Nutella VS the world
“Che mondo sarebbe senza nutella?”
Dico la verità, il mio sarebbe peggiore.
Sì, sono una fanatica della nutella, mi culla nei momenti tristi, mi premia nei momenti di soddisfazione.
L’argomento di cui parlo oggi però, non riguarda abbinamenti e ricette (per quanto ne conosca un sacco), ma le controversie giudiziarie.
Un po’ di storia
Pietro Ferrero (1898-1949) possedeva una pasticceria ad Alba, in una zona del Piemonte molto famosa per la produzione di nocciole.
Pietro creò una pasta a base di nocciole che chiamò inizialmente Pasta Giandujot, venduta a blocchi, e che poi diventò negli anni ’50 la Supercrema conservata in barattoli.
Il successo era già arrivato, ma negli anni ’60 il figlio di Pietro, Michele, decise di cambiare ricetta e nome per aprirsi al mercato europeo: nacque la Nutella (da nut-nocciola).
Da quel momento in poi è stato un fenomeno in ascesa.
La ricetta ormai consolidata, si compone di zucchero, olio di palma, nocciole (13%), latte scremato in polvere (8,7%), cacao magro (7,4%), lecitine (soia), vanillina.
Negli anni questa crema di nocciole è stata oggetto di numerosi “attacchi” giudiziari e di imitazioni
“Ma come si permettono?” Semicit.
Nel 2011 c’è stata una segnalazione all’Antitrust per quanto riguarda la pubblicità, firmata da Alfredo Clerici del sito Newfood. Lo spot in questione ritraeva una famiglia intenta a fare colazione, poi, al suono di “È così che nasce nutella”, una serie di immagini di ingredienti naturalissimi: una cascata di buon latte (ingrediente che in realtà si trova nella ricetta sottoforma di latte scremato in polvere), una montagna di cacao (cacao magro in etichetta, che non è un sinonimo). Inoltre, nulla nella pubblicità alludeva agli altri principali ingredienti, lo zucchero e l’olio di palma. Insomma, si parlava di pubblicità ingannevole e veniva citato l’art.22 (omissioni ingannevoli) del Codice del Consumo. Non c’è stata risposta da parte dell’Antitrust, ma la Nutella in copertina, sull’immagine principale, ora recita “latte scremato”.
Nello stesso anno, a Novembre, il tribunale di Francoforte ha dichiarato la Nutella “bugiarda”, intimando all’azienda di modificare l’etichetta. Quest’ultima era accusata di indurre i consumatori a pensare che la crema spalmabile fosse un alimento genuino, ricco di vitamine e minerali. Il problema risiedeva proprio nel modo in cui si era scelto di indicare i valori nutrizionali: grassi e carboidrati erano indicati su una dose di 15 g di prodotto; vitamine e minerali su 100 g dello stesso. Il gruppo Ferrero non prese bene questo “attacco” e propose un ricorso che venne rigettato nel 2012: si impegnò quindi a modificare le etichette da quella data.
La Ferrero USA Inc. si trovò al centro di un nuovo putiferio proprio nel 2012 e di nuovo a causa di uno spot. La signora Hohenberg guidò una class action contro la Nutella per una pubblicità che la faceva passare un alimento parte integrante di una colazione salutare. La pena pecuniaria che fu imposta fu di circa 3 milioni di dollari: 4 dollari a confezione per chi avesse potuto dimostrare di averne comprata tra il 1 gennaio 2008 e il 3 febbraio 2012.
Recentemente, invece, l’opinione pubblica si è scagliata contro Nutella per la questione “olio di palma”. C’è stata una sorta di “psicosi” (passatemi il termine) intorno a questo grasso vegetale, molti anche in Italia hanno cominciato a temere per la propria salute, quando principalmente il problema riguarda l’ambiente e la massiccia deforestazione. Da relativamente poco tempo, infatti, nei supermercati diverse etichette di vari prodotti ci tengono a precisare nel claim che sono “senza olio di palma”.
La Nutella ha adottato una strategia completamente diversa (vincente, a mio parere, a livello di marketing), spiegando come l’olio di palma sia un ingrediente irrinunciabile, dalla resa altissima, e che quello utilizzato nella ricetta sia prodotto al 100% in modo sostenibile (sul sito della nutella ci sono tutte le informazioni).
Nel corso degli anni la Nutella si è ritrovata molto spesso anche ad essere “dall’altra parte” in tribunale: si tratta di controversie contro altre creme di nocciola, che non sempre hanno visto il gruppo Ferrero vincitore.
Vero è che esiste in commercio una gran varietà di creme spalmabili, ma queste continuano a non essere concorrenziali quando a livello di sapore, quando di prezzo.
Cosa trarre da queste vicende?
Sicuramente può inorgoglirci il fatto che prodotti italiani siano così conosciuti ed apprezzati all’estero. La Nutella è un prodotto sano? No, non può esserlo, è grasso e pieno di zuccheri. Basta dare uno sguardo alle raccomandazioni sulle dosi giornaliere di questi elementi dell’OMS per fare un calcolo.
Tuttavia, non mi stancherò mai di ribadirlo: il segreto è semplicemente diventare consumatori sempre più informati! In questo modo, direi, che una fetta di pane e nutella, la mattina, ce la siamo meritata.
Grazie per la lettura e alla prossima!