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La rivincita delle bionde

La rivincita delle bionde

La rivincita delle bionde

Bentornati, cari amici.

Oggi vorrei rendervi partecipi di un articolo che mi è capitato di leggere qualche giorno fa. Il titolo recitava: “La rivincita delle bionde: non solo più belle, ma anche più intelligenti delle altre donne”. Il mio primo pensiero è volato alla frequenza con la quale si studiano cose del genere, per cui non importa quanto tu sia brutto, ritardatario o disturbato, ci sarà sempre qualche assurda ricerca americana che ti dirà che i tuoi difetti sono sintomo di intelligenza.

Per farla breve, un’analisi della Ohio State University sfaterebbe lo stereotipo delle bionde frivole e superficiali. “Are Blondes Really Dumb?” si domanda lo studio, che ha osservato il quoziente intellettivo di un gruppo di donne incluse in un’indagine nazionale del 1979. A spingere il ricercatore sono state le conseguenze economiche del clichè. “Le donne con i capelli biondi – spiega – sono spesso considerate belle ma stupide, uno stereotipo dannoso, dal momento che i datori di lavoro cercano generalmente dipendenti intelligenti”.

Eppure, le bionde hanno (sorprendentemente, direi, dal tono dell’articolo) riportato un Q.I. medio più alto delle altre, molto vicino a quello delle castane. Non solo, ma annoverano anche la percentuale minore di Q.I. “bassi”: quindi, stando alla ricerca, una donna bionda ha anche più probabilità delle altre di risultare un genio.

Queste (profondissime) riflessioni tricologiche intorno alle 11 del mattino, e giunta al mio terzo caffè, mi hanno fatto ripensare ad un film che queste tematiche le aveva affrontate simpaticamente già nel lontano 2001: “Legally Blonde”, diretto da Robert Luketic e interpretato da una (ossigenatissima) Reese Witherspoon.

La trama

Elle Woods è una biondissima ragazza californiana che vive seguendo le regole di Cosmopolitan, passando le sue giornate tra amiche e shopping. La sera del diploma è convinta che il suo fidanzato Warner le chiederà la mano, ma si sbaglia, e di grosso: invece dell’anello, l’amato le darà il benservito. Per uno come lui, destinato ad una brillante carriera politica, Elle è infatti troppo bionda e troppo frivola; al fianco di un futuro senatore, deve figurare “una Jackie, non una Marilyn”.

Inizialmente amareggiata, la ragazza non si arrende, e con la sua carica di positività, decide di seguire Warner all’Università di Harvard, per dimostrargli di non essere solo una “superficiale bionda”. Dopo aver girato un video per l’ammissione che le apre le porte della facoltà di legge (in bikini, e dentro una Jacuzzi, meraviglioso), inizia la sua scalata al successo.

Non sarà, ovviamente, così semplice: in aula, si ritroverà infatti con Warner e la sua nuova fidanzata Vivian, la brunetta simil-Jackie. Scelta da un professore per un periodo di praticantato nel suo studio, ed impegnata nella difesa di un clamoroso processo “vero” per omicidio, oltre all’intelligenza, Elle metterà in campo anche l’intuizione. Riuscirà a prendersi la sua rivincita?

Il commento

“Legally Blonde” è una commedia brillante, in cui la parte del leone è giocata magistralmente dalla bella ed esilarante Reese Witherspoon. Dal titolo italico, “La rivincita delle bionde” (e dalla shocking locandina), pensavo fosse più demenziale, invece ha una certa ironia, e la protagonista (ruolo che era stato offerto prima a Christina Applegate, che rifiutò) come platinata svampita è perfetta.

Una raffinata satira sociale, tra carrierismo e rampantismo della società americana (ma non solo), in cui l’immagine conta più dell’essere. Il tutto corredato da battute divertenti, letteralmente monopolizzate dalla giovane interprete, irresistibile nei panni della ragazzina apparentemente ingenua, che supera in furbizia e abilità i suoi concorrenti.

Questa interpretazione valse alla Whiterspoon addirittura una nomination ai Golden Globe come migliore attrice protagonista in una commedia nel 2002, e anche la simpatia di coloro che almeno una volta si sono sentiti discriminati per i propri capelli o il proprio guardaroba. Il resto del cast non lascia chissà quale segno, da notare solo la presenza di un’antipatica Selma Blair e di Luke Wilson.

Regia frizzante, molto pop. La sceneggiatura, targata McCullah Lutz e Smith, ha trasformato il romanzo di Amanda Brown da cui è tratto il film in una vicenda carica di umorismo, ricca di riferimenti alla cultura popolare e di modi di dire di oggi. Pregiudizi capovolti con sarcasmo e tocchi da commedia alla Doris Day. Potrei consigliarlo a chi ha nostalgia delle bionde tutte curve che popolavano il cinema d’antan, e tra la sorpresa generale rivoluzionavano il mondo a colpi di cervello.

L’affermazione sociale di questa modaiola Barbie forense passa attraverso situazioni ben congegnate, sufficienti a rendere piacevole la visione di questo film di puro intrattenimento. Insomma, Elle li gioca tutti arrampicata sui suoi trampoli che la trasportano felice e sculettante da un’aula di università direttamente nell’aula di un tribunale, dove risolverà il caso citando a memoria Cosmopolitan, piuttosto che articoli di diritto. Il film alterna il politically correct hollywoodiano all’anarchia sfrenata, il lifestyle della classe vincente ad una parodia dello stesso. La rivoluzione della morale è lontana, ma quattro risate sono pronte per voi.

Regole d’oro… anzi no, di platino

Nel leggere la ricerca di cui sopra, mi è anche venuta in mente quella famosa vignetta in cui è raffigurata una bionda, seduta al volante di un’automobile sportiva, che piange disperata. Le viene chiesto: “Perchè piangi?”, e lei, disperatamente, risponde: “Non posso guidare questa macchina! Ha tre pedali, e io solo due piedi!”. Geniale, davvero.

Da ragazza con un colore di capelli molto ma molto chiaro, mi sento sempre chiamata in causa da queste diatribe. Mi batto da anni, in prima persona, per i diritti delle bionde, perfino questo, di guidare quelle strane auto con tre pedali (che, ammetto serenamente di non saper governare molto bene nemmeno io). Perciò, bionde di tutte il mondo uniamoci, è arrivata l’ora del riscatto.

La prima regola, secondo Luketic, è che se un patetico idiota vi lascia perché non vi ritiene alla sua altezza (o per una brunetta insignificante) avete una sola scelta: la vendetta, nel modo più sottile possibile. Quale? Semplice, prima fatevi prendere nel suo prestigioso ateneo, e poi battetelo alla sua stessa competizione. E, last but non least, se proprio vi dovesse andare tutto storto, non c’è miglior modo per sfogarsi che farsi una manicure.

Svegliatevi, chiome di platino: in carriera, ma con i capelli in ordine. Tinte o naturali, purché rigorosamente bionde. Nel peggiore dei casi, se siete bionde, avrete sempre una scusa.

Unico mio accorgimento: basta con il Pantone rosa, quello è diventato veramente insostenibile.

Simona Van de Kamp

Simona Van de Kamp

Creatura mitologica, per metà prova a fare l'avvocato, per metà prova a fare la scrittrice. Diretta e pungente, la odierete tutta, al 100%. Il blog e la radio sono due sogni che si avverano. Ha messo la testa a posto, ma non ricorda dove.

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