Io, donna, perché mai dovrei aver paura del mio compagno di vita o del passeggiare sola in piena notte con la luna che mi bacia la fronte? Perché io, donna, devo seguire alla lettera tutte le raccomandazioni sociali sul come vestirmi, atteggiarmi, orari migliori di altri, posti da frequentare. Perché io, donna, per poter vivere serenamente mi devo sentire privata della mia libertà di scelta e di espressione?
Molti di voi staranno annuendo a questo punto, qualcuno accennando un sorriso accondiscendente. Perché fa male sentirsi oppressi, etichettati e non capiti. È frustrante dover render conto a chiunque del proprio comportamento, giustificarsi per non sentirsi in colpa. Ma in colpa di cosa veramente? Per esser state noi stesse? Per aver seguito ciò che l’istinto ed il nostro corpo ci dettavano di fare?
Ma la verità è che nessuno di noi è esule dai giudizi che ogni giorno inondano le donne.
“Se l’è cercata, è troppo estroversa e da’ confidenza a tutti”,
“era vestita come una prostituta, le si vedeva tutto”,
“si comportava come una pazza”,
“alla stazione a quell’ora, cosa si aspettava?”
Raccontatelo a Maria, 25 anni. Voleva viaggiare in solitaria per riscoprire sé stessa. Con una valigia carica di sogni da realizzare si è recata in Costa Rica, dove solo pochi giorni dopo dall’inizio della sua avventura è stata ritrovata nuda, riversa sulla sabbia. Violentata e uccisa. Quella sera era uscita con una ragazza conosciuta in ostello, era buio, avevano bevuto e sono state avvicinate da due uomini. L’epilogo brutale già ve l’ho annunciato.
È colpa di Maria, una ragazza giovane in viaggio, che è uscita la notte per divertirsi, che ha bevuto qualche drink in compagnia ed ha cercato di conoscere persone nuove durante il viaggio della sua vita? Imprudente, ingenua, scostumata o semplice venticinquenne?
Raccontatelo ad Angela, 30 anni. Aveva un figlio di sette anni ed un ex marito violento che non accettava la fine della loro relazione. Lei, con tutto il coraggio di questo mondo ha tentato di dileguarsi da una situazione malsana e nonostante le difficoltà voleva ricostruirsi un futuro sereno con la sua unica ragione di vita, suo figlio. Così un giorno, dopo l’ennesima lite con l’ex marito che non voleva lasciarle spazio e respiro, che non voleva accettare la sua decisione, viene uccisa a colpi di pistola.
È colpa di Angela, una madre che non se ne è andata lontano da quell’uomo malvagio, che ha accettato nuovamente di parlare con il suo ex compagno? Incosciente o semplice ex moglie?
Raccontatelo a Roberta, 41 anni. Che una sera aveva voglia di mangiare una bella pizza, la sua preferita. Ha chiamato la pizzeria sotto casa, ha fatto l’ordine ed il fattorino si è presentato alla sua porta. L’uomo chiede se è sola in casa, lei ironicamente risponde “stasera siamo solo io ed il gatto”. Da quel momento non ha fatto in tempo ad urlare che l’uomo ha scaraventato la donna sul divano, chiudendo la porta dietro di sé, toccandola ed abusando di lei. Lei non ha la forza di dare l’allarme, di gridare, di fare niente.
È colpa di Roberta, una donna che si trovava tra le mura della sua abitazione, che ad una banale domanda ha risposto anche troppo sinceramente, che non ha chiamato o chiesto aiuto? Irresponsabile o semplice signora impaurita e confusa?
Raccontatelo a Roxana, 43 anni. Sposata da 13 anni, madre di un maschio ed una femmina. Come una normale coppia, lei ed il marito avevano delle discussioni quotidiane. Forse proprio per quelle piccole incomprensioni, la donna aveva bisogno di leggerezza, iniziando una relazione extraconiugale. Quando ha confessato il suo peccato al marito, lui preso dall’ira, l’ha soffocata con un cuscino.
È colpa di Roxana, una donna che aveva un amante? Traditrice o una semplice donna che ha commesso un errore?
Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo giudicato la nostra compagna di classe, la nostra collega, la sconosciuta che camminava per strada, la signora seduta sul tram. Magari indossavano vestiti attillati e appariscenti, magari parlavano ad alta voce ed era impossibile non notarle. Altre volte i loro modi di vivere non corrispondevano ai nostri, dunque era semplice affibbiargli la classica etichetta della strana o della “poco di buono”.
Il problema è che ogni comportamento diverso dal nostro non è commentabile, perché ognuno di noi ha il suo modo di esprimersi, di vivere la propria serenità. È il giudizio altrui, il primo grande nemico della libertà e finché faremo tutti parte della pubblica gogna mediatica, non faremo altro che alimentare il fuoco delle etichette e delle valutazioni non richieste. Saremo noi stessi gli artefici dei nostri limiti.
Essere donna è affascinante, dicono. Ma secondo me è una questione di coraggio, un’eterna sfida.
Io, donna, voglio essere libera di potermi ordinare una pizza, di commettere i miei errori e di crearmi la mia felicità. Di vedere correre i treni alla stazione di notte, di visitare paesi in solitaria, di conoscere persone nuove arricchendo me stessa ogni giorno. Di vestirmi con la mia minigonna rossa preferita acquistata online, di camminare per strada senza sentirmi in dovere di non guardare le persone negli occhi. Pronunciare “no” quando qualcosa non mi va, dire di “sì” quando qualcosa mi va.
Io, donna, voglio essere libera.
E posso esserlo.