Tra pochi giorni sarà precisamente passato un anno da quando con pochi stracci, uno zaino poco più grosso di me ed un budget estremamente limitato, partivo per il mio Interrail in solitaria. Il 18 Agosto, precisamente. E per me questa data è di fondamentale importanza. La considero come una sorta di anniversario personale, dove festeggio la rinascita di me stessa.
Ricordo ancora nei minimi particolari ogni emozione provata in ogni secondo di viaggio e come queste siano mutate e maturate con il passare delle settimane. Il giorno prima di partire ero in balia di una sensazione particolarmente strana, dove ansia ed euforia si mescolavano in completa sinergia. Riuscii a dormire poco bene quella notte. La mia mente, come fosse una trottola, continuava ad alternare entrambi gli stati d’animo e non riuscivo a bloccare il flusso incessante dei miei pensieri.
“Sarà la sfida più bella, ti divertirai un casino” era una di quelle frasi che si alternavano a “Sarah, chi te lo ha fatto fare ed adesso?”.
Una delle motivazioni che continuava e tenermi sul filo del rasoio, oltre al fatto che avrei viaggiato per tre settimane da sola, era il Couchsurfing. Sì, perché con un budget limitato non potevo permettermi 19 notti in ostello. Troppo dispendioso. Quindi, nel mese precedente, mi ero messa in contatto, tramite l’app omonima, con persone disposte ad ospitarmi.
Ma andiamo per gradi: cos’è il Couchsurfing?
Couchsurfing, letteralmente significa “fare surf sui divani”, richiamando fin da subito quello che è lo spirito del sito. È una piattaforma di scambi di ospitalità o, in parole più chiare, un posto dove puoi metterti in relazione con persone di tutto il mondo, le quali ti ospiteranno a casa propria e viceversa. Quindi, ancor più chiaramente: vai a dormire a casa di uno sconosciuto. Decisamente poco allettante per una viaggiatrice solitaria, considerando i tempi che corrono. Però l’idea mi intrigava e dopo aver fatto le mie dovute ricerche, mi sono lanciata in questo dolce rischio, spinta dalla necessità di risparmiare qualche soldo e dalla voglia di superare i miei limiti.
Come funziona?
Una volta creato il proprio profilo utente, si può iniziare a cercare persone che vivono nella zona che ci interessa visitare. Si manda un messaggio alla persona prescelta e ci si presenta per bene, in modo tale da far capire al proprio ipotetico host di essere persone benevole ed interessanti, e non dei sadici serial killer. Questo perché, ovviamente, il Couchsurfing è un rischio per entrambe le parti e, quindi, non tutti accetteranno la vostra richiesta. Soprattutto all’inizio: se non si ha nessuna referenza, le chance di essere ospitati o di ospitare si riducono drasticamente.
Ed ora, sarò particolarmente sessista, perdonatemi: per le donne questo problema si presenta ben poco. Basta avere un bel visino, una foto in riva al mare ed il gioco è quasi fatto. Io feci una lista pubblica del mio itinerario e ricevetti centinaia di richieste. Non sto scherzando. Tutti quanti sembravano voler ospitarmi in tutte le città che avrei visitato. Ed ecco uno dei noccioli più importanti della questione: erano tutti i maschi. Nessun problema per me, da sempre preferisco la compagnia maschile a quella femminile, però in questo caso mi sentivo di correre un rischio. Dormire a casa di un totale pazzo squilibrato intento solo a provarci? Nah.
Quindi provai a scrivere a diverse ragazze, ma quest’ultime, visto le mie referenze inesistenti, non rispondevano o non se la sentivano di ospitarmi.
Così, ho iniziato a selezionare, tutte le richieste inviatemi, con calma e razionalità. Controllavo tutte le referenze, una ad una, e dopo un po’ di lavoro e di impaccio, ho scelto i miei host.
Questo è un passaggio che non può essere mai schivato: le referenze sono molto importanti e devono essere almeno dalle tre in su. E per quanto riguarda l’account “verificato” diffidate: si pagano dei soldi per avere quella simpatica spunta verde accanto al proprio nome, quindi anche il più stupido dei maniaci può risultare verificato. Bisogna perderci tempo e fare delle piccole ricerche, così avrete meno possibilità di incappare in brutte sorprese.
La mia esperienza da couchsurfer
Se state cercando esperienze negative su questo blog post, non ne troverete. Sono stata ospitata in tre appartamenti, in tre stati diversi ed ho avuto solo ed esclusivamente momenti incredibili. Ho trovato persone magicamente disponibili e sorridenti. Mi hanno fatto entrare nelle loro vite, mostrandomi posti magnifici non assediati dai turisti, facendomi vivere come una vera locale. Viaggiare ha avuto decisamente un altro sapore. Niente a che vedere con le classiche guide turistiche, piene di monumenti e hotspot da visitare. Qui si parla di vivere una città, di coglierne la vera essenza.
Ma non solo: essere una surfer non significa solo poter usufruire di un letto o di un divano al fine di fare ciò che si vuole in totale autonomia, ma è anche un’occasione per conoscere altre persone e avere uno scambio culturale non indifferente. Confrontare le proprie tradizioni, assaggiare la cucina tipica, imparare e barattare le proprie conoscenze. Non solo, spesso queste esperienze così intense ti fanno trovare un amico. Sarò stata solo fortunata?
Il Couchsurfing è una roulette russa
Per quanto io, a conti fatti, abbia avuto tre esperienze di Couchsurfing magnifiche, purtroppo tra racconti online e storie sentite durante il mio Interrail, non sempre è così. Vorrei potervi dire che il rischio è pari allo zero, ma mentirei spudoratamente. Bisogna prestare attenzione, specialmente se si è donne solitarie. A volte è facile schivare le cattive conoscenze: lo si capisce immediatamente tramite messaggio se hanno secondo fini o meno. A volte invece le persone sono un po’ più subdole o comunque molto più strane di quel che si mostrano nell’app.
Come ho detto ne ho sentite di cotte e di crude: persone ospitate che, dopo un rifiuto sessuale, hanno spaccato piatti e tazze dell’host; un host che teneva un altarino in casa con delle parrucche (inquietante!) o semplicemente uomini che si intrufolavano nel letto delle viaggiatrici completamente nudi. Esistono poi casi anche più pericolosi, ma per fortuna rarissimi: la ragazza uccisa in Vietnam, solo per poter rubare soldi ed iPhone; il carabiniere italiano, Dino Maglio, che drogò e stuprò una decina di turiste ospitate.
Detto questo, non lasciatevi spaventare. Con le dovute precauzioni iniziali, l’esperienza vale la pena di essere vissuta. Perché in fondo viaggiare non è solamente visitare chiese, musei, monumenti. Viaggiare non è solo imparare la storia e sedersi a prendere un drink nella terrazza panoramica più popolare. Viaggiare è interfacciarsi soprattutto con sé stessi, provando nuove emozioni, sfidando i propri limiti e scoprendo che, nonostante tutto, si è molto di più di quel che credevamo.