Tre mesi e venti giorni.
Dall’ultimo articolo di “ù” sono passati esattamente tre mesi e venti giorni. Oppure centodieci giorni, se preferite (è un po’ come quando si chiede l’età di un bimbo piccolo: ci sono mamme che se il bambino ha, per esempio, un anno e mezzo rispondono “18 mesi”: non appartengo a questa corrente di pensiero).
Fra l’altro non doveva uscire l’11 febbraio, un martedì; doveva uscire come da palinsesto la domenica precedente, però siccome riguardava San Valentino allora posticipai l’uscita di un paio di giorni.
Il pezzo successivo doveva essere il 23 febbraio. Non mi ricordo, sinceramente, l’argomento che avevo scelto. So solo che non scrissi niente.
Poi è scoppiata l’emergenza, il lockdown e l’idea di “Casa WiP”, programma andato in onda quattro volte a settimana per quasi due mesi (dal 20 marzo al 17 maggio).
Adesso ritorna “ù”.
Ci sarebbero di cose da raccontare.
In questo momento però devo sbloccare un ingorgo che si è creato dentro di me.
Vi capita mai di voler dire un sacco di cose, tutte insieme? Siano esse idee, sensazioni, emozioni, ricordi, eccetera? Dai, immagino di sì.
Ecco, in questo momento mi sento in questo stato. Mille parole che si scontrano e magari c’è il rischio che escano fuori frasi del tipo “shaiofhqoiwfowhfoq hiwuq quando qioasiao ioaaii però aheughwqu mqahceina allora poi iqonaohqoapcwhfnbl”.
Non sarebbe nemmeno male come frase, un articolo scritto in quel modo mi attira.
Ma non è questo il momento giusto.
Allora inizio da un protagonista di questi giorni: Elon Musk.
Sapete chi è, no? È un imprenditore e inventore sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense (grazie Wikipedia).
In questi giorni è giustamente celebrato per il lancio del razzo Falcon9 della Space X (il cui CEO è appunto Mask) verso la Stazione Spaziale Internazionale.
Poche settimane fa è diventato padre per la sesta volta. Il nome del bambino? X Æ A-12.
No, non ho sbagliato a scrivere, si chiama proprio X Æ A-12.
Personalmente provo stima per Musk, almeno, per quel poco che lo conosco. Fra l’altro ho pure letto che anni fa gli morì un figlio dopo dieci settimane di vita e mi dispiace molto.
Dunque nessun intento ironico sul nome del neonato. Di sicuro mi ha comunque fatto sentire obsoleto.
Non lo so se diventerò mai padre, boh. Mi piacerebbe, sono sincero, ma non dipende solo da me (credo che bisogna essere in due, credo eh, non ho tutto ancora chiaro).
Per gioco ho pensato a come potrei chiamare mio figlio o mia figlia. Le reazioni, da parte dei pochi a cui ho chiesto un parere, son state per lo più di disaccordo se non addirittura di perplessità.
Sinceramente non capisco perché: chiamare mia figlia Aria per poter dire poi a mia moglie “Hai Aria in pancia” durante la gravidanza mi pare divertente. Ma vabbè, non c’è ironia in queste situazioni. Forse rischierei il divorzio ma pazienza, mi son tolto la soddisfazione, anche se forse non ne vale la pena. Boh, ci penserò.
Dopo quindi che Musk ha chiamato il figlio X Æ A-12 (che ha anche un significato importante spiegato dalla madre: “X, la variabile sconosciuta; Æ, la dicitura elfica di Ai (amore e/o intelligenza artificiale); A-12, il pecursore dell’SR-17 (il nostro velivolo preferito)“ ho più coraggio a proporre certi nomi anche io.
Per esempio: Forza è un nome che mi piace. “Dai Forza, forza, vieni, Forza!”. Oppure Coso, che può essere utile anche per vuoti di memoria. E perché no allora Bello (o Bella)? Pensate come sarebbero ganzi i saluti: “Ciao Bello! Vieni Bello!”. Che poi è un escamotage che uso quando saluto qualcuno di cui non so il nome: Bello/Bella e passa la paura. Pure Grande può essere funzionale: “Ciao Grande!!!”, “Che Grande che sei!”, Renato Zero che urla “GRANDEEEEE” e mio figlio che potrà dire “STA PARLANDO DI ME”. Idea venuta proprio in quest’istante: dare come nome Mi chiamo. “Come ti chiami?” e la risposta “Mi chiamo”. “Eh, come ti chiami?” “Te l’ho detto, Mi chiamo” e via così. Forse però così li traumatizzerei.
(Fra l’altro peccato che io di cognome non faccia Carducci perché altrimenti chiamerei mio figlio Castagneto, e non ci sarebbero stati proprio dubbi, avrei occupato l’anagrafe pur di chiamarlo così).
Insomma, non so sinceramente se avrò uno o più figli. Però pensare ai loro eventuali nomi mi piace. Quelli seri ovviamente non li ho scritti, li tengo per me.
Tanto poi so per certo che la mia incidenza sulla scelta sarà dello zerovirgola.
Ok, ora basta fantasticare sul futuro. Torniamo al presente.
Anche se mi è venuto in mente ora che un nome figo potrebbe essere………
P.S.: e comunque “Hai Aria in pancia?” è una bellissima battuta.
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