Oggi e domani urne aperte per le Elezioni Regionali in sette Regioni (Valle D’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia).
Si vota da stamani alle 7 fino a stasera alle 23 e da domani alle 7 fino alle 15. Come amo dire, a mò di gag ripetitiva, non è che si vota dalle 7 alle 23 (e quindi uno deve stare a votare per tutto il tempo) ma fra le 7 e le 23 di oggi e fra le 7 e le 15 di domani.
Una simpatica battuta che fa ridere me e credo pochi altri se non nessuno.
La prima volta che ho votato è stata domenica 3 aprile 2005, ed erano proprio le Elezioni Regionali.
Era un appuntamento che aspettavo da anni, potrei dire. Non le Regionali in sé, ma proprio il primo voto.
C’ero andato vicino l’anno prima, nel 2004: io son nato il 28 luglio e per un mese e mezzo non sono riuscito a votare alle Elezioni Europee, Provinciali e Comunali, che si svolsero il 12-13 giugno.
Mi dispiacque perché non potetti – potetti? – votare per il mio partito (che poi non si presentò più, a parte al Senato nel 2006) e per mio padre che era candidato Consigliere Comunale in quel partito. Lui comunque anche senza il mio voto fu eletto alla grande, fu infatti il Consigliere Comunale più votato. C’è anche da aggiungere che a quella tornata elettorale nel Comune si presentò, in un’altra lista comunque alleata, mia Nonna materna che però non venne eletta (anche se non era sua intenzione, diciamo accettò la candidatura per spirito di servizio).
A ripensarci ora, forse fu meglio che non votai, così mi tolsi dall’imbarazzo familiare.
Da ragazzo ero appassionato di politica, cosa che era un po’ strana, perché a tredici anni io mi non mi perdevo una puntata di TG Parlamento sulla Rai. Ora, immaginatevi un tredicenne che va a scuola e prova a parlare ai propri compagni di attualità politica, di D’Alema e Berlusconi, di Veltroni e Fini.
Immaginato? Bene. Potete quindi avere ben presente nella vostra mente la faccia dei miei compagni quando dicevo “Ehi, lo sapete che è successo questo e quest’altro?”: mi guardavano come se fossi Francis il mulo parlante.
Poi però, verso i diciotto anni ebbi più “successo” (fra virgolette comunque) e si iniziò a parlare, seppur in maniera sporadica, di politica. L’avvicinarsi della nostra prima volta elettorale fu anche l’occasione di raccontarsi le sensazioni al riguardo, che erano nell’ordine: menefreghismo, paura ed emozione. Ovviamente era un conteggio del mio cerchio di amici. Anche se forse menefreghismo è sbagliato, nel senso che non c’era… diciamo che la vivevano con meno attesa di me, ecco, questo sì.
La paura riguardava la chiusura della scheda, che è un momento di ansia anche adesso. La scena ipotizzata era (è) la seguente: la scheda non si chiude, tutti i tentativi possibili andati a vuoto, rimanevano due soluzioni. Ovvero:
- chiamare il Presidente di seggio, con conseguente figuraccia, cazziatone degli scrutatori, gente in fila che ride e fuga in lacrime;
- appallottolarla (magari con uno scotch) e lanciarla nell’urna come se fossimo a basket.
In quindici anni, fino ad oggi – devo ancora andare a votare – mi è successo una sola volta, ma ce l’ho fatta senza dover ricorrere a nessuna delle due opzioni.
C’è anche un’altra scena immaginata: la cabina elettorale che si autodistrugge mentre sei dentro e rimani inerme con la scheda e la matita in mano. C’è anche la variante “pantaloni che si rompono e cadono in terra”.
No, finora nemmeno questa è capitata.
Finora.
Per vivere ancor più intensamente il primo voto, proposi ai miei amici di andare a votare tutti insieme, tipo tour elettorale.
Alla fine eravamo in cinque (o in 6, non ricordo). Però fu una cosa carina, tant’è che si rifece per le Elezioni Politiche del 2006 e del 2008. Poi alla fine eravamo un bel numero.
Insomma, quindi nel pomeriggio di domenica 3 aprile 2005 andai a votare per le Elezioni Regionali.
Ero ovviamente emozionato. Il Presidente di seggio disse alla scrutatrice di cercarmi nell’elenco. Lei gira le pagine, le gira, le gira ed alla fine dice: “non c’è”.
No, calma. Come?
“Bagnoli Nicolò non è nell’elenco”.
Aiuto. Ma come? Erano anni che attendevo questo momento ed ora per un errore burocratico non posso votare.
Rimango a metà fra l’impietrito e l’imbarazzato, quando il Presidente disse “cercatelo nelle ultime pagine, i neo-elettori sono stati aggiunti lì”.
Attesa.
“Sì, c’è”.
EVVAI. Mi dà la scheda, vado dentro, voto, la osservo un po’ – una cosa che faccio spesso, quando non c’è fila -, LA CHIUDO OTTIMAMENTE e la consegno.
Tutto apposto, che bello. Ed ora attendo forse il momento più bello. Quando andavo con i miei genitori o con i miei Nonni ai seggi, mi ricordavo perfettamente il “PINCO PALLINO HA VOTATO”, detto anche con voce alta che un po’ mi spaventava.
Ora toccava a me. Avrebbe detto poi il mio nome corretto? Perché molti mi chiamano Niccolò, con due c.
…attesa….
“BAGNOLI NICOLÒ HA VOTATO”.
Non ha urlato, ma va bene lo stesso. Ufficialmente ero diventato un elettore.
Esco dalla stanza trionfante.
Che dirvi…a me votare piace molto. È proprio una bella sensazione, oltre che un diritto-dovere che ritengo di svolgere con estrema serietà. Perché il voto non è importante, è fondamentale. Ogni singolo voto. Ed a me, mettere una X su una scheda e farlo con coscienza, mi mette ancora emozione.
Vado a cercare la tessera elettorale.
Buon voto a tutti, specie a chi deve ancora recarsi ai seggi.
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