Questa fesseria che noi donne siamo imbranate alla guida deve finire.
Ed io lo voglio dichiarare pubblicamente: Io guido bene, benissimo anzi!
Per quanto non tutte le persone che hanno avuto il sommo privilegio di salire in auto con me condividano pienamente la mia affermazione, io resto della mia idea e non ho intenzione di farmi condizionare nel mio imparzialissimo giudizio per una manciata di personaggi che guidano come Schumi al Gp Giappone 2000 e mi trattano come se “la Bella Tartaruga” di Bruno Lauzi (Best Kids Song Ever), fosse stata scritta for me.
Io sono l’eccezione che conferma la regola: sono femmina ma guido bene.
Son tranquilla, non vado veloce e rispetto la distanza di sicurezza prevista dall’art. 149 del Codice della strada, che, se la memoria non mi inganna, deve essere di 1 chilometro e mezzo dall’auto che vi precede (io nel dubbio mi assesto sui 2 km di distanza, sia mai che quel brigante che mi guida davanti, detentore di patente presa coi punti dei Tegolini del Mulino bianco, decida di frenare bruscamente solo per far attraversare una ridente famigliola di nutrie in fuga da una battuta di caccia al cinghiale).
Se proprio proprio mi si dovesse trovare un difettuccio, probabilmente direi che la totale assenza di senso dell’orientamento, rappresenta il mio tallone d’Achille (o da Killer? come diceva il famoso ragazzo “accollativo” della Gialappa’s : https://www.facebook.com/watch/?v=511363158974360 )
Vi dico solo che mio padre, storia vera lo giuro, la prima volta che sono partita con la mia 500 da sola per trasferirmi a Bologna dalla ridente Rosignano Solvay, la settimana prima della partenza stava già in ansia e passò un intero pomeriggio attaccato al pc sintonizzato su Google Maps, per compiere virtualmente tutto il tragitto che avrei dovuto percorrere io il giorno della partenza, seccando il toner della stampante HP laserjet per farmi le stampe delle foto a colori di TUTTE le uscite che avrei dovuto prendere (via emilia fino a Collesalvetti/ entrata FIPILI/ uscita Firenze scandicci/Autostrada A1-E35 DIREZIONE BOLOGNA, uscita Bologna centro, entrata Tangenziale, uscita 11Bis) .
Sono partita come se dovessi prendere la North Yungas Road, la Strada nella morte, in Bolivia, certa di partire, incerta sull’arrivo a destinazione: 3 ore di viaggio con la radio spenta, cellulare in modalità non disturbare e finestrini chiusi per non essere distratta dai rumori delle auto che mi sfrecciavano accanto suonandomi quando, ad ogni uscita della FIPILI, mi abbassavo gli occhiali e mi sporgevo sul cruscotto dell’auto, rigorosamente a bocca aperta, per verificare di non aver la foto del cartello dell’uscita, sulla mia personalissima bibbia in A4 preparata dal papi.
Pure il santo Charlie, mio padre, stava a pezzi: non lo ammetterà mai ma credo abbia atteso la mia chiamata, dentro la sua auto con le chiavi già inserite nel cruscotto ed il motore caldo, pronto a venirmi a soccorrere in qualche landa sperduta dell’appennino. Che faticaccia fare i genitori.
Cmq, il mio problema del senso dell’orientamento ormai è diventato un non problema, da quando abbiamo cellulari con accesso a internet e Maps e Waze installate sul cellulare. Ho solo pensato di acquistare un cellulare quadri-sim ,degno dei peggiori mariti farabutti fedifraghi della storia, per ovviare ad ogni possibile “NO SEGNALE GPS” all over the world.
Quindi appurato il mio non problema relativo la capacità di geolocalizzarmi nel mondo, resta soltanto una lillipuzziana questioncina legata al parcheggio.
35 anni di vita e quasi 17anni di patente alle spalle, ma ogni qualvolta che mi trovo su una strada ad una sola corsia, ad affrontare un parcheggio “standard” (non il meraviglioso e perfetto parcheggio lisca di pesce) perdo 18 anni di vita e mi ritrovo al liceo.
Quinta liceo, Maggio, le ultime verifiche e le ultime interrogazioni programmate dell’anno per definire quello che sarà il voto in pagella. Si iniziano a prendere le prime strinate della stagione al mare la domenica, che il lunedì arrivi a scuola con lo zaino in mano perché non riesci a tener sulle spalle le due fasce dell’Invicta che bruciano troppo e “gli amici” che ti prendono a schiaffi proprio lì dove ti sei ustionato appena fuori la porta di ingresso del liceo. La domenica non hai aperto libro che tanto la prof non doveva interrogare te, il tuo turno sarebbe stato la settimana successiva e quindi serenità, hai tutto il tempo di studiare nei prossimi giorni. Poi però, mentre la prof fa l’appello, l’incubo si palesa: quell’antipatica della Mazzanti che era in programma oggi, non si è presentata e la prof inizia a dire che deve comunque interrogare due persone.
Al tempo, dopo aver recitato il rosario in sanscrito antico, cercavi invano di impietosire con lo guardo la tua compagna secchiona, che
Chiaramente la secchiona, non ti guarda manco in faccia nonostante le pedate che le allunghi sotto la sedia e non ha la benché minima intenzione di salvare il ciapet a te e a tutta la banda di fannulloni amici tuoi che ieri stavano a farsi i gavettoni alle spiagge bianche e che si son presentati a scuola abbronzati come l’uomo torcia.
Oggi, 17 anni dopo, in auto quando devo approcciarmi al benedetto parcheggio standart, non posso appellarmi alla bontà d’animo di nessuno ma con la stessa malriposta speranza, riverso tutta la mia fiducia nello specchietto retrovisore, pregando di non veder apparire nessuna macchina che possa intralciare il mio percorso mistico.
E solitamente va cosi, solitamente non arriva nessuno quando tu trovi un parcheggio.
Ma poi, come ti apposti accanto all’auto davanti ed inizi la manovra, un bruscolino si affaccia, piccolo e quasi impercettibile a 5 km di distanza ma poi velocissimo come una piattola, in un attimo è già li attaccato al lato B della tua auto a farti pressione psicologica e con lui, in un nonnulla, arriva anche tutta la corazzata Potemkin al seguito.
Va be, ci provo lo stesso, non mi lascerò condizionare da questi 4 sfigati in fila che non attendono altro che assistere alla mia miserabile disfatta.
Spengo la musica, retromarcia, sterzo, GIROGIROGIROGIRO, “Dai, ci sono quas…” TOC!
Quella bastardissima zannella che mi spinge di nuovo in avanti vanificando ogni mio sforzo.
Ma NO, naturalmente, il tronfio non ci passa. Non resta che andarsene dal mio mezzo parcheggio con la coda tra le gambe. ☹
Documentandomi per la redazione di questo articolo, che, per il cospicuo valore aggiunto apportato alle vostre vite, mi farà volare direttamente tra i prossimi candidati al Pulitzer 2021, ho scoperto le ragioni dei miei “problemi” (che non sono da ricondursi, come i più perfidi di voi staranno insinuando, a ripetute cadute di testa avvenute in età prescolare), ma bensì pare che:
l’85% delle donne non possieda i circuiti neurologici che determinano l’intelligenza spaziale e, contestualmente, pare che, la colpa dell’imbranataggine femminile nell’arte del parcheggio, sia da imputarsi, udite udite, alla presenza del SENO, che renderebbe poco agevole il movimento delle braccia in fase di manovra.
Ordunque è svelato l’arcano. Ma questo punto, mi chiedo:
Se io che ho una canonica banalissima, Seconda che varia da una coppa B a una coppa C, in base all’avvicinarsi o allontanarsi del ciclo, sto messa cosi.. le mie compagne di merende super balconate pluri accessoriate del corso preparto di Budrio (SI, dico a voi 3: A.C, B.C. e C.G.) che fanno una quindicesima in 3, come faranno a parcheggiare con tutta quella mercanzia?
Amiche, quando dovete andare in centro a Bologna, che vi inventate? Vi fate riservare direttamente un piano del parcheggio di Piazza VIII Agosto?
Piesse: vi lascio con lei, mia tenera compagna di sventure, verso la quale ho sempre nutrito un affetto sincero ed incondizionato.