7 aspetti di Dublino che dovete conoscere
Eccolo qui, per soddisfare la necessità di milioni di utenti, oggi vi racconto in pillole degli aspetti di Dublino, una delle città più note e stereotipate d’Europa, ed alcuni dei motivi per cui la amo e la odio.
La vecchia Baile Átha Cliath, nome irlandese della città di Dublino, è da sempre meta di turisti di tutto il mondo e deve la sua fama a stereotipi capisaldi incrollabili che identificano l’Irlanda intera con la birra stout Guinness, le band folk che si esibiscono nei locali e i richiami più o meno farlocchi alla cultura celtica.
In realtà Dublino, città che mi tollera da circa un anno e mezzo, è sicuramente questo e non fa niente per non esserlo, ma c’è dell’altro.
Quindi cari figli del Belpaese sbarcati da un aereo di una compagnia lowcost gialloblù, che siate arrivati a Dublino per trascorrere un weekend alcolico di cui conserverete solo ricordi confusi, foto imbarazzanti e scatole semivuote di analgesici o che, come il sottoscritto, siate sbarcati nella capitale dei folletti con due valigie messe male e la necessità di lavorare, ci sono due (7) cosette che dovreste sapere su DOBLEN.
La lingua inglese
Sì, vi renderete conto di non sapere l’inglese.
Uscite dall’aeroporto seguendo i cartelli bilingue inglese e irlandese, e non conoscendo i servizi bus vi affiderete ad un tassista. Errorone, ma mi dilungherò sui trasporti in un secondo momento. Appena chiudete lo sportello, realizzerete che gli anni di scuola British e il C2 che avete allegato al curriculum vi rendono perfettamente abili nel farvi comprendere ma, ahinoi, non capirete una sega nulla di ciò che l’uomo della strada risponderà. Mediamente, l’italiano appena sbarcato pronuncia “eh?” o “Say again?” 42 volte a conversazione nelle prime settimane di permanenza. Provare per credere. Non mollate. Bevete. Aiuta.
Non solo Guinness e leprecauni
Ok. È la patria della Guinness e nessuno fa niente per nasconderlo, anzi. Ma pensare di arrivare a Dublino e trovare solo la famosa birra stout e folletti è un tantino… naive.
Un minimo di cultura birraia è sicuramente gradita da chi vi serve gli alcolici: se in Italia possiamo ordinare una birra chiara/scura, in Irlanda sarebbe opportuno specificare se stiamo cercando una lager, una I.P.A., una stout, oppure dichiarare la marca. Sperimentate, razza di cialtroni, dalle english/irish ale alle tante craft beer che trovate nei pub. Per non parlare dei whiskey! Non vi guardano male se non bevete Guinness. Basta non fissarli negli occhi.
Per quanto riguarda il mondo dei folletti, le tradizioni celtiche, i miti etc, ricordatevi che in fondo siete in una capitale europea, da anni sede di importanti aziende internazionali nell’IT e nel customer service, che riesce tuttavia a mantenere un legame con le superstizioni e le tradizioni, a fine sicuramente commerciale, ma non solo.
Detto ciò un anello Claddagh di bigiotteria al vostro amante dovreste proprio protarglielo, e farglielo indossare correttamente.
Polizia
A Dublino e in generale in Irlanda, la polizia si chiama “Garda”. Sì, come il lago.
Nonostante i numerosi scandali che hanno visto coinvolti gli alti capi del corpo negli ultimi anni, la percezione comune è quella di una corpo amico e utile.
Ricordo ancora degli ignari turisti in Temple Bar, che, cantando l’inno nazionale “Pooo po po po po pooo pooo!” decisero di battere il tempo sulla carrozzeria di quel furgone bianco fermo sul pavè, con l’insegna del panificio “Garda Síochána na hÉireann dal 1922″. Una mezza dozzina di poliziotti uscì inspiegabilmente dal furgone del panaio a ripristinare l’ordine.
Una città, due accenti
Come accennato prima, la barriera linguistica con il supergioviale popolo irlandese, sempre pronto a fare “small talk”, si fa sentire nei contesti di strada.
La particolarità di questa città che contribuisce alla sensazione di non capire una sega… è che, oltre alla miriade di lingue straniere e accenti dati dalla massa di turisti e lavoratori provenienti da mezzo mondo, i Dubliners nativi hanno due accenti principali, molto differenti tra loro. Cosa che butta fuori di testa, se pensiamo alle dimensioni piuttosto ridotte della città.
Il fiume Liffey che scorre in mezzo a Dublino traccia un divisione abbastanza attendibile per “geolocalizzare” le due diverse parlate, e la differenza tra il North side e il South side si gioca tra queste sponde a colpi di accenti. Non c’avrete capito una sega, immagino, quindi vi lascio questo video per farvi un’idea.
La teppa locale: i “Knackers”
Se vivete a Dublino abbastanza a lungo, o frequentate i gruppi social dei residenti a Dublino, vi accorgerete che il termine (storpiato in mille forme quali nekers, kneckers, crackers, nakers… etc.) è decisamente usato e abusato, di solito quando qualcuno viene derubato o danneggiato per strada. Per farla breve, sono definiti knackers i figli di allevatori di cavalli, dediti o associati a episodi di vandalismo, gang banging (no, maialoni, non è quello che pensate), piccoli furti e risse varie. E per farvi capire come viene usata e percepita la parola, possiamo provare a fare un parallelo con l’accezione negativa data al termine “terrone” in Italia. Vai con la shitstorm. Tornerò sopra l’argomento.
Ragazze e look.
Ecco, lo so, vi chiedevate quando si sarebbe parlato di topa. Eccoci qua. CALMA. Innanzitutto vi posso dire che se vi aspettate di arrivare a Dublino e trovare le roscie con gli occhi verdi, avete sbagliato città, dirigetevi lesti verso Galway, nel Connacht.
A Dublino, non so perché, c’è un solo look adottato dalle Dubliners per far serata: capello biondone tinto, carnagione pallida con applicazioni di quattro mani di coppale abbronzante arancione e un cerone color ottone sul volto, che il mio amico make-up artist (o forse no) Davide definì con “Se truccano cor fucile apppompa, porcoddue…”.
Leggenda vuole che questa combinazione, unita al consumo generoso di pinte e brodaglie varie fino camminare, ORRORE, scalze sul pavè bagnato, produca la leggendaria “Orange Girl”, che se malauguratamente finisce nel vostro letto, vi lascerà sulla federa del cuscino una tavolozza di colori che resterà lì, in barba ad ogni candeggio. Per sempre.
Non bevete o il parroco ci rimane male
Aldilà dei facili stereotipi e delle battute, il consumo di alcolici in Irlanda è un fenomeno notevole e le public house (in breve, pub) sono parte integrante della società e della cultura irish. La vendita di alcolici, però subisce delle restrizioni: se vi trovate a Dublino la domenica non potrete comprare alcolici fino alle 12.30, e non vi azzardate a chiedere alcolici durante il Good Friday che chiamano le guardie. Questa accortezza sembra derivare dalla necessità di non far avvinazzare troppo presto i fedeli nel Giorno del Signore e assicurare quindi una maggiore, e sobria, presenza alla messa domenicale ed in genere alle funzioni.
Io volevo sfumare l’arrosto col vino e me l’avete fatto veni’ un troiaio.
Malidetti.