Lo so, ho saltato l’ultimo lunedì. Ma la sessione universitaria estiva mi ha chiamato a gran voce e non potevo fare a meno di rispondere alla chiamata. Però oggi sono di nuovo qui, un po’ più scarica e approdata nella mia seconda madre patria, il Belgio. Non c’è niente di meglio di staccare la spina nella mia seconda casa, in compagnia di famiglia e amici, dato che dopo un po’ la frenesia italiana ti accompagna verso il delirium tremens. Qui la vita appare più organizzata, più calma ed a tratti persino vuota. Diciamo che è un ottimo cocktail per rigenerarsi dopo mesi caotici fatti di studio e vita sociale incastrata stile Tetris.
Abbiamo le nostre piccole tradizioni come famiglia e le rispettiamo da anni. È diventato un appuntamento fisso piacevole, ma rigidamente seguito. Questo perché vengo qua giusto quelle due/tre volte l’anno ed il tempo insieme va sfruttato a pieno. In più mia nonna è una persona molto attaccata ai ricordi e, nonostante i suoi 78 anni, continua a voler accumulare più momenti indelebili possibili. E perché no, scattare persino qualche foto sul suo iPhone e fare super album fotografici con Photoshop.
Sì, lo so. Probabilmente vi ho detto qualcosa di astruso e quasi scioccante. Una donna di quasi 80 anni che usa Photoshop e non solo. Cammina ancora sui tacchi, usa Facebook e Instagram e ha duemila livelli completati su Candy Crush. Le differenze che ci sono nel modo di vivere qui in Belgio rispetto all’Italia, sono molte e non si basano solo sull’attività mediatica sociale di un ultrasettantenne, ma proprio sul modo di vivere e vedere le piccole e grandi cose.
Qui mangiano con le galline, non esiste mangiare all’una e mezzo, e nemmeno alle 20 o alle 21 la sera: a quell’ora si è già fuori a sbronzarsi in qualche pub. Certo perché l’alcol è un’abitudine centrale. Pensateci. Per cosa è conosciuto il Belgio? Per le patatine fritte ovunque, la cioccolata, i waffles e la BIRRA. Come noi beviamo vino ultrapregiato e ne facciamo cinquecentomila recensioni, qui sono tutti appassionati e cultori della birra. Come già saprete, sono presenti circa più di 1500 marchi e le degustazioni sono all’ordine del giorno, a meno che non si voglia semplicemente far festa comprando le lattine nel discount più vicino.
Un’altra cosa particolarmente strana, sempre riguardo alle loro abitudini alimentari, è che la cena passa spesso in secondo piano. A meno che non si vada in un bel ristorante, a casa si tende a mangiare panini. O semplicemente, come ieri sera, la cena è a base di waffles. Sì, waffles. Sembra la cosa più grassa del mondo e lo è. Alla faccia della pasta e la bistecca, ammazziamoci di carboidrati prima di andare a letto, tanto che vuoi che sia. Bè, alcuni italiani hanno questa abitudine con il gelato, quindi niente di così insolito, ma.. volete davvero comparare il gelato con i quintali di zucchero piantati sopra a questi quadratini soffici prima di rimanere inermi a letto per le prossime otto ore? Una gioia per il metabolismo umano.
Molte di queste cose per me sono diventate normali. Sono cresciuta così, quindi mi sono sempre fatta poche domande al riguardo. Ma c’è una cosa che non mi è mai andata giù: i bar. Dove sono i bar? Esistono i “cafè” e non sono assolutamente la stessa cosa. Aprono dalle 10 in poi ed ognuno di questi spesso ha anche una cucina per preparare pasti abbondanti, quindi in realtà sono anche ristoranti. Non esiste il concetto del “prendo una caffè al volo al bancone”, no no. Qui ti devi mettere a sedere, sorseggiarti la bevanda bollente con calma, pagandola il triplo. E se alle sei della mattina sei già in piedi, magari in ritardo al lavoro, il caffè te lo scordi. Lo prendi a casa o niente. Questo non significa che sia impossibile procacciarsi del caffè, però ci siamo quasi.
Sorvoliamo sulla bontà del caffè.
I fiamminghi – tra valloni e fiamminghi c’è un’enorme differenza, just keep it in mind – hanno anche questa tendenza a socializzare il giusto, soprattutto superata una certa età. La vita mondana non manca e le occasioni per stare insieme tanto meno. Però non troverete mai gruppi di anziani a sedere su sedie di plastica per ore a giocare a burraco o a contemplare giornali ed il mondo circostante in silenzio. Forse perché mancano i bar, chi lo sa.
In più qui, fa sempre abbastanza freddo, quindi le persone tendono a stare più in ambiente chiusi e vivere meno all’esterno. Detto così sembra quasi una cosa negativa, ma non lo è assolutamente. Perché quando stanno insieme, stanno insieme davvero. Si godono il tempo tra amici e famiglia, senza troppe distrazioni. Si incontrano per gioire della compagnia degli altri e non giusto per vedersi e socializzare necessariamente, senza poi non avere arricchito la propria giornata.
Forse, da questo punto di vista, sono profondamente belga. Nelle amicizie sono estremamente selettiva e odio il “vedersi e sentirsi tanto per”. In Italia, questo mio comportamento viene spesso scambiato per menefreghismo, ma semplicemente quando sento o vedo una persona è perché ho veramente piacere a condividere il mio tempo con lei e perché sono quasi sicura che quell’incontro mi arricchirà la giornata interiormente. Senza distrazioni, senza niente. Completamente assorta in quel momento.
Ed è per questo che non c’è posto migliore per recuperare tutte le energie spese negli ultimi mesi. Come avevo scritto nel mio primo post, mi sento fortunata a poter vivere due realtà completamente diverse. Le differenze tra i due paesi si accavallano in me, permettendomi di vivere più punti di vista, allargando i miei orizzonti e lasciandomi vivere due vite parallele, ma complementari.
La calma e la freddezza delle persone, mangiare cioccolata, waffles e patatine fritte tutto accompagnato da dell’ottima birra, l’assenza di confusione e bar stipati di persone, sono quei classici cliché che permettono di staccare la spina decentemente dalla vita quotidiana. Mentre i cliché italiani, sono quelli che mi permettono di viverla intensamente.
Cosa posso desiderare di più?