Sessantanove giornate particolari
Ho conservato un ritaglio di giornale. E’ la copertina di La Repubblica del 10 Marzo 2020, il titolo, totalizzante ed esplicito è “Tutti in casa”. E’ una storia che immagino non sia sfuggita a nessuno, l’Italia ha chiuso i battenti e abbassato la saracinesca per due mesi, dal 9 Marzo al 18 Maggio.
Quello che abbiamo vissuto è un periodo particolare, qualcosa che già ci siamo dimenticati ma che prima o poi ricorderemo ai nostri figli e i nostri nipoti che ci ignoreranno come noi ignoriamo i nostri nonni quando mostrandoci le vecchie foto, ritenendo poco esaustive le didascalie, si lanciano in una descrizione minuziosa di tipo storico-descrittivo allegando gradi di parentela e codice fiscale anche dei personaggi sullo sfondo, ai margini dell’inquadratura.
Di giornate particolari ne abbiamo viste, quella sopra citata ne è un esempio. E’ l’undici settembre della nostra generazione sfigata, tutti noi ci ricordiamo più o meno dove eravamo quando il premier Conte ha annunciato l’inizio del lockdown. Come prigionieri poi, abbiamo avuto modo di sondare mattonella per mattonella le qualità delle nostre celle, ne abbiamo saggiato le pareti, per grandi che fossero, mai prima di allora le nostre case ci sono sembrate così piccole.
6 Maggio 1938
Una giornata particolare è un film che in qualche modo ci appartiene, pur arrivando da un’altra stagione particolare della storia d’Italia, perché parla di restare a casa, della fauna variegata che può popolare un condominio e di persone che si incontrano in un momento storico che li vorrebbe divisi.
Il periodo al quale mi riferisco è quello del fascismo, la data scelta da Scola per dare vita a questa fiaba dolceamara è quella del 6 Maggio 1938. Nei giorni precedenti le copertine della stampa fascista propongono illustrazioni virtuose dei profili di Hitler e Mussolini fianco a fianco, annunciano la venuta di questo in Italia. E’ un evento importante, fra le prime immagini del film vediamo l’iconico condominio scelto da Scola (piccola chicca: vi ricordate il condominio del videoclip di “Immigrato” di Checco Zalone? Quello. ) svuotarsi dei suoi abitanti che si riversano in strada diretti ai Fori Imperiali dove il Fuhrer si manifesterà, vestiti di nero ed entusiasti di assistere a questa giornata storica che per loro coincide con una svolta positiva per il paese.
Spoiler alert: non sarà così.
Restare a casa
Solo due persone in questa giornata storica rimangono chiuse nei loro appartamenti: sono Antonietta (Sophia Loren), donna fascista, angelo del focolare, madre dedita al sacrificio, moglie devota, e Gabriele (Marcello Mastroianni) cronista per l’Eiar, omosessuale, appena sollevato dal suo incarico dal regime.
Per lei è una giornata come tante, per lui invece si tratta già di una giornata particolare, perché queste ventiquattro ore sono quelle che precedono il suo imminente confino proprio in quanto omosessuale.
E’ chiaro che due come loro non si incontrano per strada, non frequentano gli stessi ambienti, non si siedono ai tavoli dello stesso bar, non commentano insieme il menù del ristorante.
Due così non si sarebbero mai incontrati se una giornata particolare non li avesse costretti a partecipare al mondo da un posto in cui nessuno di noi andrebbe mai a cercare un’avventura o una storia davvero avvincente (almeno fino ad oggi, ma chissà che qualche giovane regista non ci abbia già ripensato), ovvero entro le mura di casa propria.
Si capisce, è una situazione singolare.
Ancor più particolare è certamente il modo in cui i due scelgono di trascorrere questa giornata insieme: semplicemente. Si conoscono fra le azioni del quotidiano, il loro affetto matura fra una lampada da riparare e i panni da stendere, fra un caffè pretestuoso e le padelle sul fuoco all’ora di cena.
Fanno l’amore ma non conta niente, ciò che conta, spiegherà Gabriele, sarà la straordinarietà di essersi conosciuti proprio in quella situazione di difficoltà, aver dato vita a qualcosa di bello e di divertente in un momento così cupo e così noioso.
Dove mai avremmo pensato di trovarlo.
Gli affetti stabili
Il fascismo dividerà ciò che la vita ha unito, Gabriele e Antonietta non si incontreranno mai più e del loro breve tragitto insieme rimarranno solo una lampada riparata ed un celebre libro di Dumas.
Sono i segni mesti di un incrocio di vite importante sebbene sempre in bilico fra la definizione di un amore improbabile e quella di un’amicizia incredibile, o quantomeno poco credibile.
Haters gonna say it’s Photoshop, certa parte della critica definirà il personaggio della Loren, donna fascista devota alla famiglia, un po’ improbabile nel suo sbottonarsi (anche al di fuori della metafora) così facilmente con un personaggio come Gabriele, così lontano dalle sue ideologie.
Facendo un passo di lato verso un altro film di Scola, “C’eravamo tanto amati” si può estrapolare una frase che è un po’ il leitmotiv dell’intero film:
“Credevamo di cambiare il mondo e invece il mondo ha cambiato noi”
Il potere dei periodi particolari è forse proprio il seguente: cambiarci.
Spingerci a confrontarci con qualcosa che mai avremmo pensato di esperire ci fa dimenticare i confini di chi siamo. Chiusi nelle nostre camere,venire privati dei nostri interessi, delle nostre conoscenze, dei nostri lavori ci ha privati anche delle etichette, siamo rimasti semplicemente noi, i nostri volti struccati su Zoom, i nostri pensieri amplificati su una chat, per la prima volta distesi e non frettolosi, i nostri abiti peggiori ma forse anche le nostre versioni più pulite.
E ciò che ci è rimasto alla fine, quel 18 Maggio di improvvisa libertà, è stato ciò che racchiudiamo in quella tenera seppur confusa definizione che mai prima di allora ci era stata presentata così chiara e categorica: gli affetti stabili.
Un finale dolcissimo per una storia così cupa, degna delle più brillanti regie.
Forse è questa la categoria nella quale il rapporto sfumato fra Antonietta e Gabriele potrebbe finalmente iscriversi, quella degli affetti stabili, seppur maturati in una sola giornata. E se una giornata particolare è riuscita a fare del rapporto fra una fascista e un omosessuale un affetto a suo modo stabile, chissà che questo periodo particolare non abbia finito per cambiare radicalmente, sebbene impercettibilmente, anche noi.
Di nuovo un Post Scriptum:
Nel caso fossi riuscita ad istillarvi un po’ di curiosità nei confronti di questo film prezioso, ma foste comunque troppo occupati per dedicarvici per intero, allego qui sotto il meraviglioso monologo di presentazione del personaggio di Mastroianni, prendetevi cinque minuti per sentirlo. Respirate.
https://www.youtube.com/watch?v=xEExlebPw_4