La scorsa settimana mi è capitata una cosa bellissima: come milioni di italiani, ho potuto rivedere comodamente sullo schermo della mia tv, quindi senza ammattire con lo streaming illegale (a scanso d’equivoci, non fatelo a casa, mi raccomando) quel capolavoro che è “Titanic”, di James Cameron.
Numerosi riconoscimenti, tra i quali 11 premi Oscar e medaglia d’argento per incassi, secondo solo ad “Avatar”, per questo film, che, con la sua affascinante storia, la minuziosa ricostruzione della nave, il colpo di fulmine tra i protagonisti, il disastro epocale che alla fine un po’ piace anche, è entrato nell’Olimpo dei kolossal.
Aprile 1912, Southampton.
Lei è Rose De Witt Bukater, una ricca e viziata diciassettenne che si imbarca in prima classe sul transatlantico più famoso dell’epoca, in compagnia della madre e del promesso sposo Cal Hockley, interpretata dalla (fortunatamente) sempre in carne Kate Winslet. Lui è Jack Dawson (Leonardo Di Caprio), un disgraziato di terza classe che vince il costoso biglietto del Titanic con un mano fortunata a poker. Pensate al detto che ripeteva sempre la nonna: “non tutto il male vien per nuocere”, che mai come in questo caso avrete trovato calzante, per lo meno per quello che il biglietto a carte l’ha perso e non c’è mai salito.
Rose, povera stella, soffocata dall’agiatezza, dal dolce far niente e dalla responsabilità di dover sposare quell’ambizioso, figo e facoltoso trentenne (Billy Zane, che si presenta molto meglio del sempre tredicenne slavato Leo) tenta il suicidio nelle fredde acque oceaniche, ma tempestivamente Jack la salva (“salti tu, salto io”, che ancora oggi resta per tutti un dialogo oscuro). In pochi minuti assistiamo alla sequenza: i due si piacciono, iniziano a vedersi tra lussuose cene a base di caviale tra ricchi e festini notturni danzanti tra poveri, lui le fa un ritratto nuda come le sue modelle francesi, copulano in una bellissima auto d’epoca, l’impatto con l’iceberg li sorprende. Dopo ore in cui imbarcano acqua, l’inaffondabile nave affonda, mentre i nostri eroi cercano di sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi aggrappati ad un pezzo di porta di legno, che, però, pare non reggerli entrambi. Rose, allora, sale su quella zattera di fortuna da sola, salvandosi, ma condannando a morte l’amato nella disperazione generale.
Il fulcro del film
Il fulcro del film, intorno al quale da decenni si interroga il pubblico di tutto il mondo, è proprio questo: no, non la disputa sull’imbarazzante colore di capelli della ragazza, sebbene qualche problema di fondo fosse intuibile già da quello. Bensì, se ci fosse posto anche per Jack su quella tavola, ed egli potesse, dunque, sopravvivere.
Dopo essere stata bersagliata per anni con epiteti poco carini from all over the world per l’ostentato egoismo del suo personaggio, qualche tempo fa, la Winslet ha partecipato al talk show americano Jimmy Kimmel Live, e, proprio in quell’occasione, ha dichiarato:
«Penso che in realtà ci sarebbe stato anche lui su quel pezzo di porta».
Bene, benissimo, meraviglioso. Era quello che volevamo sentire da sempre, data la dimensione di circa 228×87 del suddetto legno. Se non altro, per far cessare le polemiche.
Il seme del dubbio
Ma, a gettare di nuovo il seme del dubbio, ci pensa il regista Cameron, il quale, in una recente intervista, afferma:
«Non è una questione di spazio, ma di galleggiamento. Jack mette Rose sulla zattera e prova a salirci anche lui – non era un idiota: non voleva morire – ma la zattera affonda. Quindi è chiaro che la zattera può reggere una sola persona. E Jack decide che quella persona sia Rose».
E via di nuovo con le teorie complottiste.
Per capire quanto sia essenziale trovare una risposta univoca all’arcano, dovete sapere che sono stati realizzati moltissimi esperimenti a dimostrazione della tesi per cui Jack si sarebbe potuto salvare. Secondo alcuni, c’era abbastanza spazio su quella tavola da giocarci addirittura in due a carte; secondo altri, era necessario considerare il tipo di legno e la sua densità specifica; secondo altri ancora, attraverso qualche accorgimento ed un elaborato calcolo tra il peso di Rose, quello della porta e il volume, il poveraccio l’avrebbe veramente scampata.
Già dalla prima volta in cui, da ragazzina, vidi la pellicola al cinema, circondata dai sospiri delle altre ragazzine ad ogni inquadratura di Di Caprio, la mia attenzione era catalizzata verso il perché non avessero semplicemente pensato di legare i giubbotti di salvataggio sotto quella specie di zattera, in modo da farla galleggiare anche gravata da un peso maggiore, di due cristiani invece che uno solo.
A ben vedere, sarebbe stato troppo semplice chiudere così, ci avrebbe regalato un finale ancora più scontato e, probabilmente, date le enormi differenze di classe, i due, approdati insieme in America, sarebbero durati come un gatto in tangenziale (stile quell’atmosfera triste e cupa alla “Revolutionary Road”, che li vede di nuovo insieme, sposati e annoiati anni dopo, insomma).
La mia risposta
La mia risposta è, quindi, che la morte di Jack, per quanto impopolare, penosa, amara, fatale, tragica, crudele, dolorosa, atroce, desolante e funesta, fosse assolutamente necessaria. Forse la tavola sarebbe dovuta essere solo leggermente più piccola, in modo da evitare tante (troppe) fantasticherie, ecco. Si vede che l’epilogo era stato pensato così, era scritto così nelle stelle, nel destino, ma soprattutto nel copione. Basta con gli esperimenti assurdi e le ponderazioni azzardate, che di fisica non ci capisce davvero niente nessuno. Non ci resta che tornare a rifarci una vita, superandola definitivamente.
Soprattutto voi, cari amici emotivamente instabili perché legati esclusivamente a finali rassicuranti, che avete pianto la prima volta che l’avete visto, così come l’ultima, e piangerete sistematicamente in futuro ogni volta in cui lo guarderete, chiedendovi sempre e per sempre perchè su quella accidenti di porta non poteva salirci anche lui.
Dovreste invece tormentarvi domandandovi solo come abbia potuto quella vecchia pazza buttare un così prezioso diamante nell’oceano. Per fortuna, e questo forse aiuterà le vostre menti a trovare un po’ di pace, ho scoperto che Amazon ne vende online una copia perfetta a 9,49 Euro: un prezzo assolutamente ragionevole per quell’agognato lieto fine che vi è stato per troppo negato.