Da Capa alla mia dia “capa” il viaggio è breve, anzi brevissimo!
Siete riusciti a capire dal titolo quale sarà l’argomento che tratterò in questo mio nuovo articolo? Dopo aver parlato di grandi fotografi come Steve Meccurry ed Oliviero Toscani oggi è il turno del grande fotografo Robert Capa.
Ma chi era Robert Capa? Capa era un uomo molto attraente, un uomo dalla personalità esuberante, contraddittoria e soprattutto un uomo dal grande fascino, conosciuto soprattutto per essere il più grande fotografo di guerra del mondo. Capa era un accanito giocatore di carte, di cavalli, di dadi, (si narra che perdesse quasi sempre), grande bevitore ma uomo dotato di molta classe!
Capa non poteva che essere anche un gran dongiovanni e le donne, che Capa ammaliava con i suoi grandi occhi neri, facevano fatica a resistergli
Capa, vero nome Endre Friedmann, nasce a Budapest il 22 ottobre del 1913 e muore nel 1954 in Indocina mettendo accidentalmente un piede su una mina antiuomo mentre seguiva le azioni di un gruppo di soldati francesi, gli ritrovano in mano la Nikon con un rullino a colori con cui ha scattato una delle sue ultime foto.
Mi piace moltissimo questa foto dove un contadino indica ad un ufficiale americano dove sono andati i tedeschi, nei pressi di Troina, in Sicilia, i primi di agosto del 1943. Anche se si tratta di una fotografia di guerra Capa è bravissimo a catturare con la sua arte il movimento, l’allegria e lo sconforto, in questa foto si percepisce l’anima semplice del contadino dal cuore grande, ed il soldato si china sia per vedere meglio ma anche per essere alla sua altezza.
Meravigliosa anche questa foto: ci troviamo ancora una volta in Sicilia, e più precisamente a Palermo nel luglio del 1943 dove un gruppo di civili accoglie i soldati americani. Questa foto, nonostante sia in bianco e nero come tutte le altre sembra una foto a colori: i colori sono ovunque negli sguardi, nei sorrisi, nella contentezza di tutte queste persone che sono state riprese da Capa.
Capa, come vedrete nelle prossime foto, è stato anche un grande ritrattista e fu capace di riprendere molti personaggi illustri, suoi cari amici: da Hemingway, a Steinbeck, a Picasso, a Ingrid Bergmann, con cui visse una passione d’amore.
Capa, curioso ed attento, cercava di catturare e raccontare i fatti della storia attraverso gli sguardi ed i volti di chi ritraeva. Bellissimo il suo motto da lui coniato e al quale era fedele: “amare la gente e farglielo capire”.
In questa foto un Pablo Picasso nelle vesti di un inguaribile gentlemen con Francoise Gilot che si bea delle sue attenzioni; sullo sfondo Javier vilato, nipote del pittore, siamo nel Golfe-Juan in Francia nell’agosto del 1948.
Termino la carrellata delle foto di Capa con un bellissimo ritratto di Ingrid Bergman, con cui visse una passione d’amore durante le riprese di Arco di Trionfo, Hollywood nel luglio – ottobre del 1946, dove la Bergman, con il suo fascino e la sua classe inconfondibile, sembra guardi al cielo per vedere dove volano i suoi pensieri.
Capa doveva avere una bellissima “capa”, era molto attento al fattore umano ma era anche un uomo molto eclettico che si emozionava ed emozionava tutti quelli che lo incontravano, è davvero un peccato che la morte l’abbia preso con sè così giovane, a soli quarantun anni!
Questo mondo talvolta così crudele ma sempre infinitamente complesso, dove si alterna la guerra alla pace, il bianco al nero, la felicità alla disperazione, è un po’ come la nostra “capa” come l’ho chiamata io in modo scherzoso o come direbbero al sud, per avvicinarla al nome del grande fotografo Robert Capa.
Sarebbe bello un mondo dove in ogni capa regnasse la pace interiore, sarebbe un mondo fantastico che forse non conoscerebbe il male e sarebbe forse privo di guerre!
Meravigliosa anche se molto semplice la poesia di Gianni Rodari:
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: “Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio”.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
“Viva la pace,
abbasso la guerra”.
E voi che cosa vorreste trovare dentro l’uovo di Pasqua? Proviamo a chiudere gli occhi e a prenderci la “capa” tra le mani: ci sarà chi pensa di avere già tutto e quindi non riuscirà ad esprimere un desiderio, chi invece crede di non aver nulla e farà una lista lunghissima della spesa pensando di non dover tralasciare niente ed infine ci sono tutti quelli che, come si dice a volte, “stanno”, ovvero né male ma neanche bene invasi però da un’infinità di conflitti intimi tant’è che non riescono neanche a capire quale sopresa augurarsi!
Concludo augurando a tutti i miei lettori una felice Pasqua e di trovare nell’uovo, per chi l’avesse smarrita, una sorpresa sensazionale e inattesa: la pace interiore!
Sfiorami la mente,
sfiorami gli occhi e baciameli!
Sfiorami la bocca e baciami ancora,
saziami con i tuoi baci,
tanti,
tantissimi,
infiniti,
sulle guance,
sul naso,
sul collo,
sfiorami il cuore,
sfiorami l’anima per restarci,
per impossessarti di lei
senza andartene mai più!