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Ci pensi mai al fatto che puoi fare un lavoro che oggi non esiste?

un lavoro che non esiste

un lavoro che non esiste

Rifaccio la domanda: qualunque età tu abbia ci pensi mai al fatto che puoi fare un lavoro che oggi non esiste?

Questa riflessione me l’hanno suggerita i fatti della vita:

Rudy Bandiera ci ha fatto un video interessante ma ciò che davvero mi ha stupita  è che anche  io faccio un lavoro che anche solo 2 anni fa non facevo.

C’è chi è spaventato e chi è entusiasta.

C’è chi ha paura perché il cambiamento è veloce e non riesce a capire “che tipo di lavoro farà”.

C’è chi sorride perché apre gli occhi ogni giorno e mette il naso fuori casa per cogliere l’occasione.

Tuttavia, quando parliamo di lavori che non esistono ancora, e cerchiamo di farci un’idea di quanto sta succedendo continuano a venirci in mente esempi distanti dalla nostra esperienza quotidiana.

Ci diciamo anche che sono sparite le dattilografe, gli arrotini, i fattorini: i lavori di nicchia.
E invece no!

Stanno sparendo i “lavori della porta accanto”: quelli che, fino a un momento prima che non ci siano più, appaiono utili e normali. 

Voglio allora dare la mia visione soprattutto ai ragazzi che non possiamo lasciare soli ad affrontare questo passaggio culturale.

Esperienza, creatività e relazione sono le chiavi dei lavori prossimi venturi, dice il futurologo Ross Dawson intervistato da Vice, e cita, per esempio, la progettazione di interfacce emozionali.

Il ragionamento non fa una piega: i lavori del futuro chiedano di integrare creatività e un sofisticato intreccio di competenze tecniche e relazionali.

Tra l’altro: la creatività vada da subito valorizzata (e retribuita) anche in funzione della sua centralità occupazionale.
Però non riesco a convincermi che l’amplissima schiera delle persone normali, per il semplice fatto di essere più scolarizzata delle generazioni precedenti possa trasformarsi in un esercito di fenomeni tecno-creativi.

In altre parole: crediamo davvero che tutte le persone che negli anni Settanta avrebbero fatto il fattorino, o la dattilografa negli anni Ottanta, o l’agente di viaggio o il cassiere o il libraio fino a ieri, domani siano pronte, disposte a (e capaci di) fare il nano-chirurgo o il designer di interfacce emozionali (o, magari, il futurologo: altro mestiere che probabilmente continuerà a sopravvivere)?

#apri la testa e scegli una scuola che ti aiuti ad esprimere le tue potenzialità

ve lo dice chi è stata costretta a frequentare un istituto tecnico che poi ha fatto tutt’altro con il doppio della fatica. Non vuol dire che gli istituti tecnici non vanno bene in generale ma se puoi fatti aiutare nella scelta di una scuola che mette al centro la tua persona e non i tecnicismi, quelli cambiano ogni 6 mesi 😉

#non avere paura di sbagliare

se fallisci l’importante  è che impari e che ti rimetti in pista. Sbagliare  è umano dicevano.

#formati con costanza

ci sono tanti strumenti che ti aiutano a studiare. strumenti on line e master specifici. Alterna la formazione autonoma a quella in aula per poterti  confrontare e attivare nuove relazioni.

#lo strumento digitale è un aiuto non ti sostituisce

qualunque strumento digitale tu decida di adottare cavalcalo ma non subirlo. Mi spiego meglio: deve essere un aiuto, ti deve automatizzare alcune attività ripetitive. Deve essere un sostegno non deve offuscarti la mente.

#prepara la tua testa a gestire il cambiamento

il cambiamento è inevitabile. Allenati a renderlo parte della tua vita. Questo ti permetterà di essere reattivo e intraprendente per vedere dietro l’angolo ogni occasione.

#sfrutta il tempo che hai a disposizione per pensare e soddisfare bisogni di nicchia

La nicchia è la nostra salvezza.

 

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