La carne artificiale ed altre creature leggendarie
Oggi parliamo di carne finta.
No, non serve per scherzi inquietanti la sera di Halloween…
Di cosa si parla?
La carne coltivata, artificiale, in provetta, è una carne prodotta in laboratorio, facendo crescere cellule staminali animali (manzo, maiale, pollo ecc…).
Da poche cellule prelevate dal muscolo di una razza che di solito viene allevata, si può arrivare a produrre tonnellate di carne pronta al consumo. E’ fantascienza? Non proprio.
Nel 2013 il primo prototipo viene mostrato al pubblico: il 5 agosto, infatti avviene la prima degustazione in tv di un hamburger di carne bovina coltivata. Da quel momento si succederanno altre dimostrazioni, polpette ed altri tipi di “gusti”.
Che cosa ne ha pensato il pubblico, che cosa ne pensano i potenziali consumatori?
Recentemente sono state fatte delle ricerche pubblicate su Frontiers in Nutrition, per capire l’impatto che una idea del genere può avere sugli acquirenti.
Questa ricerca ha coinvolto 480 persone di età diverse, con abitudini alimentari diverse e provenienti da regioni statunitensi diverse; a loro è stata sottoposta la carne artificiale ponendo l’accento sotto differenti punti di vista, in particolare: i benefici ambientali, l’incredibile somiglianza di gusto e consistenza con la carne tradizionale e il progresso tecnologico che essa rappresenterebbe.
Nei risultati finali si evidenzia che il gradimento degli esaminati su questo tipo di carne cresce solo in accordo con i temi etici, mentre diminuisce se si prende in esame il progresso scientifico.
In ogni caso negli Stati Uniti il 64% dei consumatori si direbbe disposto ad assaggiare questa “fake meat”, mentre solo il 18% si dichiara contrario in maniera assoluta.
In italia, invece una indagine Ixé, mostra che siano contrari all’arrivo in Italia della carne prodotta in vitro circa 3 italiani su 4: risultati decisamente negativi.
Quali sono le ripercussioni sull’ambiente?
Questo è il tema, diciamo “caldo”.
Per quanto riguarda l’Italia, COLDIRETTI si è dichiarata fortemente scettica sull’argomento, citando l’indagine sul gradimento che avrebbero gli italiani a questo nuovo tipo di alimento ed aggiungendo che ci sarebbero troppe, enormi ripercussioni sull’economia. Non solo. Sostiene anche che la riduzione di inquinamento sarebbe irrisoria (ridurrebbe solo del 15-18% le immissioni globali).
In effetti, è stato dimostrato come anche la produzione di carne in vitro abbia un impatto rilevante dal punto di vista ambientale: questo è vero, ma si tratta di immissioni comunque minori rispetto a quelle di un allevamento tradizionale.
La carne artificiale, però, potrebbe essere un alimento con effetti “benefici” sulla salute: pensate al fatto di potervi aggiungere in laboratorio anche sostanze che fanno bene all’organismo, come omega-3.
Meno antibiotici, meno esposizione alla decomposizione, meno pesticidi e funghicidi.
Il problema attuale è il costo, ma con la ricerca continua e investendo in questo settore, è certo che la carne artificiale possa diventare incredibilmente competitiva sul mercato.
Il via libera è stato dato negli Stati Uniti, che faranno da apripista.
Interessante secondo me, rimane il fatto di quanto le persone restino fortemente scettiche quando si pongono loro davanti le meraviglie del progresso tecnologico, in questo caso dell’ingegneria genetica e dell’ingegneria dei tessuti: il tema etico resta quello più sensibilizzante, il progresso resta, nella nostra epoca neo-medievale, un qualcosa che provoca solo diffidenza.