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Ogni volta mi fate tornare in mente tanti ricordi. Mi fate ripensare a vecchie cose. Il vicino Belgio vi ha dato i natali, non siete i primi e non sarete gli ultimi. Ma siete gli Hooverphonic. Nel 1996 avevo appena un anno, non sapevo chi foste. Ma i tempi cambiano, cambia lâetĂ e le consapevolezze. Ma sapete cosa non cambia? La rabbia. Quella rabbia, che voi tanto agognate. Vedo il suo viso, di lei che canta nella sala piena di uomini che la guardano appassionata. Ma lei non distoglie lâattenzione, la sua voce ti tiene fermo sullâobiettivo. Col suono dolce ci di che la rabbia fa parte della tua vita, fa parte di te che leggi, fa parte di me che scrivo. Come dargli torto, la considero una certezza delle nostre vite. âSee the tears how slow they tumble downâ. Scendono piano ci dice, pianissimo. Queste lacrime che fanno fatica a scendere, non perchĂ© sian pigre ma perchĂ© non vorremmo farle cadere. Poi silenzio di voce, acuto di musica. E ancora, ancora la rabbia, parte di noi. Ma arrivamo alla conclusione, il suono si alza, il morale alle stelle, lâadrenalina ormai fa parte di noi. Non possiamo scappare e non lo faremo. Conclude e ci lascia interdetti. Questo Ă© un solo loro brano e riesce a riassumere la loro forza, almeno con me. E il finale non lascia spazio ad interpretazioni.Â
âthe end will cease the fire
and make us acceptÂ
we tend to loseâ
Thanks Hoover.
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