Il dibattito delle presidenziali francesi è stato sconvolto da l’ennesimo attentato su Parigi che rischia di modificare il primo risultato elettorale.
I partiti tradizionali sono in crisi, superati da movimenti e dagli estremisti. Le presidenziali francesi potranno condizionare il fututo politico dell’Europa.
Alla vigilia delle presidenziali francesi lo scenario è sempre più incerto e frastagliato. Elezioni che hanno assunto un’importanza rilevante (ma ora mai quasi tutti i paesi occidentali che vanno al voto sembrano avere questa caratteristica, poiché ogni volta si ripete lo scontro europeisti-antieuropeisti antisistema) per il fatto che la candidata del Front National da sondaggi e sentiment sembra la favorita quantomeno ad arrivare prima al primo turno.
Alcune cose sicure: la sinistra classica si è condannata all’irrilevanza. Il partito socialista a causa dell’impopolare governno Hollande-Valls ha dilapidato molto consenso perdendo larga parte dell’elettorato storico, tanto che si preveda arrivi in quinta o sesta posizione. Il crollo dei socialisti è dovuto anche alla candidatura di Macron, ex ministro socialista che ha fondato il neonato movimento centrista (en marche!) e che è diventato per molti l’unico in grado di sconfiggere la Le Pen, attirando su di se molti consensi di importati dirigenti socialisti che dietro il voto utile hanno abbandonato il candidato ufficiale Hamon (fra cui anche Valls suo competitor sconfitto alle primarie). In controtendenza cresce invece la sinistra massimalista di Melenchon che approfitta della disgregazione dei socialisti e della facoltà di riuscire ad affrontare argomenti che parlano alla stessa platea elettorale dei populisti e della Le Pen. Rimane Macron che resta favorito sia domani, ma sopratutto al ballottaggio, leader di un movimento centrista liberale con qualche influenza a sinistra, più adatto a catalizzare il consenso al ballottaggio di Maggio.
La destra sembra la favorita. Il front National fa il pieno di voti fra operai, periferie e giovani, tutto l’elettorato classico più colpito dalla crisi che si è sentito abbandonato dai socialisti. Il recentissimo attentato parigino sembra avergli dato la spita finale per primeggire al primo turno facendo tornare in primo piano gli argomenti forti della Le Pen, immigrazione, sicurezza sociale, nazionalismo. A destra rimangono i repubblicani partiti favoriti dopo la vittoria di Fillon, ma ridimensionati dagli scandali che hanno seguito il leader stesso, si contendono comunque il podio e risulteranno fondamentali nella vera scelta al ballottaggio, non sarebbe nemmeno clamoroso un loro sorpasso su Macron tanto da ripetere lo scenario dei primi anni duemila dove la presidenza alla fine se la contesero destra ed estrema destra (l’attentato di Parigi da questo punto di vista gli ha rafforzati).
Alcuni cose certe: sicuramente al ballottaggio ci sarà la Le Pen, che si troverà a sfidare o la destra classica o il centrista Macron, la sinistra seppur continua ad avere larga parte di consenso, ma frastagliato, è fuori dai giochi. L’attentato di Parigi condizionerà le due settimane di campagna elettorale che attendonoi francesi, ma al ballottaggio sarà più forte il sentimento anti Front National, quindi probabilmente il prossimo presidente francese srà Macron o Fillon, ma nulla è più certo come insegna Trump, il mondo è cambiato, e forse darà l’ennesimo segnale di questo cambiamento portando al potere in uno dei paesi più potenti ed importanti al mondo una presidente impensabile fino a poco tempo fa, creando una forte scossa politica e sociale nel sistema democratico occidentale e fra i più fragili palazzi di vetro di Bruxelles.