Fare l’assistente di volo per Ryanair, tra miti e leggende- Volume I
La mia vita da expat a Dublino è cominciata quasi due anni fa come assistente di volo Ryanair, e ultimamente si è sentito tanto (s)parlare di questa compagnia, soprattutto alla luce delle cancellazioni di numerosi voli in autunno e della quantomai celere presa d’atto del fenomeno Ryanair da parte di istituzioni e sindacati italiani, dopo tipo quattordicianni (14) di presenza in Italia, con conseguente messa sotto ai riflettori.
Ma vi siete mai chiesti come si diventa assistenti di volo, o meglio cabin crew, di Ryanair, e perché, visto che se ne legge peste e corna, giovani di mezza Europa continuano ad entrare in questa compagnia aerea, che nel giro di vent’anni ha rivoluzionato l’aviazione civile in Europa, cavalcando l’onda della deregulation “Open Skies” e permettendo a chiunque di poter volare a prezzi stracciati?
Perché siamo dei poveracc Vediamolo per punti!
1. Il colloquio
Salvo fatte alcune eccezioni o assunzioni agli esordi della compagnia, non mi risulta che Ryanair recluti direttamente. Di solito si serve di agenzie di reclutamento e formazione di cabin crew, che fissano, piuttosto frequentemente, vari assessment day nelle principali città europee, dove selezionare il personale che prenderà parte al corso di formazione.
Mandi un’email, aspetti la conferma, ti procuri la documentazione richiesta, ti vesti coi vestiti buoni della domenica e ti presenti nel luogo indicato. Seguirà una registrazione, una presentazione dell’agenzia, una prova d’inglese scritta e, per chi dovesse passarla, un colloquio in inglese con i reclutatori.
Comun denominatore, la strizza tipica di chi è a un colloquio e non sa bene cosa aspettarsi. Classiche voci di corridoio, spunta sempre chi ha un parente che è amico di uno che una volta lavorava per Ryanair o per l’agenzia e sa su cosa verteranno le domande. Di solito, basta una conoscenza inglese di base, un minimo di comprensione e di non avere tatuaggi visibili in uniforme, cosa che, vista la necessità viscerale di tatuarsi intrinseca della nostra generazione, genera stratagemmi di dissimulazione di chiara scuola KGB.
Non viene, invece, menzionata la dimestichezza con l’accento irlandese, vero primo scoglio inaspettato in cui di solito ci si imbatte trovandosi faccia a faccia con uno dei recruiterS.
Passati questi step, comunque, ti viene inviata una mail di invito al primo corso di formazione disponibile, che può tenersi in uno dei training center permanenti in giro per l’Europa, oppure in strutture affittate temporaneamente.
2. Abbiamo fatto il militare insieme ad Hahn, Germania.
Il corso di formazione dura circa un mese e mezzo, è tenuto da istruttori formati da Ryanair, è a pagamento, così come l’alloggio, ed affronta la teoria e la pratica delle norme di sicurezza a bordo di un aeromobile, dal “non si fuma a bordo, cattivoni” a manovre più serie e complesse come il primo soccorso, le evacuazioni e le procedure di emergenza. Lunedì-venerdì, 8-16, vestiti ammodino. Controllo grooming (ovvero trucco, parrucco e accessori) quotidiano.
Il sottoscritto è stato spedito ad Hahn, ridente cittadina affanculo nella Renania Palatinato, in Germania.
Ora, per chi come me è scampato alla leva obbligatoria, finire in un posto sperduto della Germania centro-occidentale, in una ex base NATO con camerate di sicura derivazione militare, condividendo stanza e banchi con sbarbati provenienti non solo da tutta Italia, ma da mezza Europa, rappresenta probabilmente l’esperienza più vicina al servizio militare che uno possa mai fare, a meno che non si decida di diventare VFP1. Da qui l’espressione, comune nel mondo Ryanair, “ehi, lo conosci Mario? Ah sì, certo! Abbiamo fatto il militare insieme ad Hahn!” o ancora, la parola magica… “Lucky Luke“, unico ottimo pub dove darsi all’ebbrezza alcolica dopo un’intensa giornata.
3. L’assegnazione della base
Momento topico del corso di formazione è l’assegnazione della base Ryanair in cui si andrà a lavorare. Solitamente, viene notificata la base poco prima di cominciare il corso, ma può accadere di conoscere il proprio destino solo durante lo stesso. Life is a rollercoaster, you just gotta ride it… cantava Coso dei Boyzone.
Ogni destinazione è infarcita di sogni, speranze e leggende: dal poter tornare vicino casa ma non guadagnare una mazza, al “fare carriera in Ryanair” ma essere confinato in una terra di bifolchi, passando per l’avere un’autostrada di opportunità a patto di vivere in terre inospitali ai non autoctoni (le basi dell’est per chiunque non sia di laggiù) ai sogni di vida loca nelle canarie e/o varie isole spagnole.
Manco a dirvelo, mi è toccata Dublino. Ditemelo voi nei commenti in quale categoria rientra!
Nel prossimo articolo, vi racconterò come è la vita di un cabin crew Ryanair a Dublino, tra colleghi meravigliosi, scappati di casa e passenger shaming.
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A presto!