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Le 5 sigle televisive del passato che mi piacciono ancora assai

Sì, le sigle di una volta, ma lo voglio specificare subito: non si tratta di un’operazione nostalgia.

Francamente le “operazioni nostalgia” mi stanno abbastanza antipatiche. Cioè non si può tornare indietro, che senso ha?

Altro è invece per semplice scopo ricreativo e/o di piacere risentire quelle sigle che, volenti o nolenti, ci hanno condizionato quand’eravamo bimbi.

Almeno, quand’io ero bimbo.

Non vale che la gente chieda ancora ai miei genitori “come sta il bimbo?” ed il bimbo in questione sono io.

Intendo bimbo quando andavo alle elementari, o al massimo alle medie.

Ho selezionato cinque sigle televisive che tuttora quando le sento mi emoziono, non da lacrime eh, però ti viene il sospiro tipico dell’operazione nostalgia, quindi la smetto e mi arrabbio con me stesso.

In sintesi è un circolo vizioso ma al momento sono socio e mi va bene così.

Cominciamo (in ordine alfabetico).

 

Il programma sportivo per eccellenza. “Novantesimo Minuto” va in onda da quasi cinquant’anni (ha infatti debuttato il 27 settembre 1970). Proprio negli anni Settanta ha raggiunto quasi venti milioni di telespettatori. Era la primissima fonte per vedere i gol e le azioni più importanti delle partite quando le paytv erano ancora lontane. Ora il programma ha perso ascolti ed importanza, ma personalmente è una sigla che mi emoziona sempre.

 

Fra tutte le sigle dei cartoni animati ho scelto quella de “I Cinque Samurai”. Andavano in onda su Italia7 (o Rete37, non ricordo) preceduti dalla televendita dei materassi di Riccardo Corredi, altro memorabile protagonista di quegli anni. Non mi ricordo nemmeno la trama della serie, però questa sigla mi piace ancora assai, e visto che probabilmente se la ricordano in pochi mentre quelli che andavano in onda su “Bim Bum Bam” sono più di memoria comune (“Holly & Benji”, per esempio) ho scelto questa. Poi oh, se non vi piace andate su youtube e cercate altre sigle. Ci rimarrò all’inizio un po’ male, ma poi vi perdonerò ed accetterò il vostro invito ad uscire insieme per berci una bella cedrata.

 

Con tutto il rispetto per le altre che si sono succedute negli anni, questa è la VERA sigla del Festival di Sanremo. Scritta dagli indimenticati Sergio Bardotti e Pippo Caruso, è diventata la sigla della manifestazione nel 1995, con Pippo Baudo direttore artistico e conduttore e lo è sempre stata in occasione delle conduzioni di Baudo. «Perchè Sanremo è Sanremo» è uno slogan rimasto nella memoria comune. Fra l’altro, il video in questione si riferisce al Festival 1996, quello de La terra dei cachi degli “Elio e le Storie Tese”. Ma questa è un’altra storia…

 

Ed a proposito degli “Elio e le Storie Tese”… come non citare le sigle fatte per “Mai Dire Gol”? Ovvero uno dei programmi più geniali e meravigliosi della televisione italiana, ideato e condotto dalla Gialappa’s Band che hanno visto alternarsi comici incredibili da Teo Teocoli a Gene Gnocchi, da Antonio Albanese ad Aldo Giovanni e Giacomo, da Francesco Paolantoni a Bebo Storti, da Paolo Hendel a Daniele Luttazzi e Claudio Bisio, Gioele Dix, Ale e Franz, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Fabio De Luigi, Paola Cortellesi… La sigla in questione è “Il concetto di banana” per l’edizione 1995-1996, ma vi prego, fatemelo come favore personale, andate su youtube e guardate ogni video possibile del programma: la vostra vita migliorerà senza dubbio.

Ultima ma non ultima, per la fascia dei quiz pre-serali, ecco la sigla di “Tira e molla”, fantastica trasmissione condotta da Paolo Bonolis con Luca Laurenti e, soprattutto, Ela Weber, che iniziò a farmi venire certe idee, ovvero capire meglio la sua provenienza tedesca, cos’avete capito? Su internet ci sono frammenti clamorosi del programma, soprattutto le parti dove Bonolis doveva interagire col pubblico che chiamava da casa: risate da lacrime agli occhi.

 

Insomma, le mie sigle preferite sarebbero 194110, ma costretto a scegliere dai Poteri Forti delle Sigle, ho scelto queste cinque.

Fatemi sapere, che magari ci troviamo una sera d’estate sulla spiaggia con un falò acceso a cantarle tutti insieme.

O, magari, anche no.

 

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