QUANDO C’ERA LUI…
Quando a Monaco entri nel Centro di Documentazione sul Nazismo ti accorgi quanta strada hanno fatto i tedeschi: ingresso gratuito, audioguida in varie lingue, spiegazioni chiare su cosa è stato un fenomeno politico che ha portato la Germania e l’Europa verso la distruzione . Ecco, signori miei, questo è stato, questo è quello che, auspicabilmente, vogliamo che non si ripeta anche sotto forme politiche nuove. Sappiamo che questo non serve a vaccinare definitivamente la Germania da movimenti razzisti e neonazisti, ma c’è la certezza che nessuno , sano di mente, possa inneggiare pubblicamente al “quando c’era lui”. Per la serie, abbiamo già dato con gli interessi.
In Italia mai visto nulla di simile, eppure il fascismo è durato oltre venti anni, ventidue con lo strascico di Salò, ha dato il nome a un fenomeno che abbiamo esportato nelle lingue di tutto il mondo (insieme a mafia, spaghetti, pizza). Da decenni stanno discutendo se a Predappio, terra natale di Mussolini e bazar di souvenir col fascio littorio e vini del Duce e saluti romani , si possa fare un museo che narri il fascismo almeno come un qualunque centro di documentazione tedesco. Niente da fare, la memoria resta relegata in austeri istituti storici e nei centri di ricerca.
Perchè dico questo , perchè da anni ormai assistiamo a una banalizzazione della dittatura fascista , all’immagine di nonno Benito che in fondo faceva arrivare i treni in orario. Quando c’era lui…. si insomma.
Ed ecco che soprattutto in questi anni di crisi e di noncuranza il vecchio caro fascismo , il romanzo biografico degli italiani, sembra ritornare , assume un’aria di normalità, riassumibile nel motto “non sono razzista, ma….”.
Un fiume carsico che riemerge nelle curve degli stadi (vedi Verona) con tranquilla esposizione della bandiera con la svastica e inni a Hitler ; con le offese da parte di un deputato di destra ad un altro deputato piddino reo di avere presentato, a torto o a ragione, una legge sulla propaganda fascista e colpito in quanto ebreo (con commenti che sul web sottolineano questa caratteristica dicendo che “non mi laverei col sapone fatto col deputato tale” ,firmato con foto); con liste chiaramente fasciste (si, proprio con l’effigie del fascio littorio ) che si presentano alle elezioni comunali; con consiglieri comunali e assessori che si dichiarano “fascisti del XXI secolo” e antisemiti; con un sindaco in carica con tanto di fascia tricolore che dice “Stato di merda il fascismo tornerà”. Ecco, credo , sarò ingenuo, che se in Germania un sindaco avesse detto questo con la variante il nazismo tornerà, sarebbe stato gentilmente cacciato a calci nel sedere in ventiquattro ore, non fosse altro per la definizione di Stato al quale lui ha giurato rispetto e che rappresenta.
In fondo aveva ragione Giorgio Bocca, il fascismo non è mai stato una parentesi, è sempre stato nell’animo degli italiani con le sue commedie e le sue tragedie , sempre pronti ad accogliere chi mostrava il bastone e la carota. Come l’asino.