“Speciale San Valentino – L’amore nell’arte” è il titolo del mio articolo di oggi.
L’idea per questo articolo mi è venuta qualche tempo fa notando che numerosi quadri tra i miei preferiti hanno in comune una cosa, l’Amore. Di conseguenza, approfittando dell’arrivo di San Valentino, ho deciso di “radunare” tutte queste opere in un unico post da dedicare a tutti i romantici che lo leggeranno.
Innanzitutto, per chi non ne conoscesse la storia (ammetto che nemmeno io la conoscevo e sono dovuta andare a fare le opportune ricerche) chi era questo San Valentino?
San Valentino era un vescovo romano che era stato martirizzato. Egli dedicò la sua vita alla comunità cristiana e alla città di Terni (luogo in cui era nato) dove infuriavano le persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Fu scelto come patrono degli innamorati in quanto si racconta che fu il primo religioso a celebrare l’unione tra un legionario pagano e una giovane cristiana.
Cosa narra la leggenda?
Si dice che un giorno San Valentino sentì passare, vicino al suo giardino, due giovani innamorati che stavano discutendo. Egli gli andò incontro e gli regalò una rosa invitandoli a riconciliarsi stringendo insieme il gambo di tale fiore. Questo, però, facendo attenzione a non pungersi e pregando allo stesso tempo il Signore affinché mantenesse vivo in eterno il loro Amore. Qualche tempo dopo, la coppia gli chiese la benedizione del loro matrimonio. Non appena la storia si diffuse, molti decisero di andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese, ovvero il giorno dedicato alle benedizioni. La data fu poi ristretta solo a febbraio in quanto in quel giorno del 273 San Valentino morì.
Il Bacio
Chiusa questa parentesi storica tornerei a focalizzare l’attenzione sull’Arte e sulle opere di cui vi parlavo all’inizio dell’articolo. Se penso ad un quadro d’Amore il primo che probabilmente mi viene in mente è “Il Bacio” (1859) di Francesco Hayez.
La scena è ambientata in un contesto medievale e raffigura due giovani che si stanno baciando con passione all’interno dell’androne di un castello. Sulla sinistra è possibile notare un’ombra alla quale sono stati attribuiti svariati significati. Alcuni pensano che si possa trattare di un uomo intento a spiare la coppia mentre altri attribuiscono la figura ad una semplice domestica. Tale opera riscosse un tale successo che venne riprodotta dal pittore in altre tre copie che differiscono tra loro di piccoli particolari. Per esempio il colore del vestito della ragazza.
“Una scena toccante, piena di mistero e di affetto. Esca da questo bacio affettuoso una generazione robusta, sincera, che pigli la vita come ella viene, la fecondi con l’Amore del bello e del vero”.
Francesco Dall’Ongaro
Un altro bacio
Sempre per restare in tema, troviamo un altro celebre Bacio (1907-1908) ovvero quello di Gustav Klimt.
L’opera è caratterizzata da grandi dimensioni (180×180 cm) e rappresenta due amanti stretti in un abbraccio mentre si scambiano un tenero bacio. La ragazza è completamente abbandonata fra le braccia protettive dell’amato del quale si intravede solo il profilo. I loro corpi sono avvolti in tuniche dorate decorate con una sorta di mosaico e sono inginocchiati su quello che ricorda un prato fiorito. Nel suo insieme l’opera presenta un largo utilizzo del color oro e questo rimanda alla tecnica utilizzata dai mosaici bizantini (che Klimt ebbe modo di conoscere a Ravenna) con i quali c’era in comune anche l’assenza di prospettiva.
Gli amanti
Passiamo adesso a “Gli Amanti” (1928) di René Magritte.
Anche di questa opera esistono due versioni delle quali una è conservata al MOMA di New York mentre l’altra si trova presso la National Gallery of Australia a Canberra. Il tema degli amanti ricorre spesso nella pittura di Magritte; in molti di questi dipinti l’uomo e la donna sono raffigurati con il volto coperto. Questo, probabilmente, è riconducibile al fatto che la madre del pittore belga si era suicidata buttandosi nel fiume Sambre con la testa avvolta in una camicia da notte. In questa opera in particolare possiamo notare due figure le cui teste sono avvolte in un panno bianco che nega loro ogni tipo di comunicazione generando nell’osservatore inquietudine ed angoscia. Tra le varie tonalità spiccano il rosso della camicia della donna e della parete che simboleggia il sangue e di conseguenza la morte, rimandando nuovamente al suicidio della madre dell’artista. Spicca poi il blu dello sfondo mentre l’uomo è abbigliato con un sobrio completo che gli conferisce un aspetto anonimo.
Ettore e Andromaca
Questo quadro contiene inoltre precisi riferimenti ad un’altra opera ovvero “Ettore e Andromaca” (1917) di Giorgio de Chirico.
Tale opera raffigura il passo dell’Iliade in cui Ettore saluta Andromaca prima di uscire dalla città di Troia per affrontare Achille infuriato per la morte dell’amico Patroclo proprio per mano di Ettore. Quest’ultimo mostra un grande coraggio di fronte a quella che sarebbe stata una morte certa. Andromaca mostra, invece, la tipica sensualità di una donna che cerca in tutti i modi di trattenere a sé l’amato col suo fascino malizioso.
Amore e Psiche
Vorrei concludere eccezionalmente questo articolo con una scultura.
ho scelto di metterla come immagine in evidenza in quanto, insieme al David di Michelangelo, rappresenta una delle mie preferitissime. Sto parlando di “Amore e Psiche” opera realizzata tra il 1787 e il 1793 da Antonio Canova e conservata al Louvre.
Tale scultura è caratterizzata da numerosi dettagli che si possono notare osservando il marmo da tutte le sue angolazioni e rispetta in pieno i canoni del Neoclassicismo grazie ai gesti ed ai movimenti delicati ed equilibrati dei due protagonisti. La sensualità dell’intera composizione sembra invece richiamare alcuni tratti del Romanticismo.
La leggenda di Amore e Psiche
L’opera rappresenta un momento dell’Asino d’Oro di Apuleio, romanzo del II secolo d.C. nel quale è raccontata la storia di Amore e Psiche. Quest’ultima era una bellissima fanciulla mortale. Proprio a causa del suo fascino, scatenò l’ira della dea Venere la quale, per vendicarsi, invitò il figlio Amore a far innamorare la ragazza di un uomo rozzo che non avrebbe dovuto ricambiarla. Tuttavia, non appena Amore vide Psiche, se ne innamorò perdutamente e con l’aiuto di Zefiro decise di trasportarla nel proprio palazzo. Qui i due giovani trascorsero momenti di passione senza che Psiche potesse mai vedere il volto dell’amante. Questo perché Amore non rivelò mai la propria identità per fare in modo di evitare l’ira della madre Venere. Convinta però dalle sorelle, Psiche infranse il patto e vide il volto dell’uomo che, indignato, si allontanò da lei lasciandola in preda allo sconforto. Per potersi ricongiungere al suo innamorato, la fanciulla decise di affrontare delle difficili prove, organizzate da Venere, in modo da ottenere l’immortalità. Le superò tutte brillantemente ad eccezione dell’ultima che richiedeva la sua discesa negli inferi per chiedere alla dea Proserpina un po’ della sua bellezza. Psiche ottenne quello che voleva e ricevette un’ampolla che, presa dalla curiosità, aprì scoprendo però che non conteneva bellezza, ma un sonno infernale che la fece addormentare profondamente. Amore, venuto a conoscenza del destino dell’amata, si recherà da lei svegliandola col bacio che Canova ha immortalato nella sua opera.
Con questa storia a lieto fine non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo articolo dove vi prometto che questa nube di romanticismo si dissolverà e tutto tornerà nella norma.