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Presepe e spelacchio

presepe

PRESEPE

“Te piace ‘o presepe?” ripeteva ossessivo Eduardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello” in una lontana e fredda alba napoletana. Quello che era la bonaria tradizione di una volta con tanto di “tu scendi dalle stelle”, oggi è diventata, nel vento tradizionalista che spira sull’Europa, un minaccioso “ti deve piacere il presepe”. E infatti forze di destra di vario genere rivendicano il simbolo di pace e fratellanza come simbolo dell’identità più gretta e provinciale, senza capire che il presepe è un mondo in cui si affaccia l’umanità. La cosa sarebbe meno grave se poi alla fine più che al gesso delle statuine fossero affezionati al valore universale del presepe, che portassero avanti valori solidali. Ed ecco invece che un campione della destra nordica, il sindaco della civilissima città di Como (dove fra l’altro si è verificato recentemente un attacco di naziskin ad un’associazione di volontariato per i migranti) ha emanato un’ordinanza in cui vieta la distribuzione in alcune parti della città di latte caldo e biscotti ai clochards della città da parte delle associazioni di volontariato. Un “aiutiamoli a casa loro” verso persone che una casa vera non ce l’hanno, delle vittime della vita che aspettano solo un gesto buono ed essenziale al tempo stesso. Motivazione profonda: la presenza dei barboni (ma si chiamiamoli così, senza francesismi) disturba lo shopping natalizio.

Verrebbe voglia di dire che l’identità per questo sindaco è solo gesso come quello delle statuine del presepe.

SPELACCHIO

Così un giornalista ha battezzato il povero abete della Val di Fiemme trasportato dalle sue montagne fino a Roma, in piazza Venezia, per abbellire il Natale dei romani. Naturalmente su disposizione del Comune. Ora il povero albero non è arrivato a “mangiare il panettone” ossia è tracollato prima di Natale, fra le ironie dei social. Cosa dire? Dato che abbiamo saputo che fra trasporto e impianto l’operazione Spelacchio è costata circa 50.000 euro, qualche domanda l’amministrazione comunale deve sicuramente farsela. Ma quello che in un paese normale si sarebbe risolto in una pratica amministrativa di rimborso con penale per il danno di immagine ,in Italia è diventata una corrida. Da una parte chi accusava il sindaco Virginia Raggi delle peggiori nefandezze come se avesse piantato lei l’albero con le sue mani, come fosse un geranio sul terrazzo di casa sua (ormai tutto è diventato “colpa della Raggi”), dall’altra i difensori grillini che ormai sono diventati campioni di “benealtrismo” (come ai tempi della guerra fredda, fra democristiani e comunisti), “O Marino? O il Pd? O Renzi?”, quasi a voler trovare una compensazione. O se invece si fosse parlato di 50.000 euro sprecati che non sono certo colpa della Raggi , ma del cui recupero l’amministrazione deve farsi carico? No, tutto in Italia diventa corrida, tifo da stadio, complotto. Anche il povero Spelacchio che noi avremmo voluto vedere ancora svettante sulle Alpi e non divenire legna da ardere in piazza Venezia.

Buon Natale!

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