“Scende la pioggia, ma che fa?” cantava Gianni Morandi nel lontano 1968.
Ma se Franco Migliacci, celeberrimo autore che adattò la musica di “Eleonore” (canzone dei The Turtles) ad un testo italiano che diventò appunto “Scende la pioggia”, avesse scritto in questi giorni quelle strofe, sicuramente avrebbe risposto al “ma che fa?” con “rompe i coglioni”.
Eh sì, non se ne può più, che diamine.
Però che bisogna fare, annullare la nostra vita per via della pioggia?
Certo che no!
Si possono fare tante cose quando piove, e lo scopo di quest’articolo è elencarvele tutte (o quasi).
(Per prepararvi invece a Pasquetta, dove ovviamente sarà brutto tempo, vi invito a leggere/rileggere questo pezzo)
Cosa si può fare quando piove?
Partiamo dalla cosa più semplice: bagnarsi.
Bagnarsi quando piove è semplicissimo: basta andare fuori senza ombrello ed il gioco è fatto.
Divertente? C’è chi lo trova così.
Io preferisco fare altro.
Ah naturalmente è sottinteso che si tratti di pioggia nel weekend, cioè quando (teoricamente) si è più in relax.
Per esempio una cosa bellissima da fare mentre fuori piove (cit.) è dormire.
Le persiane chiuse, sentire il ticchettio delle gocce di pioggia e stare sotto le coperte a dormire come se non ci fosse un domani, che poi il domani teoricamente c’è, ed è pure il lunedì, per dire.
Ma davvero c’è qualcosa di meglio?
Mmh, forse sì.
Per esempio mangiare, bere, giocare, fare l’amore.
Adesso però basta, cambio argomento.
Sapete tutti quanto accaduto (anzi, purtroppo quanto sta accadendo) a Venezia.
Mi è tornato in mente quando sono andato in gita a Venezia, anno 1999, esattamente dal 13 al 15 maggio.
La mia prima gita di più giorni. La attesi molto emozionato. Ero in seconda media.
Mi ricordo che ero l’unico della classe ad avere un telefono cellulare: possedevo un BOSCH (credo d’essere stato l’unico non dico in Toscana ma proprio in Italia ad averlo) delle dimensioni di un telecomando. Il giorno prima mi fu ricaricato di 80.000 lire (ottantamila lire).
Con me portai il Guerin Sportivo. Il giorno della partenza c’era l’elezione del Presidente della Repubblica, io ero interessatissimo e gli altri mi guardavano come se fossi Francis il mulo parlante (poi fu eletto Carlo Azeglio Ciampi).
Arrivammo, tempo splendido, tutti a telefonare a casa, naturalmente chiedendo il mio in prestito: alla fine della giornata avevo zero lire.
Menomale che tenevo le monete per fare le telefonate nei giorni successivi.
Cose che mi ricordo di quella gita:
- quant’è bella Venezia;
- un mio compagno di classe che parla al telefono con la sveglia automatica dell’albergo;
- una manifestazione di ubriachi sotto le nostre finestre facendomi temere una rivoluzione leghista;
- la prima mattina dove per colazione mangiai solo pane e macchiai un bambino francese con la cioccolata, dissi due-tre volte “excuse-moi” e voglio ancora scusarmi con lui e la Francia intera;
- l’aria storica che si respira al Sacrario militare di Redipuglia;
- quant’è particolare Trieste;
- il pollo e le patate arrosto mangiati in un fast food di Trieste;
- io che in quel fast food pensai di aver perso il portafoglio e si scatena la caccia in tutto il locale per ritrovarlo, salvo poi accorgermi che l’avevo in tasca;
- le mie disavventure alle cabine telefoniche (la prima sera persi davvero il portafoglio ed un gentilissimo signore lo vide subito e me lo ridette, la seconda sera stavo per far volare via una colomba dal cestino della bicicletta di un mago che mi disse di allontanarmi);
- la seconda sera, che mi rifugiai in camera a guardare “Chi ha incastrato Peter Pan?” e feci la valigia con l’aiuto di una Professoressa;
- la gita a Murano, dove acquistai un cavallo di vetro (naturalmente in scala) e pensai per tutto il giorno di averlo rotto: non era vero;
- quant’è bella Venezia, specie piazza San Marco: da sottolineare i piccioni che cacarono in testa a due miei compagni di classe, uno era particolarmente contento, boh;
- la pioggia che ci accompagnò per Venezia;
- il Milan che nel viaggio di ritorno fece il sorpasso Scudetto ai danni della Lazio.
Come capite i ricordi sono molti, segno che Venezia mi è rimasta nel cuore e vederla così mi fa male.
Forza, Venezia.