Sandro Botticelli è il pittore al quale avevo scelto di dedicare il mio articolo prima dell’incendio di Notre-Dame. Avevo già in mente quello che mi sarebbe piaciuto raccontare su questo straordinario pittore ma, di fronte alle immagini della Cattedrale in fiamme, decisi di cambiare i miei programmi e di scrivere quel particolare articolo sulla storia di Notre-Dame.
Oggi però vorrei riprendere in mano tutto il materiale che avevo raccolto su Botticelli per cercare di rendere omaggio al suo talento attraverso le tante opere da lui realizzate.
Iniziamo subito.
Le origini
Alessandro Filipepi, detto appunto Botticelli, nacque a Firenze nel 1445. Tale soprannome ha avuto diverse interpretazioni, ma quella più accreditata è che il nome derivi dal fatto che uno dei suoi tre fratelli, Giovanni, era corpulento.
La sua carriera di pittore iniziò intorno al 1464 come aiutante del maestro Filippo Lippi, la cui vicinanza fu molto importante per la sua maturazione. Oltre a Lippi ci furono altri artisti che contribuirono alla formazione di Botticelli e tra questi troviamo Antonio Piero del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio.
Botticelli e Lippi
La prima opera che viene attribuita a Botticelli è “Madonna col Bambino”.
Botticelli Lippi
In questa tela le somiglianze con l’opera di Lippi sono molto forti, tanto da far pensare che quella di Botticelli volesse essere una sorta di omaggio al suo maestro.
Tuttavia, fin dalle sue prime opere, Botticelli si distinse per il suo stile e i suoi personaggi caratterizzati da tratti malinconici e, spesso, inquieti. In quasi tutti i suoi quadri, inoltre, la figura umana diventa la protagonista indiscussa della scena con i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo.
Botticelli e la famiglia Medici
Nel momento in cui la pittura di Botticelli ebbe raggiunto uno stile ben definito, il pittore iniziò a fare esperienza con i ritratti e con quadri a tema storico-religioso. Fu in questo periodo che entrò in contatto con la famiglia Medici la quale gli consentì di avvicinarsi ad un pubblico colto in grado di apprezzare le sue proposte.
Nel 1472 Botticelli realizzò “Il ritorno di Giuditta a Betulia”.
Questa tela faceva parte di un dittico con le storie di Giuditta (l’altra rappresentava la scoperta del cadavere di Oloferne) e vede appunto quest’ultima come protagonista mentre avanza a passo leggero con la sua tunica sui toni dell’azzurro. I colori sono tenui e la fanciulla ha un’aria pacifica e assorta tanto che, se non fosse per la spada che tiene in mano e per la testa trasportata dalla serva, niente ci farebbe pensare ad un evento sanguinoso.
L’Adorazione dei Magi
Nel 1475 Gaspare di Zanobi del Lama, un banchiere legato ai Medici, commissionò a Botticelli “L’Adorazione dei Magi”.
Questa tela, oltre ad unire significati religiosi, filosofici e simbolici, vede anche protagonisti molti personaggi famosi. Vi ritroviamo infatti diversi membri della famiglia Medici, il committente, Pico della Mirandola e, addirittura, lo stesso Sandro Botticelli (l’ultimo personaggio sulla destra) come si può notare da questo particolare:
La Primavera
Arriviamo adesso a due tra le mie opere preferite: “La Primavera” e “La nascita di Venere”.
Sandro Botticelli realizzò “La Primavera” tra il 1478 e il 1480 probabilmente per Pierfrancesco de’ Medici.
Su uno sfondo di un boschetto di aranci sono raffigurati diversi personaggi dipinti solitari o in gruppo. Tutti sono impegnati a svolgere le proprie azioni, ignorando quello che stanno facendo gli altri. Al contrario di come avviene solitamente, il quadro va letto da destra verso sinistra. Zefiro, vento primaverile, insegue la ninfa Clori dalla cui bocca escono fiori. Essa, fecondata da Zefiro, si trasforma in Flora ovvero la dea della Primavera e dei fiori. Al centro troviamo Venere e, sopra di lei, il figlio Cupido, dio dell’Amore. Egli è bendato e pronto a scoccare una freccia. Sulla sinistra vi sono le tre Grazie intente a ballare mentre Mercurio, per mezzo del suo bastone, disperde le nuvole.
Le tre grazie, in particolare, esprimono bene quella malinconia che spesso si osserva nelle opere di Botticelli. Nonostante siano intente a danzare e quindi a compiere un’azione gioiosa, i loro sguardi appaiono assorti. Per quanto riguarda invece la figura femminile, in generale si nota come le donne dipinte da questo pittore siano tutte caratterizzate da una bellezza e da dei tratti inconfondibili. Hanno labbra piccole ma carnose, grandi occhi e i loro capelli sono spesso raccolti in acconciature particolari mentre talvolta restano sciolti ma ondeggianti nel vento.
La Nascita di Venere
Nel 1485, sempre per un membro della famiglia Medici, fu dipinta “La nascita di Venere”
Essa potrebbe raffigurare la Venere celeste, simbolo dell’amore divino. Il suo corpo nudo non è dunque una esaltazione sensuale alla bellezza bensì vuole rappresentare la purezza e lo splendore dell’anima.
La tela rappresenta la nascita di Venere dalla spuma del mare fecondata miracolosamente da Urano. La dea è posizionata su una grande conchiglia sospinta dagli Zefiri ed è portata sulla terra dove la aspetta una divinità femminile, pronta a coprirla con un manto.
Osservando attentamente la figura di Venere è possibile notare come nel suo corpo non vi sia niente di reale. Il suo viso si piega troppo rispetto al collo, una spalla scende precipitosamente per congiungersi al braccio (che oltretutto appare eccessivamente lungo). Nonostante questo la Venere di Botticelli rappresenta a mio avviso una delle opere più belle e armoniose che siano mai state realizzate.
Madonna del Magnificat e la Natività
Nel corso degli anni, Sandro Botticelli realizzò molte altre tele, diverse delle quali a tema religioso. Tra queste non si può non citare il tondo con la “Madonna del Magnificat”,
dove, al centro, spicca la Vergine riccamente abbigliata mentre due angeli reggono un libro che porta il nome del dipinto. Vi è inoltre il Bambino che osserva la madre mentre con una mano afferra una melagrana, simbolo della resurrezione.
Nel 1501 Botticelli dipinse “La Natività”.
Questo quadro sembra essere una sorta di riflessione sulla fede, forse stimolata dalla figura di Savonarola. Quest’ultimo infatti, dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, fu l’artefice di un profondo cambiamento della cultura precedente, arrivando a condannare i temi mitologici e pagani oltre che la libertà dei costumi e del lusso. Di conseguenza gli artisti come Botticelli furono estremamente influenzati da questo nuovo clima.
Nella tela de “La Natività” possiamo notare che tutto è posto su un unico piano, senza profondità. In alto è raffigurata la danza delle creature angeliche e l’abbraccio degli uomini e degli angeli mentre in basso compaiono la Madonna, Giuseppe e il Bambino.
La morte
L’opera è tuttavia molto lontana dalle creazioni del periodo mediceo e, visto che la pittura di Botticelli non era ormai più di moda, l’artista incontrò non pochi problemi a procurarsi lavoro finendo così la sua vita in una miseria che decisamente non avrebbe mai meritato.
Finalmente condottosi vecchio e inutile, e camminando con due mazze, perché non si reggeva ritto, si morì essendo infermo e decrepito, d’anni settantotto.
Nel 1510 Sandro Botticelli morì. Nonostante sia stato uno dei pittori più celebri e talentuosi di tutto il Rinascimento, non venne rimpianto e commemorato in alcun modo.