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Pillole di superfluo

Pillole di superfluo

Pillole di superfluo

Amici di “Non è buio ancora”! Ormai è sempre più evidente che il settore della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento sarà tra gli ultimi a svincolarsi dalle restrizioni.

Fermo restando la drammatica straordinarietà del momento, bisogna prendere atto che si sta parlando davvero molto poco delle difficoltà che sta affrontando questo mondo. Dobbiamo sempre tener presente che ogni singolo artista “famoso” che seguiamo non è che la punta dell’iceberg di un’intera filiera di professionisti che lavorano dietro la luce dei riflettori, ma che permettono a questi di accendersi.

Come rimarca Paolo Fresu in merito alla recente polemica scoppiata dopo l’appello lanciato da Tiziano Ferro a Che tempo che fa:

Bisognerebbe spiegare che la macchina dello spettacolo non è fatta solo di artisti e di prime donne ma anche di tecnici del suono, architetti delle luci, roadie, macchinisti, montatori, autisti, direttori di fotografia, scenografi, assistenti, uffici stampa.

E poi scrittori, sceneggiatori, registi, coreografi, insegnanti, agenti, fotografi, studi di registrazione, discografici, grafici, stampatori, direttori di festival, club, associazioni, negozi, piattaforme digitali…

L’essenzialità del superfluo

Si è riaffacciata prepotentemente – come sempre, d’altronde, in congiunture emergenziali – una certa retorica contro il superfluo. Il superfluo – dove evidentemente l’arte e la cultura sguazzano – avendo per il senso comune un’esistenza parassitaria in rapporto a ciò che veramente conta, deve lasciare spazio a beni e a bisogni primari. Quelli legati all’auto-conservazione materiale dell’individuo e del corpo sociale. Musica, libri, concerti, spettacoli teatrali, ciò che afferisce all’ambito del gusto e dell’estetica: tutto uno spreco di risorse ed energie vitali. Ed i loro artefici: gente inutile, vampiri di una ricchezza che non gli appartiene.

Eppure, mai come in questo periodo di isolamento, il superfluo diventa necessario per la sopravvivenza. La cultura, con al seguito il suo bagaglio di inutilità, ha risposto alle nostre grida di aiuto. Ed è venuta, come sempre, senza pretendere niente in cambio, in soccorso delle nostre vite. E il nostro tempo si è fatto più pieno ma più leggero, secondo il magico gioco di prestigio di cui solo l’arte è capace. Il superfluo – l’abbiamo rimparato a nostre spese – permette di prenderci cura di noi stessi, ed è la vera testimonianza di ciò che siamo ed ambiamo ad essere. È nel dominio del superfluo che si gioca la partita delle nostre scelte più importanti, e che l’Essere dà prova di tutte le sue potenzialità.

Ecco che sono a proporvi alcune “pillole di superfluo” per mandare giù meglio le vostre giornate.

Pillole di superfluo

“Io non sono inutile!”

Mi piace pensare che gli stessi sogni ed emozioni che gelosamente coltiviamo da soli, nelle nostre case, e che ci permetteranno di rialzarci, alla fine faranno da catalizzatori anche per l’economia. Una volta tanto, l’economia sarà debitrice verso la cultura, confutando la solita litania – “Con la cultura non si mangia” –ripetutaci fino alla nausea e frutto della miopia di una classe dirigente tecnocrate.

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