Domenica scorsa sono andata a fare una passeggiata a Firenze ed ho conosciuto una persona che mi ha raccontato una storia, la sua storia. La quale mi piace credere sia vera e che ho deciso di raccontare a voi.
Un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri ed una t-shirt a righe si avvicina a me mentre stavo scattando una fotografia a Ponte Vecchio. Amica come stai? Mi domanda. Mi volto verso di lui con aria infastidita ma subito il suo sorriso ed il suo modo di fare spumeggiante mi conquistano e fanno scomparire quell’automatica diffidenza che spesso scatta quando qualcuno “diverso da te” ti si avvicina all’improvviso.
Bamba è un venditore ambulante ma a differenza di tanti altri che vendono orologi, collanine, accendini e selfie stick lui vendeva libri.
Mi racconta che viene dal Senegal ed è venuto in Italia oramai da 10 anni. Il viaggio per arrivare in questa apparente terra dell’oro non è stato per niente facile, lungo, pericoloso ed oggi giorno, afferma, lo è ancora di più.
La vita in Italia non è certo una vita agiata ma è pur sempre una vita. Qui è lontano dalla povertà, dalle guerriglie, può avere maggiori opportunità lavorative e soprattutto può concretamente aiutare la sua famiglia lontana migliaia di km da lui.
Comunque a Bamba piace stare in Italia, piace interagire con le persone e soprattutto adora vendere i suoi libri, libri che parlano della cucina tipica africana, libri con filastrocche per bambini e libri che raccontano le avventure di chi come lui ha intrapreso un lungo viaggio. Il libro che ho scelto fra la decina che portava sotto il braccio si intitola infatti: “Il mio viaggio della speranza”. 63 pagine scritte con una sincerità disarmante.
L’ha fatto un mio fratello, mi ha detto. (Gli amici anche se non sono fratelli di sangue sono considerati come tali nel suo paese).
Una storia che parte dal Senegal, passa dalla Turchia, poi ancora in Grecia ed infine arriva alla tanto desiderata Italia.
Ma cosa insegna davvero questo libro? Che tutti siamo un’unica famiglia perché viviamo sullo stesso pianeta, tutti abbiamo dei sogni nel cassetto, tutti abbiamo una mamma a cui voler bene…
Vai a pagina 40, esordisce ad un certo punto Bamba iniziando a dirmi parola per parola quello che c’era scritto: “la mia mamma mi ha cresciuto e mi ha dato un educazione e mi ripeteva sempre che era importante chiedere scusa quando si ha sbagliato, di credere di avere qualcosa anche quando non si ha niente e di non fuggire davanti le proprie paure…” vi pongo le stesse domande che Bamba ha posto a me: questi non sono forse gli stessi consigli che una qualsiasi mamma italiana ripete ai suoi bambini? Allora vedete che forse siamo più simili di quello che si pensa?
Hai proprio ragione, gli rispondo io con un sorriso dolce amaro.
A quel punto Bamba decide di scrivermi una piccola dedica nella prima pagina del libro ricordando il giorno ed il luogo del nostro incontro. Aggiunge poi la frase “Hakuna Matata” che come i film Disney insegnano significa “senza pensieri” ed infine scrive il suo nome: “Bamba F”. Decide di firmarsi così perché qua nessuno conosce l’importante guida spirituale senegalese Cheik Amhadou Bamba ed un nome così importante potrebbe essere invece facilmente frainteso dagli italiani per un qualcosa di molto più triste e misero. Lui ci ride su e mi dice che un giorno vorrebbe cambiare il suo nome in “Francesco”, un nome più semplice e da vero italiano.
Compro il libricino per pochi euro e lui decide di darmene un altro da regalare alla mia mamma.
Se ne va poi sorridente, augurandomi una buona giornata e facendomi un in bocca al lupo per il futuro. Io ricambio il saluto tutta contenta con i due libri stretti a me.
È stato un bell’incontro, uno di quello che ti cambiano la giornata e mi ha fatto pensare a quanta forza hanno giovani come lui. Una forza inimmaginabile che io non potrei mai e poi mai avere.
Noi possiamo leggere libri, ascoltare notizie ai telegiornali o alla radio ma per noi è impossibile anche solo da pensare una vita come la loro.
Quello che ho imparato e che vorrei trasmettere anche a voi è che dobbiamo smetterla di vivere con i paraocchi, mettere da parte i luoghi comuni e cercare di osservare di più la realtà che ci circonda (che non è poi così male da come ce la immaginiamo) ma soprattutto dobbiamo cercare di aprire i nostri cuori a persone come il mio nuovo fratello Bamba-Francesco.