Questa settimana lo ammetto: non avevo idee per l’articolo e nessuna voglia di continuare a parlare di cuccioli, strumenti ed educazione.
Così vi racconterò dei fatti miei, che purtroppo o per fortuna sono sempre indissolubilmente intrecciati a bestie di varia specie.
La bestia di cui vi voglio parlare è un particolare tipo di essere vivente, che può essere osservato libero in natura solo per limitatissimi periodi di tempo in cui esce allo scoperto per nutrirsi ed abbeverarsi frettolosamente per poi sparire di nuovo: il veterinario comportamentalista.
Se non sapete di che tipo di figura professionale si tratti, vi darò una definizione parecchio approssimativa e che a loro causa forti reazioni allergiche associate a crisi convulsive e violente dermatiti: psichiatra. Di cani (e gatti, come se questi emissari di Satana avessero una psiche). E su questa definizione molti di loro sono caduti a terra, schiumando dalla bocca e dibattendosi a terra come una sogliola in secca, ma intanto noi ci siamo capiti.
Avendo a che fare con uno di loro da almeno un anno a questa parte, oggi l’ho convinto con tecniche al limite della circonvenzione d’incapace a fare una sorta d’intervista, che riporterò qui.
Gli appartenenti alla specie sono normalmente soggetti schivi, ma generalmente affabili; questo esemplare invece è tanto bravo quanto particolarmente cinico, sarcastico ed esasperato dal genere umano, esattamente come me: infatti passeremo il resto della vita a tormentarci proprio come due bravi sociopatici.
Essendo noi due persone orribili, vi sconsiglio la lettura se non siete armati di un po’ di ironia e indifferente menefreghismo.
E: “Dovrei scrivere l’articolo, ma non ho idea di cosa parlare”
L: “Scrivi dei diversi stereotipi di proprietari folli.”
E: “non ho molta esperienza, che faccio, intervisto te?”
L ride ingenuamente sottointendendo “non se ne parla neanche”, inconsapevole.
E: “Non conosco così tante tipologie di proprietari.
Oddio forse qualcuna…
La proprietaria (di solito donna) che si fa trascinare dal microcane rachitico col cappottino, il proprietario che ha preso il cane enorme e/o di razza potenzialmente pericolosa di cui non sa assolutamente nulla e che di solito è sintomo di una drammatica sindrome compensativa, il proprietario col cane che è bravissimo e non fa che parlare delle mille attività con cui sfonda i maroni al suo quadrupede (eccomi!)…”
L: “l’ansiosa cronica, quella che ogni cosa che ha il suo cane è più grave di tutti e che ogni volta che glielo sfiori ti blocca perché “che fa dottore è doloroso?” Il proprietario che sa tutto lui perché si informa, e poi c’è il complottista che qualunque cosa decidi è perché ti pagano le multinazionali e bigfarma.”
E: “Non so perché mi sento chiamata in causa… comunque secondo me Milla è depressa. Ho letto i sintomi su Google, corrisponde.”
L: “Secondo me il suo problema è un altro: ha braccia e gambe e legge google.”
E: “secondo te i cani tentano il suicidio?”
L: “no ma alcuni vorrebbero tanto”
E: “neanche Milla quando ingoia ossa di pterodattilo rubate nella spazzatura?”
L: “quello è perché tu sei un’imbeci…
Prova piacere a farlo, non è un tentativo di suicidio. E comunque quante volte ti ho detto di mettere fuori il sacchetto dell’umido quando cucini pollo e tacchino?”
E: “lo sai che tutto quello che stai dicendo verrà modificato e usato contro di te, vero?”
L ride isterico, progetta il mio omicidio, sospira e alla fine emette un rassegnato “lo sapevo”
E: “il peggiore errore dei proprietari. ‘Prendere un cane è tenerlo in ostaggio’ non è accettata come risposta”
L: “essere proprietari. Anzi, SENTIRSI proprietari è più corretto”
E: “sai che se non argomenti dovrò inventarmi qualcosa e non finisce mai bene quando accade”
L: “Se ti senti “proprietario” ti prendi diritti che non hai e ti crei aspettative che non non saranno mai attese:
“Io l’ho salvato”
“Io gli do da mangiare”
“Io lo porto a giro”
Quindi lui mi deve amare
Puoi fare l’esempio del cameriere che ti porta da mangiare ma non per questo è il tuo miglior amico o del tassista che ti scorrazza per la città ma non per questo conosci la sua vita privata.”
E: “Quindi Milla non mi ama?”
L: “Lo farebbe se gli comprassi cappottini e scarpine rosa. E lo sa quando sbaglia. Infatti dopo chiede sempre scusa perché sa che sei la sua mamma e gli vuoi bene… dai Elena, stai sui coglioni alla metà della gente che ti conosce, perché un cane dovrebbe amarti solo perché gli riempi una ciotola?”
E: “Dai era una domanda seria. Almeno una nell’articolo devo mettercela. A parte gli scherzi, ci sono studi che dimostrano che al cane, quando vedono il pro.. “Compagno umano” si “accendono” le stesse aree del cervello che si accendono negli esseri umani quando vedono la persona amata. Quindi? Secondo te ci amano o no?”
L: “Ci sono degli studi che lo dimostrano. Ma è dovuto alla relazione ed al piacere di stare insieme a chi conosciamo e fa parte del gruppo. Definirlo amore mi sembra troppo.
Penso che amicizia e complicità siano più azzeccate”
E: “Chissà quali aree si accendono a me quando vedo Milla. O te”
L: “Intendi fra quelle non bruciate?”
E: “sono felice perché l’importante in un rapporto è la stima”
L: “certo, ti stimo come se tu fossi una professionista”
E: “tu lo sai che sono io a prepararti più della metà dei tuoi pasti e che le occasioni di intossicarti sono molte, vero?”
L: “Si. Come procede l’intervista, interessante?”
E: “Non saprei, ma meglio chiuderla qui perché non so come censurarci in modo che i tre quarti della popolazione mondiale non si senta mortalmente offesa”
L ride, “ci importa?”
E: “ovviamente no”.