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VERSO SUD. STORIE DI PUGLIA

Verso Sud

VERSO SUD. STORIE DI PUGLIA

Foggia, Puglia, Sud Italia. Una città e una provincia che vengono destabilizzate da una criminalità organizzata che solo dall’inizio dell’anno (fino all’11 gennaio) ha messo a segno ben otto episodi criminali fra incendi e bombe ad attività commerciali più un attentato dinamitardo ad un manager della sanità. Una realtà che l’opinione pubblica italiana, concentrata (ma non troppo, per carità) su altre organizzazioni criminali dalla camorra alla ndrangheta alla mafia siciliana, fa fatica a riconoscere e che solo la manifestazione di Libera di Don Ciotti (20 mila presenza) ha cercato di portare all’attenzione di un’Italia che al massimo sta attendendo Sanremo o si lamenta dell’extracomunitario che chiede uno spicciolo fuori dal supermercato. Una realtà che si fa fatica a comprendere.

Perché scrivo di Foggia? Perché nei giorni in cui succedeva tutto questo mi trovavo a Bari, a soli 130 km da Foggia, per presentare un libro, ospite di una libreria vivacissima che, in un periodo in cui le librerie solitamente chiudono per fare posto a catene di abbigliamento, ha deciso di aprire un nuovo spazio culturale (https://www.portineria21.it/ ).

Ma soprattutto ero guidato e presentato da una giovane blogger (che lavora nel marketing e comunicazione di una società privata) che avevo conosciuto online e con la quale avevamo condiviso, potenza dei social network, esperienze culturali comuni. Si chiama Laura Ressa e ha un blog molto ben scritto e che cerca di coinvolgere il lettore anche emotivamente (https://frasivolanti.wordpress.com/ ) e si definisce, ironicamente, “accumulatrice seriale di scatole di latta e giochi di parole”. Abbiamo parlato dell’Italia di ieri e di oggi, dei suoi vizi e delle sue virtù, delle contraddizioni del suo sviluppo , spesso disarmonico, di una società che guardava allo sviluppo del benessere individuale ma non alla crescita della collettività.

Perché ho ripensato alla coincidenza fortuita del mio piccolo evento a Bari mentre a Foggia , a poco più di 100 km?

Perché Laura Ressa è uno spirito libero, profondamente barese, non appartiene a nessun partito né movimento (almeno che io sappia). Organizza da sola eventi culturali , non ci guadagna nulla, lo fa per passione, perché vuole dare un contributo alla crescita culturale della sua città. Una sorta di gentilissima” volontaria “per la crescita culturale della collettività della sua città e che ha saputo, come in molti altri casi in Italia, utilizzare la rete social per coinvolgere anche realtà lontane.

Alcuni mesi fa le chiesi di parlarmi del suo Sud, della sua Puglia e lei mi ha scritto, fra l’altro , una cosa bellissima. Ha avuto la fortuna e la forza, come invece non è successo a molti altri giovani del Sud di non dover fuggire.

“Scoprire” la Puglia allora cosa vuol dire oggi? Vuol dire abitarla, capirla, provare a migliorarla con i mezzi che si hanno. Non significa soltanto coglierne le opportunità economiche e industriali. Ma guardarne la faccia antica e ammaliante, quella dei volti degli anziani e quella dei giovani che restano. Significa decidere di raccontarla fuori dagli schemi del racconto di abbandono/ritorno, di vacanza, di burrate, cime di rape e ricette tipiche. Raccontare è prima di tutto partire da sé, chiedersi: questo luogo cosa rappresenta per me? Corrisponde a me? Mi somiglia? Cosa faccio per il mio posto? Come lo descrivo agli altri? Come si lega a me e alla mia storia futura? Alla fine di ogni grande discorso sulla rivalutazione del sud , dovremmo eliminare quel suffisso ‘ri’.

Quello che abbiamo intorno non ci appartiene davvero , ma va curato e amato ugualmente. Alle persone è affidato il compito di salvaguardare i luoghi , chiederne il rispetto, raccontarli agli altri, esportarne la bellezza non solo come una cartolina da esposizione, abbandonare il potere affascinante delle immagini per lasciar posto al potere delle azioni”.

Ecco perché quando leggevo le notizie di cronaca criminale da Foggia, ho pensato subito alla Bari di Laura, alla “città vecchia“ che guarda ad Oriente. Piena di sapori di terra e di mare, e che è rinata negli ultimi anni. Perché il Sud è questo, è voglia di esserci, è discorso civile, è cultura come momento di crescita. E quando parleremo di valutazione del Sud sarà merito delle tante Laure che, in silenzio e con tenacia, ci diranno, “ecco siete arrivati a casa”.

 

 

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