Classe 1927, cantante, attore e presentatore televisivo ha girato il mondo ma è sempre rimasto un simbolo di Firenze, e di certo non solo grazie all’inno della Fiorentina, la sua squadra del cuore. Questo Signore dolcissimo e modesto ha portato in giro nel mondo gli stornelli fiorentini di Spadaro e la canzone d’autore italiana incidendo 5.500 titoli e vendendo decine e decine di milioni di dischi. In Italia Narciso Parigi dice di aver fatto “poco o niente”, ovvero una cinquantina di 33 giri pubblicati dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta (in gran parte stornelli e canzoni dedicate a Firenze), una decina di EP di stornelli fiorentini prodotti negli anni Sessanta, una ventina di 78 giri negli anni Quaranta e Cinquanta, e quasi un centinaio di 45 giri tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Come attore ha preso parte a una ventina di “filmi, e non li ho visti mica tutti!”, con i più importanti interpreti della commedia brillante italiana partendo da Corbucci per arrivare a Pieraccioni. Se questo è niente…
Come cantante ha riscosso un successo planetario, ci racconta come ha iniziato e continuato a cantare?
Ho sempre cantato. Entrai alla radio durante la guerra dicendo che avevo 18 anni e invece ne avevo 16 e mezzo, quando se ne accorsero non mi mandarono più via perché ormai ero già piuttosto conosciuto. Allora fui preso nel Quintetto Fiorentino, poi nell’autunno del ‘44 entrai nell’Orchestra Ferrari. Feci un concorso a Radio Firenze[1]: alle dieci lasciai la bicicletta in strada e salii le scale e a mezzogiorno cantavo già alla radio. Poi vinsi anche il concorso al Teatro Comunale per cantare nel coro, ma non mi interessava e non ci andai nemmeno. Rimasi alla radio e poi da Firenze nel ‘48 andai a Roma, dove rimasi per tanto tempo.
In seguito sono stato tanti anni negli Stati Uniti e ho lavorato con le case discografiche più importanti come la Capitol Records[2] e la Emi (come si dice in inglese che non ricordo?). In America ero in un gruppo con Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole e tutti gli altri, sicché ho avuto la fortuna di cantare con i più grandi: c’era anche il mio spettacolo, “Narciso Parigi Show” insieme al “Frank Sinatra Show” o al “Dean Martin Show”, con la stessa casa discografica e gli stessi impresari.
Non ho mai cantato nei ristoranti in America, ma solo nei grandi teatri .
Torniamo in Italia: nel 1949 vince una delle prime edizioni del Festival della Canzone Italiana con “Il topo di campagna” un samba esplosivo e divertente scritto dal giornalista Aldo Valleroni, primo ideatore del Festival, motivo inciso poi per la Cetra da Francesco Ferrari e dal Quartetto Star…
Sì, ma io non me lo ricordavo nemmeno, lo lessi sul “Corriere della sera”… Il Festival della Canzone Italiana inizialmente[3] si teneva a Viareggio alla Capannina del Marco Polo e lo presentava il fiorentino Amerigo Gomez. C’era l’Orchestra Ferrari e collegamenti con tutte le stazioni radio. Poi se lo fecero portare via e lo portarono a Sanremo dove lo annunciarono come il primo Festival della Canzone Italiana, ma per la verità era il terzo, non il primo. Comunque io ero giovane, non mi interessava granché fare i Festival…
Non Le interessava cantare nel coro del Comunale, non Le interessava partecipare ai Festival…fare l’attore almeno Le interessava?
Sì, poi a Roma ho lavorato in tanti film che sono andati in tutto il mondo ma non me li ricordo tutti…ne ho visti ben pochi, solo i primi tre o quattro degli anni Cinquanta: Terra straniera di Corbucci, La prigioniera di Amalfi di Cristallini, dove interpretavo il ruolo di un garibaldino, e quello con Franca Rame[4] … E poi andai in America…Ecco, penso di essere stato anche fortunato, sì.
Certo, oltre a essere molto bravo…
Ma sa, essere bravi a volte non basta, penso di avere avuto anche la fortuna di entrare in un gruppo importantissimo. Ho fatto queste trasmissioni importanti in America dove ho avuto molte soddisfazioni, infatti lì pensano che sia italo-americano ma invece non ho mai voluto la doppia cittadinanza, non mi è mai interessato essere americano, io sono italiano e basta.
Infatti la sua voce ha girato non solo l’Italia ma anche il mondo, portando la canzone italiana dappertutto…
Ultimamente i miei dischi sono stati ristampati anche oltrecortina perché la Universal nel 2012 ha comprato tutto il repertorio della Emi. La canzone italiana siamo noi, non questi di oggi. La canzone italiana vera aveva gli autori, grandi compositori come Bixio[5] o Di Lazzaro: erano loro che facevano le canzoni italiane, loro che componevano successi che giravano il mondo. Questi di ora, i cantautori, sono bravissimi, però le canzoni se le fanno e se le cantano e all’estero funzionano poco, perciò devono ristampare i nostri dischi vecchi per vendere la canzone italiana nel mondo. Io ormai sono vecchio, ho 88 anni, ma mi scrivono ancora da tutto il mondo e io non capisco come mai, come possano cercarmi ancora…
Quali artisti frequentava durante la sua permanenza negli Stati Uniti?
Sono stato molto amico di tutti: da Sinatra a Dean Martin, da Nat King Cole a Barbra Streisand, poi…come si chiamava quello giovane bravissimo?
E nella sua patria, nella sua città che tanto ama si sente riconosciuto come artista?
In Italia ho fatto poco, quasi niente in confronto a quel che ho fatto negli stati Uniti. Qui a Firenze mi hanno dato il Fiorino d’oro[6], ma l’avevano già dato a tutti i ristoratori… L’unica cosa che mi ha fatto contento è che me l’hanno dato insieme a Pierfrancesco Listri perché ho sempre avuto grande ammirazione per Pierfrancesco come giornalista…In America ho avuto molte più soddisfazioni e riconoscimenti, ma insomma… Va bene così …
Firenze sogna è una bellissima canzone emblema della nostra città, il titolo di questo mio lavoro infatti ne è solo l’ultimo degli omaggi. Composta da Cesare Cesarini nel 1939 e lanciata dal grande Carlo Buti, Lei l’hai ripresa (come fecero anche Oscar Carboni, Luciano Tajoli, Luciano Pavarotti e Claudio Villa)…
Sì, io l’ho ripresa alla fine della guerra, quando cominciai a cantare alla radio e poi l’ho portata fuori perché non era conosciuta: presi Firenze sogna e Mattinata fiorentina e le riportai al successo dappertutto.
Sono quelle le canzoni che le hanno dato maggiori soddisfazioni?
No, la canzone che mi ha dato più soddisfazione è stata Terra straniera, colonna sonora del film del ’52 con la regia di Corbucci che è andato in tutto il mondo.
E le passioni di Narciso Parigi quali sono?
Le mie passioni sono il pugilato e il calcio: son sempre stato tifoso della Fiorentina.
Infatti canta l’Inno Viola[7]…
Sì, e anche se non avessi cantato l’Inno sarei stato ugualmente tifoso. Pensi che avevo fatto anche un altro inno con Mogol e Donida, presi pure il primo premio a Sanremo come miglior inno d’Italia per le squadre di serie A ma alla Fiorentina non l’hanno nemmeno mai voluto sentire perché gli piace questo e vogliono questo! (ride) Pensi che l’Inno che rifeci con Alan Parsons[8] andò in tutte le discoteche degli Stati Uniti! Pazzesco! Pochi giorni fa mi ha scritto un bambino di non so dove per chiedermi una mia fotografia perché appassionato dell’Inno della Fiorentina e allora gliel’ho mandata… (ride) Un bambino! Mi ha scritto l proprio lui!
Allora stasera guarderà la partita della Fiorentina?
Certo! Guardi, le faccio una confessione: quando la Fiorentina perde io non guardo sport per una settimana! Se vince guardo anche le altre, altrimenti no, perché mi sembra di mancare di rispetto alla mia squadra. E’ sbagliato, ma non ce la faccio…Che ci posso fare?
Ama così tanto anche Firenze?
Sì, Firenze è cambiata ma è sempre la città più bella del mondo, sennò non sarei qui, mi creda, sarei rimasto negli Stati Uniti. Io e mia moglie siamo innamorati di Firenze, ci consideriamo parte della famiglia fiorentina e amiamo la nostra città. Quando stavo in America venivo a Firenze anche per soli tre giorni, avrò fatto 2000 traversate, ma Firenze è Firenze.
Qual è la speranza di Narciso Parigi per il futuro della musica italiana?
La mia speranza è che la Universal ristampi i miei dischi perché è un peccato che si perdano le canzoni italiane che hanno fatto successo nel mondo: i giovani non le conoscono così come negli Stati Uniti i giovani non sanno neanche chi è Frank Sinatra… A me piace anche questo genere di ora dove parlano più che cantare, ma mi dispiace che si perdano certi brani perché in Italia ci sono stati autori meravigliosi che sono praticamente stati esclusi dai cantautori, che sono bravissimi e fanno delle belle canzoni, come Dalla, Paoli, Zucchero… Sono tutti amici miei ma all’estero vanno poco… Forse possono funzionare canzoni come Caruso di Dalla ma quella è più una canzone napoletana… Se un cantante piace alla popolazione e al mondo intero è segno evidente che è bravo. Vedrà che piano piano salveranno la canzone italiana perché ci sono tante cose incise: ho fatto più di 5000 brani con la Emi, poi qualche centinaio con la Cetra, la Fonit. Hanno stampato le mie canzoni in Giappone, in Canada, in Argentina, in Brasile… Le stampavano sul posto e hanno venduto tanto: lo so perché mi arrivavano le royalties.
Io spero che ci siano ragazzi che continuino la nostra tradizione ma purtroppo ai giovani non piace più questo genere e poi per cantare certe canzoni ci vuole anche una certa voce; ora invece cantano come se parlassero. Piace questo, preferiscono questo. Prima c’erano canzoni fatte da autori, canzoni importanti che i giovani non conoscono e forse hanno anche ragione perché ora il mondo è cambiato quindi è giusto che sia cambiata anche la canzone. D’altra parte, i giovani è bene che facciano la loro strada. Io voglio bene a tutti quelli che si interessano di musica e auguro a tutti il successo perché mi sento un po’ il nonno di tutti questi ragazzi, specialmente dei fiorentini.
Bene, c’è qualcosa che vuole aggiungere prima di salutarci?
Auguro a tutto il mondo un po’ di serenità, questo voglio aggiungere.
[1] C’è stato un momento in cui Firenze è stata non solo una delle capitali italiane del jazz, ma la culla di un’emblematica esperienza radiofonica. Con Radio Firenze la città ha vantato infatti un centro di produzione ricco di idee brillanti quanto le sue trasmissioni, grazie a personaggi come Victor De Sanctis, Silvio Gigli, Amerigo Gomez e Odoardo Spadaro, oltre a musicisti quali Francesco Ferrari, arrangiatore e direttore d’orchestra, o Puccio Roelens, affiancati talora da comprimari del calibro di Gil Cuppini, Giorgio Gaslini e altri semidei del jazz nostrano”. Firenze radio Swing. Musica, orchestre e radio dal 1944 al 1952 di di Fosco D’Amelio e Rosaria Parretti, Pagliai editore, 2010.
[2] Etichetta discografica fondata negli USA nel 1942 ed incorporata dalla Universal Music Group nel 2012. Precedentemente era stata proprietà della EMI dal 1955 al 2012.
[3] La prima edizione del Festival della Canzone Italiana nacque allo scopo di lanciare motivi nuovi per l’estate e si tenne a Viareggio nel 1947 ma gli enti turistici locali non garantirono mai il loro appoggio economico perché scettici nei confronti di questa manifestazione, ritenendola bizzarra e inutile, così nel 1950 il Festival di Viareggio fu soppresso. Significative le parole pronunciate per l’occasione dal direttore dell’Azienda Autonoma, marchese Bottini: “Che importanza ha questo festival? Chi sono questi pazzi che cantano? Non bastano le canzoni del Carnevale? Sargentini (il presidente del Comitato Festeggiamenti del Carnevale , N.d.C.) dovrebbe pensare a cose più serie e ai corsi del Carnevale. Tutta questa mondanità estiva non si addice a una spiaggia come Viareggio. La Capannina invece di un festival musicale, se vuole, potrà ospitare una bella mostra canina o l’annuale festa degli svizzeri”. Pier Busseti, factotum del Casinò non si lasciò sfuggire la bella occasione e avanzò la proposta di trasferire il festival a Sanremo. Nessuna voce ufficiale rispose in modo negativo”. ( www.storiaradiotv.it)
[4] Amarti è il mio destino del 1957 per la regia di Ferdinando Baldi (N.d.C.)
[5] Cesare Andrea Bixio è stato un compositore italiano, di musica napoletana e leggera, autore di colonne sonore per il teatro, il cinema, la radio e la televisione. Ha composto, a partire dal 1909, più di 500 canzoni e 150 colonne sonore, tra cui brani indimenticabili come Mamma o Parlami d’amore Mariù.
[6] Nel 2009. Di seguito le motivazioni del Comune: “Narciso Parigi è una delle più belle e amate voci della canzone italiana del dopoguerra. Fin dal 1943 si esibisce nei più rinomati locali fiorentini. Canta con gli americani e per gli americani. La città di Firenze deve molto a Narciso Parigi non solo come artista ma anche come uomo formatosi con sacrificio e dedizione al lavoro, un uomo dotato di una forte personalità e di un ironico spirito fiorentino.” Per sempre uno di noi” sono le parole della targa che i ragazzi cella Curva Fiesole gli donarono per ringraziarlo di quell’ ‘Inno alla Fiorentina’ che ogni domenica fa sentire alta e forte la sua voce”.
[7] I primi tifosi, riuniti nell’Ordine del Marzocco, una sorta di viola club ante-litteram, fecero stampare e distribuire al pubblico dello stadio in Via Bellini un volantino col testo per far cantare a tutti la ” Canzone Viola”. Alla fine degli anni ‘ 50 sarà poi Narciso Parigi a rimusicare e reinterpretare il vecchio brano storico aggiungendone uno nuovo intitolato ” Alè alè Fiorentina” due canzoni che hanno accompagnato l’ingresso in campo della squadra viola nel primo e nel secondo tempo per moltissimi anni allo stadio Comunale di Firenze accomunando intere generazioni di tifosi. Curiosamente il coro che accompagna l’inno nella sua versione originale è cantato da giocatori dell’Inter (fra i quali il tifoso viola Pandolfini), raccolti da Narciso Parigi al momento dell’incisione avvenuta in uno studio di Milano. Nel 2002 Parigi ha regalato i diritti della canzone al Collettivo Viola.
[8] Nell’ottobre 2004, per un’iniziativa benefica e in occasione del ritorno in A delle Fiorentina, uscì un cd “Canzone Viola 2004” con lo storico inno della Fiorentina, cantato da Narciso Parigi con una partecipazione davvero straordinaria: la versione a sorpresa dell’inno viola realizzata con i suoni di Alan Parsons, versione che si apre solo digitando una frase chiave mentre si visualizza il cd-rom.
Intervista di Elisa Giobbi tratta da “Firenze suona – la scena artistica raccontata dai protagonisti” (Zona, 2015).