About San Valentino
24 febbraio 2007.
Questa pagina del diario di Amy descrive la serata della conferenza stampa in seguito alla pubblicazione dell’ultimo libro dei suoi genitori, una serie di storie che la vedeva da tempo come protagonista nei panni della “Mitica Amy”, così terribilmente perfetta, e così terribilmente diversa da lei, la Amy reale. Quella bambina prodigio era sempre stata solo una fucina di soldi. Quanto la odiava.
Ma quel momento, inaspettatamente, si trasformò nella cornice ideale per l’allora fidanzato Nick, che le chiese di sposarlo, improvvisandosi giornalista tra la folla.
Nick: “Lei ha l’onore di uscire con Nick Dunne da quanto?”
Amy: “Due magici anni”
Nick: “E in questi due magici anni lei ha avuto l’opportunità di usargli diverse cortesie, come non correggerlo quando chiamava la quinoa: q-u-i-n-o-a (con una molto pronunciata Q iniziale)”
Amy: “Una comprensibile svista”
Nick: “Lui credeva anche che fosse un pesce”
Amy: “Crede che le sottilette siano formaggio”
Nick: “Fa anche in modo di fingersi sorpresa e deliziata quando l’anziana madre di Nick attacca all’improvviso New York New York ogni volta che vi vedete”
Amy: “These vagabond shoes…”
Nick: “Ecco, appunto. Ha regalato a Nick il suo primo paio di forbici”
Amy: “Con spillatrice coordinata”
Nick: “Amy Elliott, lei è molto più che mitica. Lei è intelligente, ma non una snob. Lei mi provoca, mi sorprende. I colleghi mi dicono che lei non è ancora sposata, corretto?”
Amy: “È vero”
Nick: “E non sarebbe ora di rimediare?”
Disse, porgendole l’anello. Una dichiarazione molto originale, che mi ha colpita fin dalla prima volta che ho visto questo film, “Gone Girl”, tratto dal romanzo di Gillian Flynn (che ne ha curato anche la sceneggiatura) e arrivato in Italia nel 2014 con il tremendo sottotitolo “L’amore bugiardo”, per la regia di David Fincher.
Ammetto già di essere spudoratamente di parte: adoro Fincher fin dai tempi di “Fight Club”, “Seven”, e “The Game” (“Zodiac”, invece, mi è piaciuto solo un tantino di meno). Un maestro nel gestire gli effetti speciali, unico per il taglio che dà ad ogni suo film. Ho riscontrato, spesso, nelle sue opere la volontà di ridurre tutta la realtà all’essenziale, al contrasto bene – male, con un confine assai sottile.
La trama
Nick ed Amy sembrano essere la coppia perfetta quando si frequentano a New York: giovani, belli, innamorati, entrambi impegnati nell’editoria. Ma, dopo il matrimonio e il trasferimento nel Missouri per stare vicini alla madre di Nick molto malata, le cose iniziano a cambiare. Sommate la recessione, sottraete i due impieghi, ed otterrete solo un triste luogo comune: una casalinga frustrata ed un insegnante di giornalismo depresso, che la tradisce con una studentessa.
Nel giorno del loro quinto anniversario, Nick torna a casa e la moglie sembra scomparsa. Solo un tavolo ribaltato, vetri rotti sparsi per terra, tracce di sangue sul pavimento: che fine ha fatto Amy?
Ha così inizio l’indagine della polizia, e per lui l’esposizione pubblica: la spettacolarizzazione di un dramma, cui siamo quotidianamente sottoposti, in nome di una morale soltanto millantata. Dai media, ai vicini, agli amici, tutti credono Amy morta e Nick un assassino, il mostro della porta accanto. E, da qui, si apre anche la vera storia del loro matrimonio.
Da vedere a San Valentino
Un affezionato lettore mi ha chiesto consiglio sul film da guardare in compagnia della moglie per la serata di San Valentino, dato che proprio in questi giorni celebrerà il proprio anniversario di matrimonio. Beh, caro amico, intanto i miei migliori auguri ad entrambi, e ora ti spiego meglio i perchè di questo suggerimento che ti sembrerà curioso, ma di cui, credimi, non ti pentirai. Se mi leggi da un po’, sapevi che non ti avrei certo proposto la solita noiosa commediola romantica strappalacrime, con un rassicurante lieto fine.
Ho apprezzato questo thriller plumbeo, in cui si mescolano molti sentimenti, e il racconto ad un certo punto si sdoppia: l’amore, per primo, ma anche l’odio, il tradimento, la vendetta, la paura, il rimorso, perfino il desiderio di annientare l’altro. A volte, le faccende di cuore sono un tripudio di forze contrastanti, opposte, che ti fanno semplicemente impazzire.
La scelta del cast è decisamente vincente: un apatico Ben Affleck interpreta Nick, anaffettivo e ai limiti della sociopatia, mentre una strepitosa Rosamund Pike (candidata nel 2015 all’Oscar come miglior attrice protagonista) interpreta la volubile Amy. Anche fisicamente, i due attori si contrappongono: quanto lui è robusto e possente, tanto lei si rivela magra e appuntita, in un folle gioco di nervi e prevaricazioni.
Qualcuno ha parlato di coraggiosa vivisezione di un matrimonio, di paranoie e sadismi incrociati dei partner, di uno scavo implacabile dei meccanismi malati lui – lei. Nella società dell’apparenza, prima o poi, siamo tutti costretti a desistere, a farci scudo con la nostra “artificiosa felicità” da mostrare ad un pubblico ignobilmente compiaciuto, che sa, ma non vede l’ora di essere ingannato.
Credo che sia complicato amare ed essere amati oggi, ancor di più essere sposati. Non ricadere nella trama di abitudini, finte promesse e di inganni che ci insegue nel quotidiano. Di frequente, si vedono coppie in cui le mogli trattano i mariti come scimmie ammaestrate da esibire in giro, e in cui i mariti trattano le mogli come pattuglie della stradale da evitare, da fregare. “Gone Girl” suscita nello spettatore una voglia smisurata di conoscere la verità su questi risvolti della vita a due: ognuno recita magistralmente la propria parte, impossibile capire chi sia il gatto e chi il topo, in un gioco al massacro in cui vittima e carnefice si alternano continuamente, costringendo anche noi a domandarci se davvero conosciamo la persona che ci dorme accanto.
Il vero amore
Tuttavia, non fraintendete. Ad un occhio superficiale, tutto questo potrebbe sembrare eccessivo cinismo, a tratti misoginia. La verità è molto più semplice, quasi rincuorante, e la capirete soltanto alla fine: Amy e Nick sono davvero fatti l’uno per l’altra, si conoscono, si capiscono, di qualsiasi cosa siano fatte le anime, le loro sono fatte della stessa cosa. Un matrimonio che, paradossalmente, esce rafforzato da nuove ossessioni che solo loro due possono comprendere. Un intreccio unico, che anziché dividere, unisce. Un legame vero, lontano dalla dilagante ipocrisia, che trascende la menzogna e il compromesso.
Un concetto in questo film mi ha colpito più che in altri, che voglio condividere a San Valentino con l’affezionato lettore, sua moglie, e con tutti voi. Spesso, si dice che l’amore ti fa venire voglia di essere una persona migliore. Ma forse l’amore, il vero amore, ti dà semplicemente la possibilità di essere la persona che sei.