ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

EP.6 La Belle Époque della nostra vita

EP.6 La Belle Époque della nostra vita

Se potessi rivivere un giorno della storia, quale rivivresti?

E’ una sera piovosa di Novembre, sparpagliate per la sala più piccola del cinema locale ci sono sì e no dieci persone munite di popcorn e ombrelli fradici abbandonati a terra. Non è così inusuale essere in così pochi, quello che passa sullo schermo è un film a produzione indipendente, di quelli i cui trailer alla radio e in televisione vengono sforbiciati fino a ridursi a brevi flash, ad ogni modo, si intitola “La Belle Epoque”, e porta la firma di Nicolas Bedos, è francese ed è datato 2019. Risulterà poi essere anche carino, sottilmente ironico e, per quanto mi dolga usare il termine, fresco. Ma questo lo sappiamo solo noi dieci sfigati, sparpagliati per la sala in una sera piovosa di Novembre.

La storia è questa: un giovane regista senza fortuna allestisce rivisitazioni di epoche storiche a pagamento per chiunque disponga del denaro e della follia richiesti per farlo, con tanto di set specifico storicamente accurato, costumi scenici e comparse. Le richieste sono le più disparate, c’è chi vivrebbe un mondo post-apocalittico, chi il Rinascimento, chi addirittura il nazismo; chiudete gli occhi e ripassate rapidamente il manuale di storia, se foste folli e ricchi abbastanza da prendere parte a questo esperimento, voi che epoca rivivreste?
Posto nella condizione di poter decidere, Victor, il tenero vecchietto protagonista di questa storia, superato lo scetticismo iniziale non ha dubbi, punta il dito su una data del calendario e la introduce senza giri di parole, così:

“Era il giorno più bello della mia vita.”

E’ il 16 Maggio 1974, i bar sono un gigantesco posacenere ma al bancone si trovano bevande dai colori sospetti che costano poco e non si vendono più e dalla porta appena aperta sta entrando una bella ragazza dai capelli rossi che con passo leggero cammina, sfilandosi la sciarpa: è sua moglie Marianne.

O meglio, la giovane attrice incaricata di impersonarla.

E’ così che un omuncolo dimesso e un po’ depresso, impantanato nel passato mentre la linea del tempo scorre imperterrita in avanti, assolutamente scettico nei confronti del futuro e delle sue manifestazioni, sceglie con audacia di rivivere un’epoca passata sì, ma la sua, il giorno più bello della sua vita, il giorno in cui ha incontrato la moglie dalla quale sta divorziando e della quale non ricorda più di essersi innamorato.

Meglio prima

Chi di voi ha un boomer per genitore sa bene di cosa parlo se prendo in esame la litania del “meglio prima”.

Era meglio prima la frutta, quando si usavano meno fertilizzanti, di film belli come quelli di una volta non ne hanno fatti più, meglio prima quando ci si telefonava dalle cabine telefoniche e l’analogico concedeva al destino di deviare dai binari per rotte misteriose e pazzesche, la musica era meglio prima, il mercato del lavoro era meglio prima.

Okay, quest’ultimo punto è vero.

C’è un libro scritto da Paolo Sorrentino che mi è molto caro e si intitola “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli, 2010) che affronta in breve righe la stessa questione e vi mette un punto definitivo:

Uno fa finta che il mondo era meglio prima, ma non è vero, è un alibi, eri tu che eri meglio prima.”

 

Il ricordo mente

Un altro film che con ogni probabilità ho visto solo io, nell’ennesima serata piovosa di Novembre in un cinemino di Firenze con le poltroncine in velluto e le pareti in legno (il delizioso e ultra kistch “Cinema Flora” a Rifredi) è “Ricordi?” (Valerio Mieli, 2019). Saltandone a piè pari la trama, con la speranza di tornarci su in futuro in maniera più approfondita, estrapolo una considerazione attribuita al protagonista del fim (Luca Marinelli) che, seppur sintetica, trovo risolutiva per tante questioni legate alla nostalgia nelle quali ci piace crogiolarci ogni tanto:

Il ricordo mente, rende belle delle cose che non lo erano”.

Pensando a qualcosa che ci ha reso felici si tende ad estendere questa bella sensazione a tutto ciò che concerne il periodo della vita in cui ci è capitato quel qualcosa, ed è l’errore in cui incappa anche il nostro anziano protagonista.

La luce radiosa che emana la giovane attrice che interpreta sua moglie rende bella anche la cappa di fumo, fa dimenticare la provenienza sospetta degli ingredienti di certe bevande fosforescenti, falsifica la storia e rende emblema di libertà un’epoca in cui la gente moriva per l’HiV, il bullismo era socialmente tollerato e l’aborto proibito.

E’ soprattutto la nostalgia, che di pari passo va con il ricordo, a falsificare anche l’impressione che abbiamo delle persone che rimpiangiamo e che riteniamo tutt’ora care, e non ci rendiamo conto che l’individuo perduto a cui va il nostro affetto e la nostra tenerezza non è altro che noi, quelli che siamo stati.
Non è il mondo che era meglio prima, eravamo noi ad essere migliori prima.
Il protagonista stesso della nostra vicenda se ne accorge strada facendo, nel tentativo di recuperare ciò che ha amato di sua moglie infatti, finisce per recuperare soprattutto qualcosa di sé stesso che era andato perduto.
Direbbe Gabriel García Márquez a tal proposito, che può capitare anche a novant’anni di rendersi conto che la vita non sia

“qualcosa che scorre come il fiume impetuoso di Eraclito, ma un’occasione unica di girarsi sulla graticola e continuare ad arrostirsi dall’altra parte ancora” .

 

Il giorno più bello della mia vita

Ci vuole molta dolcezza ad individuare nel giorno più bello della vita quello in cui avete incontrato la donna dalla quale state divorziando e che adesso vi disprezza con tutta sé stessa. E’ un sentimento “nonostante tutto”, il più difficile da accettare.
Grande parte dei nostri giorni più belli forse sono popolati di grandi protagonisti adesso diventati comparse, o definitivamente usciti di scena, di cui a volte preferiremmo dimenticare i volti e le voci, ma che al contempo sapremmo descrivere minuziosamente al giovane regista incaricato di mettere in scena il giorno più bello della nostra vita.
Chissà quanti di noi messi davanti alla scelta proposta dal film sceglierebbero di rivivere il giorno più bello e quanti invece, come la sottoscritta, finirebbero per crogiolarsi in un giorno qualsiasi, in un momento anonimo del quotidiano, soltanto per il gusto di sentirsi nuovamente a casa.

Sareste capaci di tornare a confrontarvi con quei volti, riuscireste ad impersonare un voi stesso che non siete più, ma soprattutto, potrebbe mai essere la stessa cosa?
O in fin dei conti non si risolverebbe solo in un triste teatrino delle cose andate, senza la brillantezza delle prime volte?
A voi la scelta, e soprattutto, a voi la domanda:

Se poteste rivivere un giorno della vostra vita, quale rivivreste?

Sentitevi liberi di lasciare un commento e farmelo sapere, magari sarà utile anche a voi.

Un bacio nostalgico, Francesca.

 

Francesca Cullurà

È laureata in Lettere all’Università di Firenze ma se la cava discretamente anche nella sacra arte del darsi l’eyeliner. I suoi interessi sono la letteratura, la Formula1 e il vecchio cinema italiano. È convinta di saper guidare meglio di molti uomini.

Articoli Correlati

Commenti