Eravamo Posate, di Latifa Essegi
Ben ritrovati, amici di WiP! Oggi vi parlo di trasformazioni! Ditemi, quante volte ci siamo ritrovati a girare in lungo e in largo alla ricerca di oggetti che ci contraddistinguono? Non solo per vanità, ma anche per esprimere al meglio la nostra personalità, per dare un indizio su di noi alle persone che incontriamo, per sentirci meno anonimi in un mondo che sembra aver già scoperto tutto.
Vi presento oggi un’altra persona che è riuscita bene a distinguersi creando un nuovo mondo nel settore della gioielleria: lei si chiama Latifa, ed é un insegnante d’arte, nonché artista a tempo pieno. Si distingue prepotentemente dalla massa di artigiani che vendono gioielli handmade per via di ciò che usa per realizzarli: posate antiche. Proprio così! Una trovata decisamente fuori dal comune, dalla quale escono solo pezzi unici.
Ma parliamo un po’ di lei…
Latifa é di Licciana Nardi, una piccola frazione lunigianese. L’idea si fece viva per la prima volta mentre frequentava l’università a Pisa e, per mantenersi gli studi, lavorava come cameriera. Per via del lavoro, ovviamente, si ritrovava spesso a dover maneggiare posate e un giorno, per gioco, ne prese una, la piegó su se stessa e se la mise al polso.
Non immaginava certo che questo gesto spontaneo sarebbe diventato in futuro il suo secondo lavoro! Ma lì per lì, la cosa la convinse a tal punto che iniziò a farlo spesso e volentieri, pur non avendo un motivo preciso.
È circa 15 anni dopo che, girando per i mercatini di sbaratto, cominciò a guardare i vecchi servizi di posate con occhi diversi ed è li che quella vecchia abitudine tornò a galla nella sua mente. “Ma se…. E se iniziassi a piegare i rebbi? Questa sarebbe un anello bellissimo… Con quest’altra ci verrebbe bene un ciondolo…” e da lì, a tutti i mercatini che visitava, iniziò a portarsi dietro una pinza e ogni volta che trovava una bella posata la comprava e provava a piegarla.
Inutile provare a dirvi quante ne sono morte per le prove (onori ai caduti!) ma ad oggi, a sei anni di distanza Latifa é, oltre che una bravissima insegnante d’arte, anche un’artista a tutti gli effetti. Quale miglior esempio per i suoi studenti?
Ha iniziato per sé stessa, per soddisfare la sua insaziabile creatività, ma non passa molto tempo che inizia a regalare alle amiche alcuni dei suoi pezzi, troppo particolari e belli per passare inosservati. Viene subito naturale pensare che molti potrebbero davvero acquistarli, per cui inizia a insidiarsi in lei l’idea di vendere ai mercatini che da sempre frequentava.
Non solo l’idea andò in porto, ma riscontrò fin da subito un successo che non osava immaginare. Le sue posate adesso provengono da tutto il mondo, spaziano dai primi anni del ‘900 italiano a incisioni realizzate oltre oceano e, più di altre cose, sono davvero pezzi unici, poiché raramente si trovano posate provenienti dallo stesso servizio.
Pinza, martello, cuneo e fresa
Gli attrezzi del mestiere sono sempre questi, niente di troppo sofisticato: un’incudine su cui lavorare e Latifa ogni notte fa le ore piccole perdendosi nel suo hobby, ingegnandosi per ridare una nuova vita ad oggetti che molti avrebbero buttato.
Nonostante il suo lavoro di insegnante la obblighi ad alzarsi presto la mattina, Latifa non riesce a fare a meno di dedicarsi alle sue posate per buona parte della notte. Si, perché per molti artisti la tranquillità della notte è un dono prezioso, ti consente di isolarti dal resto del mondo e di dedicarti a un’unica cosa, senza distrazioni di troppo. E se ci immaginiamo un piccolo borgo immerso nel verde delle montagne lunigianesi, circondato dal silenzio spezzato solo dal rumore del fiume e dai versi degli animali notturni, anche se non siamo artisti possiamo immaginare bene la tranquillità e il senso di pace che può regalare lavorare in questo contesto. La fantasia è libera di viaggiare e muoversi attraverso le sapienti mani di un artigiano. é così che la sua sveglia suona due volte: una per svegliarsi la mattina e una per andare a letto la sera.
Il rischio di cadere in produzioni banali è pressoché inesistente… Oltre ai materiali costantemente diversi che rendono unici i suoi prodotti, Latifa è sempre alla ricerca di idee nuove e originali che possano ben sposarsi alle sue creazioni; di recente, per esempio, ha introdotto una collezione a mio avviso bellissima, dove sono protagoniste le sue “code di balena”.
“Ma come ti é venuta l’idea delle code?”
Domanda inevitabile per me, che sono comunque una sua ammiratrice da anni. La risposta non mi stupisce: “è venuta un po’ per caso, non l’ho cercata. stavo facevo delle prove disegnando foglie su alcuni cucchiai e le code sono apparse da sole. Inoltre mi era capitato di leggere la loro simbologia e i vari significati a cui si lega la coda di balena e mi sono lasciata convincere.” La tipica ispirazione che si impossessa dell’artista insomma, l’illuminazione che aspettano tutte le persone che lavorano in questi ambiti.
Così pubblicò sui social la sua prima coda, un ciondolo da portare come collana. Non era nemmeno molto convinta inizialmente, si trattava più che altro di una prova per vedere le risposte del pubblico. Inutile dire che fu un gran successo, sinceramente inaspettato poiché la tecnica doveva ancora essere affinata; la bellezza delle code legata a un significato così versatile e affascinante ne fanno un oggetto davvero desiderabile, nonché un regalo prezioso ed originale da dedicare a una persona cara.
“La coda di balena simboleggia la velocità e la forza.
Indica il sostegno, spesso dimostrato da balene e delfini verso esseri umani in difficoltà; è un simbolo di protezione e sensibilità, esprime rispetto verso il mare e i suoi abitanti e, piu in generale, verso la natura e il tuo prossimo. é inoltre un simbolo di buon augurio per chi deve affrontare un viaggio in mare”
Insomma, code di balena per gli amanti del mare, foglie per chi ama la natura, cuori ricavati dai denti di una forchetta e orecchini fatti con cucchiai da caffè finemente elaborati.
Qualunque sia il tipo di materiale utilizzato (acciaio, argento o ottone) la tecnica di lavorazione è sempre la stessa, piegatura a freddo e rifiniture con fresa. pochi utensili e grande manualità.
Gli errori naturalmente sono parte integrante del percorso, ma è proprio grazie a loro se questi oggetti sono ad oggi dei veri capolavori.
Per qualsiasi curiosità, informazione o eventuale acquisto, nella speranza di avervi dato ispirazione facendovi conoscere qualcosa di fuori dal comune, potete trovare Latifa Essegi su facebook, su instagram come latifaessegi o potete scriverle all’indirizzo sax7617@libero.it.
vi aspetto venerdì prossimo con un altro articolo e, questa volta, sarà decisamente sopra le righe!