti album, le collaborazioni con vocalists, capaci di spingere verso una linea più “pop” le idee di Simon Green: nel passato i risultati in tal senso sono stati altalenanti, ma questa volta hanno trovato una prospettiva più congeniale. “Break Apart”, che vede la collaborazione di Milosh dei Rhye, con il suo sampling di arpa ne è uno squisito esempio; “Surface”, cantata da Nicole Miglis, è ancora più esemplificativa, così come “No Reason” con Nick Murphy (Chet Faker) alla voce.
Curiosamente, in alcuni brani sono presenti anche registrazioni ambientali, tra cui “un ascensore nell’aeroporto di Hong Kong, la pioggia di Seattle, un’asciugabiancheria ad Atlanta e la ventola del motore di una barca a New Orleans”.
“Migration” è un disco che riesce ad attrarre allo stesso tempo i fan di musica elettronica così come un pubblico più variegato: riscrive la downtempo come un genere dal maggior potenziale rispetto a ciò che si era visto finora.