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Speciale Halloween – Quadri Tetri nella Storia dell’Arte

Halloween

“Speciale Halloween – Quadri Tetri nella Storia dell’Arte” è il titolo che ho deciso di assegnare al mio articolo di oggi. Cade a fagiolo visto che è il giorno in cui si celebra Halloween.

 

Non tutti infatti sanno che questa è una delle mie festività preferite. Sarà che mi diverto particolarmente a realizzare dei trucchi a tema horror e, di conseguenza, quale giorno migliore per sfoggiare un look mostruoso?

 

Ad ogni modo non voglio divagare e, per l’articolo odierno, ho raccolto una serie di quadri decisamente inquietanti e che mi sembravano adatti all’occasione. Se siete curiosi vi invito a proseguire nella lettura!

 

Quali sono le origini di Halloween?

 

Prima di iniziare l’articolo vero e proprio mi sembrava doveroso fare questa premessa. A tal proposito vi lascio qua sotto un link dove potrete leggere tutta la storia di Halloween e le leggende/usanze legate a questa festività:

 

http://www.latelanera.com/halloween/origini-e-storia/

 

Goya

 

Passando invece al mio articolo, ho deciso di iniziare con un macabro quadro di Francisco Goya, celebre pittore spagnolo vissuto tra il settecento e l’ottocento.

 

 

“Saturno che divora i suoi figli” è una tela realizzata tra il 1821 e il 1823 ed è un’opera a tema mitologico che fa parte delle Pitture Nere, un ciclo di diversi dipinti che Goya realizzò sulle pareti della propria casa. In questo quadro vi è Saturno colto nel momento in cui divora con foga uno dei suoi figli appena nati. La scena è immersa principalmente nel buio e al dipinto sono state attribuite diverse interpretazioni. Tra queste vi sono il conflitto tra la vecchiaia e la gioventù, dove il tempo viene inteso come il divoratore di ogni cosa.

 

 

Il tema di Saturno che divora i figli era stato affrontato anche da Rubens, pittore del quale vi ho già parlato non molto tempo fa. Egli però, al contrario di Goya, realizzò un dipinto più convenzionale, privo della brutalità utilizzata invece dal pittore spagnolo.

 

Géricault

 

Passiamo adesso a due quadri del pittore francese Théodore Géricault, anch’egli vissuto a cavallo tra il settecento e l’ottocento.

 

 

“Due teste mozzate” è una tela dipinta nel 1818 e raffigura due teste recise, una donna e un uomo, su uno sfondo scuro quasi a simulare una natura morta. La pelle è emaciata e ciò che colpisce maggiormente è l’espressione dipinta sul volto dell’uomo che risulta terrorizzata e persa nel vuoto. Géricault era un pittore molto attento ai dettagli e per creare questa e altre opere simili, trasferì il suo studio nei pressi di un ospedale così da poter analizzare da vicino i malati e i cadaveri in modo da studiare gli effetti delle malattie e della morte sul corpo umano. A tal proposito riporto un’altra sua opera legata a questo periodo, “pezzi anatomici”.

 

 

Géricault, come spesso accadde a pittori dotati di genio e talento, trascorse una vita di eccessi e trasgressioni che lo portarono ad una morte prematura. Egli infatti morì a soli trentatré anni lasciando una notevole eredità artistica all’amico Delacroix.

 

Munch

 

Adesso vorrei inserire uno dei miei quadri preferiti, non è macabro come i precedenti ma trovo che trasmetta un lieve senso di angoscia e quindi perché non parlare anche del celebre “Urlo” di Munch?

 

 

Di questa tela furono realizzate ben quattro versioni e rappresenta un sentiero in salita nei pressi di Oslo. Protagonista è la figura al centro che, terrorizzata, si comprime la testa con le mani per emettere un grido. Il soggetto non ha la fisionomia di un uomo ma piuttosto quella di una sorta di fantasma dagli occhi sbarrati la cui bocca si apre per emettere un grido che distorce il paesaggio attorno. L’opera può essere considerata autobiografica come ci spiegano le stesse parole di Munch:

 

Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.

 

Ai margini della composizione sono invece collocate due figure che, quasi come se volessero uscire dal quadro, restano indifferenti di fronte al tormento del protagonista. E’ attraverso questo che Munch vuole infatti diffondere una metafora sulla falsità dei rapporti umani. Non mi dilungo ulteriormente su questo artista in quanto vorrei prima o poi dedicargli un intero articolo.

 

Füssli

 

Passerei invece ad un altro celebre – ed inquietante – quadro ovvero “Incubo” di Füssli.

 

 

In questa tela sono realizzati, in modo simultaneo, una donna che sogna ma anche il sogno stesso. All’interno di una camera da letto in penombra vi è infatti una fanciulla addormentata, abbandonata sul letto in una posa scomposta mentre, con il volto sofferente a causa della sua angoscia, sogna una spettrale cavalla e quello che ricorda un goblin. L’opera è probabilmente correlata al folklore del tempo e ad alcune favole che narravano di demoni e streghe che sottomettevano con la forza al proprio volere coloro che osavano dormire da soli. Inoltre, la presenza della cavalla, potrebbe essere giustificata dall’etimologia della parola ‘incubo’ che in inglese è tradotta con ‘nightmare’: l’unione di night (notte) e mare (cavalla). Ad ogni modo vi è anche un’altra interpretazione: secondo la tradizione scandinava, ‘mare’ non si riferirebbe al cavallo ma sarebbe piuttosto legato al termine ‘mara’ con il quale ci si riferisce ad uno spirito mandato a tormentare coloro che dormono. La figura del mostro simile al goblin accovacciato sulla ragazza sarebbe invece da attribuirsi al senso di pesantezza sul torace e alla paralisi generati da un incubo. Tale creatura assume di conseguenza il ruolo di un vero e proprio peso fisico che schiaccia il busto della giovane.

 

E con questo direi che per oggi è tutto.

 

Spero di non avervi angosciato troppo con questi quadri e con i racconti ad essi legati. Vi do appuntamento al prossimo articolo e, a coloro che come me non vedono l’ora di prendere parte a qualche spaventosa festa a tema, auguro un Felice Halloween!

 

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