Viaggiare in solitaria: il coraggio di affrontare le paure (degli altri)
“Parto”.
“Di nuovo?”
“Si, ho il volo fra una settimana”
“Anche questa volta DA SOLA?” – (da leggersi con intonazione grave, un misto fra sorpresa, panico e riluttanza) – Ma non hai PAURA? Che CORAGGIO…”
NON TI SENTIRAI SOLA?
Amo la condivisione, non c’è dubbio. La condivisione del tempo, delle risate, della bellezza di un paesaggio o l’emozione di un momento, perché spesso rende la realtà ancora più reale. Ma nel tempo ho imparato che, se si viaggia come “viaggiatori” e non come “turisti”, se si scelgono mete o itinerari particolari, spostamenti e sistemazioni low cost, anche l’amico più caro può diventare la causa del disastro. Spesso si hanno ritmi, interessi e capacità di adattamento molto diversi e la persona con cui passeremmo ore e ore nella sicurezza di un salotto o di un pub vicino a casa, può diventare il vero incubo. Sono pochi i miei compagni di viaggio abituali, selezionati e rodati.
Viaggiare in solitaria non è sinonimo di solitudine: quando si è in coppia o in gruppo si tende a rimanere isolati, a parlare e condividere solo fra amici, a chiudersi nel cerchio del conosciuto e del sicuro, sottovalutando tutto quello che si può scoprire e imparare di un luogo parlando con chi lo vive ogni giorno, o con chi viene da lontano e sta imparando a conoscerlo. Viaggiando con la sola compagnia di noi stessi si tende istintivamente ad aprirsi a chi c’è intorno, a chi incontriamo per caso, più facilmente conosciamo persone e tessiamo nuove relazioni, fosse anche per una breve conversazione con chi non incontreremo mai più.
Se non si riesce a stare soli, se si ha paura dei propri silenzi, come ci si può davvero relazionare con gli altri? Il bisogno di circondarsi di persone conosciute è probabilmente un tentativo di fuga dall’ascoltare il nostro vero io.
E SE TI SUCCEDE QUALCOSA?
E se camminando lungo la strada di casa mia mi cadesse una tegola in testa?
No, neanche questa volta saranno quelle parole a fermarmi. Anzi, ancora di più mi rendo conto di quanto queste paure siano in realtà le paure degli altri, di chi è incapace di stare solo e da solo aprirsi a mondi nuovi, come se tutto quello che c’è fuori dal “conosciuto” fosse cattivo ed ostile, come se il solo fatto di avere compagnia possa salvarci da chissà quali mostri. Viaggiare in solitaria significa prima di tutto darci fiducia e dare fiducia è una grandissima forma di amore. Noi stessi siamo la persona che dovremmo amare di più nella vita. Diamoci fiducia!