MILANO VICINA ALL’EUROPA
Chi lo avrebbe pensato? La Milano lassù nella Padania, vicina alla Svizzera, fra guizzi da decadenza berlusconiana e da leghismo originario che ancora è maggioritario nella Regione Lombardia, la Milano fra Arcore e l’Expo globalizzante, questa Milano è diventata il simbolo di una sinistra che guarda all’Europa . Non l’Europa dei sovranisti, delle ventate razziste e antisemite che si avvertono nell’Europa dell’Est e ormai anche in Occidente, ma ad un’Europa solidale, innovativa, molto diversa anche da quell’Europa di Bruxelles attenta solo al liberismo più ottuso .
Niente di rivoluzionario intendiamoci, ma forse più innovativo perchè si tratta di una forza tranquilla che sale da certi settori del paese non rassegnati dalla deriva populista, soprattutto quella più conservatrice.
La manifestazione del 2 marzo ne è una testimonianza. Affollatissima, in questo periodo di individualismo dirompente, 200.000 – 250.000 persone in carne ed ossa e passione politica per una iniziativa che ha scelto come simbolo il motto “People. Prima le persone”.
Pacifica e colorata, composta da persone che si sono stancate di sentire una narrazione a senso unico, che sentono il bisogno di far sentire invece la loro narrazione, fatta di complessità, di intrecci, non ridotta alla chiacchiera da bar elevata a twitter.
Movimenti di vario orientamento si sono ritrovati in piazza con un disegno unico, ossia che ogni innovazione deve passare attraverso la solidarietà, anzi che la solidarietà è essa stessa innovazione e opportunità.
Certo i soliti critici hanno definito i partecipanti come “pidioti”, appellativo idiota per chi lo pronuncia perché considera le persone menti non pensanti al loro livello,ossia quello di persone che hanno ridotto il loro cervello a tifoseria.
Non si pensa che ci possa essere un pensiero critico, non si immagina che in una manifestazione così ci possono essere anche “piddini” per convinzione o per “meno peggio” , ma soprattutto moltissime persone alle quali del PD non importa nulla, né dell’estenuante dibattito interno a questo partito, né delle presentazioni dei libri di Renzi davanti a tifosi plaudenti.
Vogliono invece affermare che la salvezza di ognuno di noi non può avvenire senza avvertire la felicità dell’altro , che non si può essere felici o realizzati in un mondo ingiusto. Un cartello durante la manifestazione diceva “Il futuro è un diritto per tutti, non un privilegio per pochi”. E’ vero e non riguarda solo il discorso immigrazione, riguarda i diritti di ciascuno di noi, contro chi vuole metterli in discussione (è una storia vecchia) indicandoci un nemico immaginario. E’ volere un paese in cui i giovani non siano costretti ad emigrare per ragioni strutturali e non per colpa di un barcone i emigrati , in cui certe regioni del Sud non siano condizionate da fenomeni di malavita organizzata, che questo non sia il paese occidentale con il più alto tasso di evasione fiscale, un paese dove un’intera generazione intorno ai trent’anni rischi di affondare in un precariato senza speranza. Questi sono i diritti che una manifestazione come quella di Milano chiedeva, e chiedeva anche una rappresentanza politica che non esiste o che è stata poco coraggiosa , in una Milano che guarda all’Europa dei popoli e che quindi guarda al mondo.