Pieter Paul Rubens sarà il protagonista del mio articolo di oggi.
In questi giorni mi accompagna un velo di delusione. Al cinema, per soli tre giorni, è stato proiettato un film dedicato a Van Gogh e al Giappone e io me lo sono perso. Probabilmente sarebbe stato il “pretesto” per dedicargli un ulteriore articolo.
Per fortuna, o sfortuna – dipende se come me siete dei fan di Van Gogh – essendomi persa tale visione mi sono trovata a dover scegliere un altro artista per il mio articolo odierno ed è così che sono arrivata a Rubens, pittore dall’indiscutibile talento. Spero piacerà anche a voi!
La vita e le opere
Pieter Paul Rubens nacque nel 1577 a Siegen, Germania. Il padre, Jan Rubens, era un avvocato calvinista fiammingo mentre la madre si chiamava Maria Pupelynckx. Il giovane trascorse la sua infanzia a Colonia, dove il padre si era rifugiato per evitare la persecuzione spagnola nei confronti dei protestanti ma, a dodici anni, si trasferì ad Anversa dove ricevette un’educazione umanista e, inoltre, divenne cattolico. Solo due anni dopo iniziò un apprendistato artistico presso Tobias Verhaeght.
Pieter, in seguito ad un viaggio in Italia, risentì fortemente della nostra pittura e venne addirittura assunto da Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, come ritrattista. Il duca nutriva una grande stima nei confronti di Rubens e questo lo portò ad affidargli anche altri incarichi. Tra questi il compito di arricchire la collezione d’arte della famiglia Gonzaga. Pieter fu talmente abile da riuscire ad acquistare per il suo signore “la Morte della Vergine” di Caravaggio che, come vi avevo già detto nell’articolo a lui dedicato, era una tela che all’epoca fece molto scandalo a causa del poco decoro che era stato utilizzato per dipingere un soggetto sacro.
Pieter Paul Rubens era tuttavia un pittore dal talento fuori dal comune e non rimase a lungo a servizio del duca di Mantova. Col suo fascino e la sua cultura (parlava addirittura sei lingue) fece ritorno ad Anversa dove aprì una bottega che divenne famosa in poco tempo e dove, a trentadue anni, sposò Isabella Brandt, figlia di un giurista del luogo.
Le richieste di tele erano numerose e Rubens organizzò un’impresa ben strutturata dove presero parte anche molti altri artisti che lavoravano sotto le sue direttive.
Ne “L’Assunzione della Vergine” è possibile notare il talento di Rubens nel coordinare diverse figure all’interno della stessa composizione. La scena è divisa in due parti: in basso vediamo un gruppo di persone colto da stupore nel trovare il sarcofago vuoto mentre in alto vi sono la Vergine che sta volando in cielo circondata da molteplici angeli. Il collegamento tra cielo e terra è dato da una scia di nuvole scure che creano un tramite tra sfera divina e sfera umana.
Questa composizione richiama molto maestri italiani come Tiziano ma vi è tuttavia qualcosa di più gioioso ed esuberante rispetto alle opere classiche dei nostri pittori.
Con gli anni Rubens, grazie al suo successo come artista, riuscì a collezionare molte opere celebri arrivando a possedere oltre trecento tele di maestri contemporanei e del passato. L’ottimismo e la gioia di vivere lo accompagnarono sempre anche quando, nel 1626, la moglie Isabella morì.
I ritratti
Sei anni dopo aver subito la perdita della moglie, Rubens si sposò nuovamente. La nuova compagna aveva solo sedici anni e il suo nome era Helena Fourment. Quest’ultima divenne la protagonista di molti ritratti di Pieter all’interno dei quali la sua capacità di cogliere certi sguardi e determinati atteggiamenti raggiunse l’apice.
In “Helena Fourment in pelliccia” vediamo la ragazza abbigliata con un sontuoso abito con una sopraveste in pelliccia mentre il resto del suo corpo è ornato da gioielli, principalmente perle. Nonostante l’abbigliamento ricercato, ciò che colpisce maggiormente è la fisionomia della giovane e il suo sorriso appena pronunciato.
Al contrario, in “Helena Fourment esce dal bagno” :
la giovane è nuda e appena avvolta in una veste di velluto scura foderata di pelliccia. In questa tela Helena è ritratta come se fosse una Venere rinascimentale e la sua figura poggia su un tappeto rosso. La luce colpisce la ragazza mettendo in risalto le sue forme e la sua bellezza.
Un’altra opera dove Helena fa ancora da protagonista è “Ritratto di Helena Fourment”; in questo caso però è di un disegno che parliamo.
Qui, al contrario del quadro in cui Helena era abbigliata in maniera sontuosa, la giovane è ritratta con la testa leggermente inclinata da un lato ed ha un’aria sognante. I suoi lineamenti sono delicati e ciò che spicca maggiormente sono il viso paffuto, i grandi occhi e la bocca carnosa. Questo lavoro testimonia la grande capacità d’introspezione psicologica di Rubens nonché la sua capacità di disegnatore.
Rubens morì ad Anversa nel 1640. Per sua volontà, l’enorme patrimonio di cui disponeva rimase a disposizione dei suoi figli affinché, qualora questi avessero voluto dedicarsi alla pittura, se ne potessero servire.
La mia passione viene dal cielo, non da riflessioni terrene.