Partiamo con Einstein
Cosa è la felicità?
Albert Einstein, in cambio di pochi spicci di mancia, in un biglietto scritto a un portantino di un Hotel di Tokyo, scrisse:
«Una vita calma e modesta porta più felicità della ricerca del successo abbinata a una costante irrequietezza».
Visto che da poco quel biglietto, scritto per caso, è stato battuto all’asta per 1.3 milioni di euro, magari è vero.
Verso Albano e Romina
Del resto Albano e Romina cantavano:
«Felicità è mangiare un panino e un bicchiere di vino».
Ammettiamolo, Albano e Romina hanno influenzato qualche decennio italiano (tanto che se Albano si fosse candidato come Presidente del Consiglio forse avrebbe vinto!) e, tutt’ora, se qualcuno pronuncia la parola Felicità, inevitabilmente dentro la nostra testa inizia a girare, incessantemente, tale canzonetta contagiosa che rimarrà in mente per almeno qualche ora (se siamo fortunati, altrimenti ,esistono casi clinici che riportano un loop ossessivo, durato giorni, che potrebbe dover essere curato addirittura farmacologicamente, tanto che la comunità scientifica sembra stia dibattendo sul far inserire del disco :”può nuoce gravante alla salute tua e di chi ti sta accanto“).
Giuro, anche ora sto scrivendo e non me la levo di testa! Aiuto!!!
Incontrando Jobs
Quindi questi tre Inflencers del novecento ci raccontano la Felicità come qualcosa legata alla semplicità, lontana dal successo, i soldi, il potere ma permeata di quotidianità e calma.
Potrebbe essere! Se non fosse che Steve Jobs, il visionario del ventesimo secolo, l’uomo che forse più ha cambiato il mondo negli ultimi decenni (ovviamente dopo Albano) nel 1993 al Wall Street Journal raccontava:
«Valevo oltre un milione di dollari quando avevo 23 anni e oltre 10 milioni di dollari quando avevo 24 anni, e più di 100 milioni di dollari quando ne avevo 25. Ma sai, non era poi così importante, perché non l’ho mai fatto per soldi. Essere l’uomo più ricco al cimitero non mi interessa. Andare a letto la sera dicendosi che si è fatto qualcosa di meraviglioso, questo è quello che conta per me».
Quindi, tutti d’accordo sul fatto che i soldi non fanno la Felicità, del resto da “Anche i ricchi piangono“, negli anni ottanta, fino a Beautiful ai giorni d’oggi (e probabilmente anche ai giorni in cui i nostri figli saranno nonni) lo insegnano bene. Ma Steve era un sognatore, e nei suoi sogni non c’erano cose semplici, ma c’era cambiare il mondo.
Allora Albano non ha ragione!
Ma il buon vecchio Aristotele
Forse dobbiamo ascoltare il buon vecchio Aristotele quando spigava che «sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili».
Ognuno di noi lega la felicità a qualcosa di diverso, contaminato da nostro modo di essere, di pensare e desiderare.
La Felicità di una moderna influencer
Per questo, un’altra grandissima influencer moderna che amo spesso citare nei miei pezzi, perché ricca di eleganza e profondità e che non ha bisogno di presentazioni, cantava:
«i sogni son desideri di Felicità»
I sogni sono infiniti, come gli animi umani.
Infatti il dizionario Garzanti (ovviamente ispirandosi a Cenerentola) definisce felicità:« lo stato di chi è felice, di chi ritiene soddisfatto ogni suo desiderio; gioia, soddisfazione completa».
L’unica cosa che sabbiamo è che la Felicità non dura per sempre, al contrario è qualcosa di molto prezioso e raro.
Nonostante questo però, tendiamo sempre più a utilizziare questa parola e ancora di più la l’aggettivo inglese Happy (molto più trendy e easy chissa perché!) con una facilità dissacrante.
Mi chiedo onestamente se ne stiamo perdendo il senso. Scambiamo ormai il divertimento o il successo o il potere con la Felicità?
Auguriamo un Happy New Year e ci iperaffeccendandiamo nel conquistare uno stato di Felicità quasi utopistico dal quale siamo forse ormai dipendenti.
Shakeriamo i pensieri
«La Felicità è la cosa più semplice: ma quanti, oggi, si affannano per trasformarla in lavori forzati» spigava Francois Truffaut mentre Marilyn Monroe, in maniera più chic e decisamente più ammiccante, ci consigliava «Fai in modo che la Felicità sia il tuo unico vizio». Mischiare Truffaut con Merilyn Albano e Romina, Einstein, Jobs, Aristotele e Cenerentola ora che ci penso effettivamente inquieta un po’ anche a a me lo ammetto, ma se i pensieri devono essere shakerati shakeriamo!
Decidiamo noi cosa ci rende felici?
Quando penso alla Felicità mi vengono in mente i bambini ma non credo di essere così geniale in tale affermazione visto che anche Veltroni prima di me ci ha anche girato una serie. Non so quanti l’abbiano seguita, (diciamolo, il troppo culturale non fa notizia) ma credetemi veder descrivere la Felicità da dei ragazzini delle medie è fantastico.
Ormai siamo sollecitati da talmente tanti bombardamenti mediatici che ci raccontano cosa ci farebbe felici che non ci sforziamo neanche di capire più cosa desideriamo. Quindi se i nostri sogni non sono più liberi, neanche la nostra Felicità può esserlo?
E qui non posso non citare l’evengreen John Keating nell’Attimo Fuggente:
«Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre cosi e così sarà per sempre»
Proviamo a googleare felicità
Io l’ho fatto ed è stato inquietante, sono uscite immagini tutte uguali, di gente per mano che salta, su in prato al tramonto, in spiaggia e smile sorridenti. Abbiamo omologato tutto anche la Felicità?
Eppure perfino Thomas Jefferson nel lontano 1776, nella Dichiarazione di Indipendenza, parlava di felicità.
«Noi riteniamo che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità…»
La ricerca della Felicità, certo forse è questo il punto. Ora viene fuori che anche Muccino deve essere citato tra gli influencers di questo millennio. Incredibile!
Mi piace pensare
Non importa cosa intenda ognuno di noi per sentirsi felice, e forse neanche importa quante volte nella nostra vita riusciremo a essere felici, ma quello che forse conta è il ricercare stesso di quella Felicità. Mi piace pensare che al di là del significato che quella Dichiarazione d’Indipendenza possa aver avuto nei secoli, al di là dell’evoluzione capitalistica e individualistica di quel diritto alla Felicità, la vera chiave sia nella parola ricerca e non nella parola Felicità, o meglio che sia la somma delle due che colga veramente il senso di questa cosa così indefinibile come la Felicità.
Certo è che sicuramente quando si parla di Felicità c’è una frase che per me è scolpita nella pietra che non vi racconterò ma lascerò che la scopriate per non farvi perdere la commozione
Quindi aveva ragione Albano e Romina Einstein, Aristotele, Jobs, Jefferson e perfino Muccino e forse anch’io chissà e con le idee forse più confuse non resta che perderci nella poesia di Battisti.