Essere cabin crew di Ryanair, tra miti e leggende – Volume II
Come vi raccontavo nel Volume I, la mia vita da expat in Irlanda è cominciata come cabin crew per Ryanair.
La base che mi è stata assegnata era quella di Dublino, che risulta essere la seconda base in Europa, per aeromobili ed equipaggio ospitati, nonché quartier generale delle operazioni della compagnia low-cost irlandese.
Per il mondo dei cabin crew gialloblù, lavorare a Dublino significa, tutto sommato, condurre una vita decente: gli aerei di stanza sono parecchi, i voli sono tanti ed essendo inizialmente pagati a cottimo, difficilmente si rimane senza volare e quindi senza guadagnare.
Gli irish, poi, conosciuti per la scarsa propensione all’alcol e per i gusti alimentari particolarmente raffinati, non vedono l’ora di poter acquistare cibi, bevande e chincaglierie a bordo e questo si traduce in ottimi introiti che risollevano le tasche di mamma Ryan e dei dipendenti, rendendo di fatto i voli da e per l’Irlanda estremamente redditizi.
Poi c’è la questione tasse: Ryanair è un vettore irlandese, i contratti sono irlandesi, quindi lavorare nella terra dello shamrock significa non essere sottoposti a doppie tassazioni ed in busta paga risulteranno le detrazioni di quello che è, a mio insindacabile giudizio, il paese più liberista d’Europa, che si sposa perfettamente con la filosofia Ryanair: pochi fronzoli.
Io ti lascio quasi tutto in busta paga, però per usufruire di ogni singolo servizio extra… ti frughi (vedi sanità, pensione, assicurazioni etc…). Non male se sei un giovanotto/a nel pieno delle sue facoltà, un po’ peggio se ti ammali o se cominci ad intravedere qualche capello bianco. Ovvedi a un voler pagar le tasse?
Ma non voglio annoiarvi oltre con cazzate noiose tipo il fisco, il capitalismo, i diritti dei lavoratori, il neoliberismo; andiamo subito a vedere come si articola la vita di un cabin crew.
Hostess di terra o di aria?
Chiunque faccia questo lavoro, si è sentito fare questa domanda. Questo perché, le hostess, o gli steward (sì, le hostess col pipino le chiamano così) identificano genericamente tutto il personale addetto alla ricezione dei clienti, che sia un evento espositivo, sportivo o di qualsiasi altro genere. Per questo, miei cari attenti lettori, dovreste utilizzare il termine cabin crew, equipaggio di cabina, o flight attendant, che però è lungo ed in disuso, perché ci ricorda la faccia di Jon Snow quando viene assegnato a pulire il vasino del Lord Comandante.
Invece noi siamo guerrieri, siamo ranger, siamo cazzutissimi – Sì, le porto subito dei tovagliolini, signore. –
Dicevo… zero imbarazzi e misunderstanding.
C-a-b-i-n-C-r-e-w. Su, dai. Possiamo cominciare!
Non il più forte sopravvive.
Una delle cose più belle di questo lavoro è la possibilità di lavorare e conoscere una marea di gente, diverse culture, diverse sensibilità, diversi accenti. Questo, oltre a rendere l’ambiente decisamente dinamico, richiedere di doversi necessariamente adattare in tempi rapidi, abilità che, come ci diceva il buon Darwin, non è esattamente da buttare via, salvo estinguersi.
Vi troverete, infatti, davanti una moltitudine di colleghi, e passeggeri, con diverse personalità e background, e saperli inquadrare velocemente vi toglierà da diversi impicci. Sì, vabbè, dovrete ricorrere a meccanismi poco politically correct, tipo lo stereotipo o l’etichetta, ma tanto lo so che vi piace, pettegoli che ‘un siete altro. Vediamo alcuni archetipi presenti tra i colleghi prima, e tra i passeggeri dopo.
1) La crocerossina.
Il cabin crew crocerossino è di solito mediamente loquace, preparato e composto, fino a che non annusa l’odore di qualcuno in pericolo. Infatti, non appena dovessero accadere piccole disgrazie a bordo, tipo svenimenti, pallori, attacchi di panico, vomito e altri disagi tipici a 30000 piedi sopra il mare, si accende di uno spiccato entusiasmo e reattività. Non importa se si trova a 30 file di distanza dalla vittima persona che necessita aiuto. Scavalca il trolley come il protagonista degli spot “oliocuore” e si getta a somministrare le prime cure al malcapitato, che magari ha semplicemente un po’ di cagotto e vorrebbe anche evitare di essere al centro dell’attenzione di 190 persone. Spesso segue le procedure fin troppo alla lettera, e quindi chiederà a voce altissima “È LA PRIMA VOLTA CHE LE SUCCEDE? HA CON SÉ DELLE MEDICINE?” catalizzando anche l’attenzione dei più distratti su di sé e del povero passeggero.
Percorrerà a gran falcate la cabina per recuperare il materiale di cui può aver bisogno, ovvero mezza infermieria, e chiunque osi mettere becco in quel che fa verrà liquidato con un “SO QUELLO FACCIO, MI LASCI LAVORARE”.
Instancabili, formidabili, termineranno i loro servizi tenendo la mano del povero passeggero ed accompagnandolo fino all’ultimo gradino della scaletta. Rimarranno nei loro ricordi per sempre.
Consiglio: porta pazienza, osservali e lasciali fare, offri loro supporto, intervieni solo se obiettivamente stanno esagerando e magari quel defibrillatore proprio non è il caso di portarlo. Prodigati di complimenti a missione terminata. Te ne saranno sempre riconoscenti.
2) L’inappetente.
È il collega sempre, inevitabilmente, a dieta. Ferrea. E come ci insegna ogni buon dietologo del telegiornale subito dopo le vacanze di Natale in cui, gonfi come otri, ci trasciniamo dal letto al divano, per perdere peso è utile fare piccoli spuntini ripetuti nel tempo, invece che concentrare i pasti in due grandi abbuffate al giorno. Questo collega pare aver malinterpretato questi consigli generici, dato che è munito di una lunchbox grande come una valigia, nella quale ha frutta, verdura, cereali, latte scremato, lasagne low fat, biscotti (integrali) fattincasa e frullati proteici.
Consiglio: Non offrirgli un kinderbueno o un biscottino, perché ti guarderà con l’occhio della madre, esclamando con la bocca piena “FEI PAFFO? FONO ADDIETIFFIMA FINO A FETTEMBRE!”. Sorridi. Loda il suo impegno e chiedigli quella ricetta “0calories” che sembra proprio proprio uguale all’originale.
3) L’ambulante.
Un talento della natura. Un cabin crew Ryanair, si sa, deve destinare alle vendite una buona parte del suo servizio, utile per soddisfare le richieste dei passeggeri (e se avete esperienza con irish e anglosassoni, saprete che comprano.un.botto.di.roba.) e fondamentale per permettere alla compagnia di mantenere i prezzi dei voli contenuti (NON È VERO CHE RISPARMIANO SULLA PELLE DEI LAVORATORI, INGRATI!)
L’ambulante riesce a portare questa parte del suo duty al massimo della sua efficienza, utilizzando tecniche lievemente subdole tipo l’ipnosi svegliarti alle 6 del mattino con l’odore del caffè per farti provare il nuovo cornetto, approfittando del tuo stato confusionale per rifilarti profumi, selfie sticks, cuffie e quant’altro ti possa non servire. Alle volte rimediano un gancio destro come risposta, ma fa parte del mestiere.
Parte dell’arsenale dell’ambulante sono gli annunci all’interfono di promozioni irripetibili “valide solo per oggi®”, le sfilate su e giù per la cabina e degli amichevoli flirt con i passeggeri. Un mix micidiale tra Roberto da Crema, Mastrota e Vanna Marchi che lèvati.
Consiglio: non metterti mai tra loro e l’acquirente. Guarda e impara, e fai un servizio spazzatura, va’.
Bonus) Quello delle telefonate sospirose
Una sottospecie di cabin crew, che può manifestarsi in una qualsiasi delle categorie sopracitate, si riconosce al momento in cui afferra l’interfono… Sospiri, voce calda e profonda, a tratti languida. E quella turbolenza non sembrerà più così pericolosa, e quel panino comincerà a sembrarvi sempre più invitante LO COMPRO ME NE DIA 3!
Queste sono solo alcuni dei modelli di cabin crew in cui vi potrete imbattere a bordo (si scherza, eh, la maggior parte dei colleghi che ho incontrato sono persone quasi normali). Ma non posso non menzionare i passeggeri, in questa carrellata di personaggi da cabina.
Perché sì: siete il cliente e avete sempre ragione, ma a bordo ci imbattiamo in passeggeri che contruibuiscono a fare dei cabin crew i maestri del comportamento passivo aggressivo e vi sfido a non riconoscervi in almeno una delle categorie che andrò a elencare, se non in tutte, malidetti voi e chi vi cuoce il pane.
1) L’ansioso
Ok. Ha paura di volare. Nessun problema, nessuna vergogna. Siamo qui per questo. Però solitamente l’ansioso rompe tutti i normali confini: esamina il suo posto minuziosamente, testa la solidità della fusoliera al suo fianco con le nocche (giuro), osserva dubbioso il pannello sopra la testa, TI CHIEDE IL PERCHÉ DI TUTTO ed al minimo scuotimento, poverino, iperventila. Non è colpa sua, è che proprio non ce la fa. La vita beffarda, poi, spesso condanna l’ansioso a dover utilizzare l’aereo tutte le settimane per ragioni di lavoro. Ed ecco che il danno è fatto.
Consiglio: se siete ansiosi, non fatevi problemi a chiedere (a parte che vi si riconosce dal colorito), a cercare un po’ di conforto, ma per favore non mettete in discussione ogni singola cosa, cristo, e si allacci quelle cinture se ha così tanta paura.
Se avete a che fare con un ansioso, mettetelo a suo agio, un sorriso, una parola di conforto, e ricordatevi che a differenza vostra non vola 4 volte al giorno tutti i giorni e spesso non ha scelto di farlo, quindi non atteggiatevi da Top Gun imbruttiti e capite che si sta cacando veramente sotto.
Un ansioso non adeguatamente trattato e che si trova a volare spesso può evolversi nella figura seguente:
2) Il professorone
Vola due volte alla settimana, o all’anno, non cambia, e lo devono sapere tutti. Al minimo accenno di turbolenza, sciorina storie leggendarie. Di solito farcisce di informazioni non richieste il compagno di sedile, interroga il personale di bordo sulle procedure e nel caso di alcune deviazioni, questiona ogni singola scelta dell’equipaggio.
Al momento del servizio bar si trasforma in Cracco, e questionerà ogni singola proposta del trolley, risultando simpatico come una fuga di gas.
All’atterraggio, poi, è pronto a stroncare la carriera di ogni pilota, comandante o primo ufficiale che sia, “un atterraggio così lo faceva anche lui“.
Consiglio: annuite e lasciatelo lì, nelle sue incrollabili convinzioni. Se avete voglia e tempo da perdere, rimettetelo al suo posto, ma preparatevi ad una polemica infinita, e ad un probabile reclamo.
Se siete passeggeri, menatelo.
3) Il lurido
Non importa quante volte possiate raccogliere la spazzatura, il lurido ne può produrre a oltranza, dilettandosi a nasconderla in ogni pertugio disponibile. Vaga per la cabina come se fosse a casa sua, spesso in calzini, e mentre ti godi un attimo di pausa busserà alla tua spalla scaricandoti in mano il suo ennesimo rifiuto bisunto.
Se viaggia con figli al seguito, questi sono più assimilabili a dei mini cloni scalzi, ugualmente addestrati nelle tecniche di zozzaggio, ed a quanto pare immuni alle principali contaminazioni batteriche.
Consiglio: siate pazienti, o inibiteli. Usate i guanti.
4) Gli addii al celibato/nubilato
Immancabile tappa di ogni matrimonio, gli anglosassoni hanno una tradizione ferrea in materia di stag party, che solitamente si riassumono così:
– il/la festeggiato/a è originalissimamente vestito/a in maniera ridicola
– i festeggianti hanno magliette cheap con una frase super simpa scritta sopra tipo “The BEST qualcosa” o “trombiamoci la qualunque 2017”
– sono tutti alcolizzati, hanno deciso che la festa comincia a bordo e bere è un loro diritto inalienabile.
Consiglio: tenete a freno l’odio, immedesimatevi un minimo nella loro situazione. Se possibile, non fateli ubriacare, altrimenti, fate si che si addormentino. Si, vorreste ucciderli, ma è la loro festa, su! Siate fermi e irremovibli sulla sicurezza, e chiudete un occhio sul resto. O forse no.
L’elenco potrebbe continuare a oltranza, chissà che non faccia un Volume III, ma ho quasi raggiunto le 2000 parole e quindi mi fermo qui.
In sintesi, se volete avventurarvi nel mondo dei cabin crew, sapete cosa vi aspetta, se lo siete già, sapete di cosa sto parlando, e infine se siete passeggeri, abbiate un po’ di empatia prima di sospirare “è Ryanair, cosa t’aspetti…”, questo è quello che affrontiamo ogni giorno.
Perché la compagnia non è certo priva di difetti, con una condotta spesso ottocentesca rispetto ai dipendenti e un’attitudine abbastanza “aggressiva” nei confronti dei passeggeri, ma trovarsi dall’altra parte non è così semplice, tra sveglie alle 3 del mattino, chiamate da riserva per sostituire un collega all’ultimo e la sopracitata fauna a bordo.
E quando pensate di #boycottare chicchessia, sfogando le vostre, magari giustificate, ire sul povero cabin crew, ricordate che davanti a voi c’è solo un altro expat che si è alzato quando o prima di voi al mattino.
Buon viaggio, turisti o expatriati che siate, grazie della lettura, se non lo avete ancora fatto lasciate un like a WIP Radio su Facebook e scriveteci pure, sarete ricontattati!
Noi continuiamo nella lotta.