Camera 1214: la mia
Vivere all’estero a vent’anni: Tübingen
Alla fine dell’estate del 1993, dopo un anno di incertezze, di paure e di indecisioni finalmente decidiamo di partire piene di valigie colme di vestiti, quelle valigie stracolme di roba che per chiuderle ti ci devi sedere sopra ed hai sempre paura che da un momento all’altro possano esplodere!
Dopo aver frequentato l’Università di Pisa per un paio d’anni con uno dei docenti più conosciuti e temuti della Toscana siamo fermamente convinte di essere padrone della lingua tedesca ma ahimè, non appena varchiamo il confine, ci rendiamo conto di quanto sia difficile e spinosa questa lingua, tant’è che per adempiere a tutte quelle pratiche burocratiche iniziali ci impieghiamo veramente una vita!
Giunte al villaggio studentesco situato su di una collina restiamo subito felicemente soprese nel vedere quanto sia tutto perfettamente studiato ed ordinato: viva la Germania pensiamo immediatamente!
L’Hausmeister (il bidello) ci consegna le chiavi dei nostri appartamenti o meglio delle nostre camere, la mia è la Zimmer 1214 al quindicesimo piano di un palazzone mentre quella di Elena è situata in una palazzina bassa adiacente.
La mia camera è abbastanza grande, si entra e c’è subito un lavandino sulla destra, poi da una seconda porta si entra in una camera che di giorno si trasforma in studio/salotto e il letto diventa magicamente un divano. La finestra è molto grande, non esistono né tapparelle né tantomeno persiane, mi devo abituare presto (cosa che non farò mai) a svegliarmi con la luce del giorno che entra prepotente illuminandomi tutta la stanza (solo verso la fine del mio soggiorno riesco a trovare delle tende molto scure che mi permettono di riposare e di non farmi arrivare all’università assonnata e con le righe del cuscino sul viso).
Divido la “casa” con altri coinquilini: un tedesco di Johannesburg, un’americana, un turco, una rumena ed una tedesca; il bagno, con le docce, è piccolo ma funzionale, mentre la cucina è molto spaziosa; le pulizie dei locali vengono fatte da ognuno di noi a rotazione.
Nel sotto interrato ci sono le lavatrici che funzionano a gettoni e la spazzatura viene rigorosamente separata e guai a chi sbaglia (i primi giorni volevo mangiarmi anche la buccia della banana con tanto di bollino).
Il villaggio è dotato di banca, supermercato, piccolo centro commerciale e di una palestra con tanto di piscina: sembra di essere in paradiso!
Dal villaggio al centro storico ci sono pochi chilometri ma purtroppo non possono essere percorsi a piedi perché ci troviamo su di una collinetta e quindi ci spostiamo sempre con il bus o con l’autostop!
Tübingen è una cittadina bellissima della Germania sud-occidentale, nel Land del Baden-Württemberg, a 35 km da Stoccarda, famosa per la sua università fondata nel 1477. Gli edifici del centro storico, spesso antichi, sono caratterizzati da inserzioni in legno, in modo particolare sulla riva del Neckar e quando ci si aggira per le sue stradine sembra di essere immersi in una fiaba. Non voglio dilungarmi troppo sulla descrizione di questa meravigliosa città che vi consiglio di visitare, preferisco raccontarvi qualcosa delle nostre magnifiche giornate.
Elena ed io al mattino seguiamo i seminari, siamo suddivise in gruppi, sembra di essere alle superiori più che all’università. Francamente non so cosa siamo riuscite a capire i primi mesi tant’è che le prime verifiche scritte sono piene di correzioni!
Conosciamo moltissime persone: Marzia, Fabrizio, Edib, Annalisa, Heidi, Petra, Alexey, Mustafa, Gabriele e tantissimi altri e nascono delle profonde amicizie ed anche diversi amori, bellissimo l’amore tra Horst ed Ashley, Horst…..il tedesco che in assoluto mi ha colpito di più: intenso, acuto, intelligente, elegante, sempre disponibile e sorridente, quando racconta della sua amata Johannesburg gli brillano gli occhi, purtroppo un giorno ha deciso di lasciare questo mondo, non sono mai riuscita a capire le sue inquietudini, resta una delle persone più belle di Tübingen!
All’inizio del nostro soggiorno capiamo molto poco, cerchiamo di prendere appunti e ci viene da ridere su tutto. Memorabile quel giorno in cui Elena, Marzia ed io iniziamo a ridere a più non posso sulla t-shirt del professore, dove immaginiamo di vedere rappresentata la Torre di Pisa, lui si accorge del nostro brusio e ci lancia uno sguardo che ci ammutolisce.
Al villaggio ogni sera c’è una festa a tema, gli organizzatori sono sempre diversi: brasiliani, spagnoli, italiani, turchi, un motivo per festeggiare lo troviamo sempre, ma la canzone che è rimasta nei nostri cuori, che sentiamo spessissimo e che rimbomba ovunque è “Sezen Aksu – Hadi Bakalim “, una canzone turca molto vivace ed allegra.
Il cibo tedesco non mi fa impazzire ma voglio assaggiare tutto, spessissimo faccio colazione il con il Brezel (panino tipico tedesco fatto a forma di otto) con dentro il burro e nel giro di poco tempo ingrasso di dieci chili e mi tingo i capelli di nero corvino: sono praticamente irriconoscibile!
Bellissimo gironzolare per la città con le scarpe in mano, fermarsi nei bar a prendere il caffè tedesco (per noi italiani davvero imbevibile), felici come non mai di vivere questa nuova vita. Decidiamo anche di trovarci un impiego: Elena inizia a lavorare per un pub tedesco ed io in un ristorante italiano: al mattino quindi ci sono i corsi da seguire e la sera siamo occupate con i nostri lavoretti e spesso, a notte tarda, rientriamo al villaggio facendo l’autostop per non prendere il taxi (in Germania, almeno a quell’epoca era normalissimo, così come camminare scalzi per la città).
Un giorno Elena mi fa una confidenza, mi dice che le piace un ragazzo ma fa la misteriosa e mi fa capire che non potrei mai indovinare chi le piace, alla fine si fa coraggio e pronuncia il nome del fortunato: Andrea, un capellone molto alto con la barba. Scettica lo conosco anch’io e rimango estasiata ed affascinata da questa persona molto bella e singolare.
E chi è Andrea vi starete chiedendo voi? Andrea suona il flauto traverso per la strada, è uno Strassenmusiker, ovvero un musicista di strada, i due si conoscono e nasce un grande amore (Andrea oggi è un grande musicista, insegna musica nelle scuole vicino a San Gimignano ed ha avuto due bambine con Elena).
Questi sono solo alcuni degli infiniti momenti vissuti in Germania, sicuramente uno dei periodi più belli della mia vita, credo di aver imparato moltissimo, indubbiamente ad essere indipendente e consiglierei un soggiorno all’estero a chiunque, perché conoscere nuove culture apre la mente e ci fa capire sia quanto siamo fortunati a vivere in un paese come il nostro sia di quante cose potremmo migliorare affinché in Italia si possa vivere meglio! Sono certa che farò di tutto per convincere mia figlia a vivere un’esperienza simile alla mia perché quando si torna si ha una marcia in più!
Sono partita titubante ma poi sono rimasta per tre lunghi anni a Tübingen, anni veramente costruttivi e bellissimi.
Che cosa ho amato della Germania e che cosa amo ancora oggi? L’ordine, la pulizia, la programmazione, le case senza le scritte, i prati fioriti che sembrano campi da golf, il sistema di studio che ti prepara al mondo del lavoro, l’indipendenza dei bambini che già da piccoli vanno in banca da soli e molto altro ancora. Che cosa mi è mancato? Il mare, il sole, il cielo terso, il caldo ed il carattere solare di noi italiani, le nostre risate, la nostra spensieratezza, il nostro prenderci in giro sempre, il nostro vivere “serio” ma con leggerezza!
Un giorno mi piacerebbe scrivere un libricino a più mani con diversi degli amici che hanno condiviso con me quest’esperienza e che continuo a sentire sperando, prima o poi, di fare una bella rimpatriata a Tübingen.
Concludo con un breve pensiero che scrissi in quegli anni, è proprio in Germania che ho iniziato a trascrivere le mie emozioni e se oggi sono quella che sono molto lo devo anche alla mia amata Germania che mi ha aiutata a crescere!
“Il silenzio” Tübingen 25.3.1994
Questa pace,
questo silenzio che mi circonda e mi travolge
mi porta lontano.
Due bambini passano con la loro madre,
hanno tutti i pantaloni macchiati,
le guance rosse per il freddo,
le loro parole mi riscaldano ed i loro sorrisi
mi riportano al presente.
È freddo,
sento il vento che mi entra dentro,
mi sposta i capelli e mi scende giù lungo la schiena,
ma io non riesco ad andare via,
mi sento coccolata da questi piccoli rumori e
questa città che mi guarda dal basso mi dice di restare
ed io non mi sposto.
Un aereo passa e taglia le nubi come fossero esseri viventi.
Sono qui seduta
come un sassolino immerso nel mondo
e mi basta respirare
per capire cosa vuol dire vivere!