Come instagram ha standardizzato i canoni di bellezza, e come mai noi, dovremmo iniziare a ribellarci.
Scoprire che oggi Emily Rataglioschi (non fate quelli con la puzza sotto il naso per come l’ho scritto, perché nessuno ha idea di come si scriva) si sia infilata un nuovo filo interdentale su per le natiche o che Kim Cardascian abbia usato la macchina del sottovuoto che vendono su QVC (la stessa che noi usiamo per imbustare del parmigiano o i salumi in eccesso) per metter su un paio di leggins fatti di domopack o che oggi Belen abbia deciso di uscir di casa con indosso una rete per tirar su i muggini solo per farci vedere le cosce incredibilmente sode ha, e che la Satta si sia infilata una centrino della nonna come maglietta senza metter il reggiseno sotto solo per farci sapere che possiede un seno all’altezza del nostro doppio mento ma a noi …come è esattamente che ci migliora la giornata tutto questo?
Io sono una di quelle che, lo ammetto senza fatica, guardo sempre e perennemente le altre donne, specialmente se son di bell’aspetto. Qualsiasi età esse abbiano: che siano esse ragazzette quindicenni che escono il venerdì sera di casa e attraversano la passeggiata sul mare, tirate come corde, pensando di essere J.lo alla Milano fashion week che a 50 ANNI (C-I-N-Q-U-A-N-T-A ANNI) rende bollente la passerella di Versace indossando il jungle dress, l’iconico abito che aveva indossato 20 anni prima e che, manco a dirvelo, ha reso le altre modelle innocue come dei minuscoli colibrì al cospetto di una mandria di affamatissime tigri reali del bengala; o anche che siano signore non più giovanissime ma curate e di bella presenza, io le guardo tutte indistintamente senza pregiudizio alcuno di razza, età, orientamento politico, religioso o sessuale.
Non ho tendenze omosessuali ma so riconoscere la bellezza nel genere femminile. Mi soffermo a guardare in bel seno in una scollatura pronunciata, delle belle gambe messe in risalto da mini skirt ed al mare guardo tutti i bei sederi, indiscriminatamente. E’ curiosità, non so come altro definire questa “abitudine”: sicuramente non lo guardo con una tendenza a molestare nessuno, ma il corpo femminile in genere è molto bello ed armonioso: son belle le ragazze graciline e le curvy super sexy, le bionde, le more e spesso trovo belli anche i difetti (nelle altre, in me danno profondamente fastidio e son motivo di ansie, ma nelle altre non mi infastidisce mai niente) e son belle anche le maniglie dell’amore, i buchi di cellulite, le smagliature da gravidanza (oppure le smagliature perché sei sfigata come me, e hai una pelle scandalosamente secca, che anche se non hai mai preso e riperso 30 chili tutti insieme, le smagliature ti son venute lo stesso. A tal proposito ormai racconto a tutti questa grandissima supercazzola dell’allattamento ma non è vero niente, ce le ho da quando ho 13 anni. That’s the sad truth).
Immagino come me anche un sacco di altre donne tendano a sbirciare le altre, che lo ammettano o meno. Questo nella vita reale credo sia un atteggiamento normale e diffuso, non degno di merito ma neanche da biasimare eccessivamente ma se vai a traslarlo nella vita virtuale e su social come instagram in particolare, la questione assume un peso diverso e questo perché Instagram sta uniformando tutti i canoni di bellezza.
Tutte le influencer su instagram sono identiche: seno grande, vita stretta, sedere tondo e pronunciato, occhi allungati, sopracciglia folte, labbra carnose, naso piccolo e zigomi prominenti.
TUTTE. Tutte bellissime, non discuto al riguardo, ma dove finisce l’unicità di ognuno di noi?
Da quando dobbiamo diventare tutte intercambiabili? Io sono la prima che subisce il fascino di questo tipo di bellezza e ma ogni tanto mi fermo a pensare al messaggio che stiamo passando, al tipo di modello che avrà mia figlia.
Io son cresciuta con le SPICE GIRLS, non che fossero stato questo modello eccelso di donna da seguire pregno di valori, ma quanto meno erano 5 ragazze carine, apparentemente sane e spensierate, e soprattutto ognuna diversa dall’altra. Ognuna di loro incarnava una personalità diversa: la bambina, la pazza, la panterona, la sportiva e quella elegante ed era divertente giocare con le amichette a: “te chi sei?”(ad onor di cronaca la mia beniamina era Posh spice-Victoria Caroline Adams in Beckham, e pensavo di assomigliarle perché avevamo in comune il caschetto di capelli lisci castani, beata innocenza). Nina questo gioco, se si mantengono intatti questi canoni di bellezza uniformati, non potrà più farlo e onestamente la cosa mi deprime un po’ e quindi da oggi SCIOPERO.
Boicottiamo le stragnocche fatte in serie. Leviamo dai following tutti questi soggetti che ci fanno provare sentimenti negativi, o che quanto meno inculcano in noi un ideale di bellezza che non esiste, che ci fanno scoprire nuovi difetti che fino a ieri non sapevamo di avere e cominciamo invece a seguire persone più normali, che fanno cose normali ed hanno un aspetto normale.
Donne che ci raccontano la verità o, nella migliore delle ipotesi, capaci di insegnarci qualcosa che non sia il make up per affrontare il red carpet dei Grammy al quale tanto non saremo mai invitate a partecipare, e capaci di donarci quotidianamente dei sani spunti di riflessione.
Nel mentre che togliete il flag del follow alle stragnocche, magari aggiungetelo al profilo di : Beauty.false o Celeb Face utile per fare un po di “Debunking” (*sfatare) questi falsi miti e ricordarci che alla fine siamo tutte più o meno umane.
Che poi nella vita vera, offline, non ci salvano i filtri.
Piesse1: (piccola parentesi di vita reale) e comunque, il mio nightmare è Federica Nargi.
Bonissima tuentifor hours su 24, 7 giorni su 7, anche domenica e festivi ma soprattutto, Boni tutti in famiglia. Pure le bimbette appena nate che hanno gia sottoscritto il contratto plurimilionario per Victoria’s secret e tutti i parenti fino alla settima generazione. Io boh… dobbiamo esser nati nella famiglia sbagliata evidentemente. Comunque adesso levo il follow anche a lei. tiè.
Piesse2: Che poi io mi chiedo, ma se Francesca Rivelli, si è dovuta prendere il nome d’arte di Ornella Muti, e se Loredana Dal Santo, ha dovuto storpiare, per amor della notorietà, il suo nome in Lory Del Santo, ma questa qua: Emily Ratajkowski, con questo cognome che non lo sa pronunciare nemmeno su padre, non poteva chiamarsi Emily Rata punto o Emily Rava o Emily Fava? No. Cosi, oltre che farci sentire degli escrementi ogni giorno per quanto è bella, ci fa sentire anche delle gran capre perché nessuno di noi, feccia della società, è cane di pronunciare correttamente, e tanto meno di scrivere, nemmeno il suo cognome.. perché come si dice a livorno: “Alli zoppi pedate nelli stinchi”.