Credo di aver demoralizzato parecchi con i miei articoli e ne sono felice, ma state tranquilli, questo è l’ultimo della serie.
Un mio amico qualche tempo fa mi ha chiesto, dopo averne letto qualcuno, se potrà mai avere un cane; questa razza no, quell’altra nemmeno, un cucciolo no, questo non si fa, questo è difficile…
Ripeto, sono contenta.
È esattamente questa la domanda che qualcuno dovrebbe farsi quando decide di prendere un cane: “la mia vita è adatta alle esigenze di un cane?”.
Perché un cane ha molte esigenze, molte necessità e bisogni.
Il cane non è il giocattolo o il passatempo dei bambini, non dovrebbe essere uno strumento per insegnargli le “responsabilità”: al massimo può aiutare a comprendere il rispetto, ma per quello vanno bene anche i cani altrui, non è necessario che ne abbiano uno per capirlo; anche perché non c’è modo che capiscano se prima non glielo insegnate e non dovreste demandare ad una bestia con canini di cinque centimetri quella che sarebbe una vostra responsabilità se non foste così pigri.
Un cane non è o non dovrebbe essere il riempitivo di una vita vuota, non da un senso a un bel niente. Se siete depressi, coi soldi che usereste per un cucciolo pagateci uno psicologo; credetemi, se non avevate voglia di alzarvi dal letto prima, non la avrete neanche dopo, in più avrete solamente le scarpe masticate e una pozza di urina sul pavimento.
La vita col cane è uno scambio, se non avete niente da dare il rapporto è sbilanciato e potenzialmente deleterio per entrambi. Per dirlo con paroloni che fanno sembrare che io ci capisca qualcosa, è un “rapporto emergenziale”, un rapporto cioè in cui i due componenti fondono sinergicamente le proprie capacità e caratteristiche per arrivare ad un risultato comune che sia migliore della mera somma dei due. Una collaborazione, per dirla in parole semplici.
Per arrivare a questo, è necessario rispondere con onestà a due semplici domande:
- Cosa offro a un cane? Quanto tempo, quali energie
- Cosa mi aspetto da lui, cosa voglio farci?
In base a questo si sceglie un cane, non per il colore del pelo, la moda del momento o in base ad un film; perché la selezione e la memoria di razza sono una faccenda seria e un cane tanto bello o tanto fico potrebbe non essere adatto a voi, all’attività che volete farci (o non farci) e al vostro stile di vita.
Capire di essere adatti ad un Carlino non è una vergogna, ma onestà.
Non si sceglie un cane da una foto su Facebook, non credete agli annunci, perché i cani non si crescono a pillole di “tanto ammmore”: non hanno bisogno “solo” di quello, servono soldi, diversi anche, per il veterinario, l’educatore, i medicinali, il cibo; serve tempo per la loro educazione, cura, benessere; e serve consapevolezza perché è necessario essere coscienti che ci si sta mettendo in casa un essere vivente con una mente, una coscienza e un linguaggio diverso dal nostro, con dei bisogni diversi dai nostri e con delle priorità diverse dalle nostre.
Non dico che non si possa fare, ma che nel caso si decida di farlo, si sappia che non proveranno “gratitudine” per averli “salvati” , perché loro non hanno questi concetti. Che si sappia anche che saremo noi a doverci adattare ai loro tempi (che potrebbero essere anche molto lunghi e pieni di difficoltà) e che dovremo essere noi quelli disposti a modificare le proprie abitudini e la propria vita in base alle loro caratteristiche: perché siamo noi quelli che hanno deciso di prenderci cura di loro, non il contrario.
Richiede un’elasticità della quale non tutti dispongono, e non sarebbe una colpa se non ci piccassimo in una scelta che non si adatta a noi.
Per esempio nessuno considera mai i cani maturi. Non dico vecchi, che magari hanno già un piede nella fossa e sono un assegno circolare per veterinari, ma quelli di cinque/sei anni, che sono ancora moderatamente attivi ma apprezzano anche un pomeriggio sul divano a dormire.
Tutti vogliono un cucciolo “perché si affeziona di più”. Dove sta scritto lo sapete solo voi. E se state per rispondere o avete anche solo cominciato a pensare “ma per i bambini…”, ricominciate da capo a leggere.
Educatori, istruttori e veterinari comportamentalisti vi potrebbero aiutare se solo foste disposti a non presumere di sapere tutto quello che c’è da sapere dopo aver letto una pagina di Wikipedia o un articolo di un blog come questo. E vi posso assicurare che ognuna di queste figure non aspetta altro che ricevere una telefonata che cominci con “pensavo di prendere un cane, ma non so quale si adatti alle mie esigenze.”. Quei pochi che l’hanno ricevuta ne parlano ancora con gli occhi pieni di lacrime di commozione, a distanza di anni.
E con questo concludo, vi saluto, e spero di avervi spaventati abbastanza, ma magari, solo magari, quel piccolo dubbio che vi ho messo salverà voi da un cane e un cane da voi.
Mi basterebbe.