Eugène Delacroix sarà il protagonista del mio articolo odierno.
Continua quindi il nostro viaggio attraverso la corrente del Romanticismo. Delacroix, in Francia, viene considerato il maggiore esponente dell’arte romantica tanto da essersi guadagnato l’appellativo di Principe dei Romantici.
La giovinezza
Eugène Delacroix nacque il 26 aprile 1798 a Charenton, in una famiglia dell’alta borghesia. Il padre, Charles-François, era un politico. La madre, Victoire, era figlia di un benestante ebanista. Ci sono tuttavia dei dubbi sulla paternità di Charles-François in quanto, al momento del concepimento di Eugène, pare che fosse sterile. Con ogni probabilità la paternità dell’artista è da attribuirsi ad un amico intimo della famiglia Delacroix, Charles Maurice de Talleyrand. Eugène, soprattutto in età adulta, gli assomiglierà molto nell’aspetto e nei modi.
Delacroix, durante gli anni del liceo, si dedicò alla lettura dei classici. Grazie a questi sviluppò una solida preparazione umanistica. Egli vinse inoltre dei premi per il suo talento nel disegno.
Una volta conclusi gli studi liceali, motivato da questa sua capacità artistica, iniziò un apprendistato sotto la guida di Pierre-Narcisse Guérin, artista dai rigorosi precetti neoclassici. Anche Eugène, come molti suoi colleghi pittori, abbandonò ben presto la rigida formazione accademica per dedicarsi con entusiasmo alla sua passione da autodidatta.
Nonostante i suoi solitari studi delle opere raccolte al Louvre, anche l’apprendistato presso Guérin si rivelò utile per acquisire delle solide basi. Fu inoltre grazie a lui che conobbe Théodore Géricault, con il quale Eugène stingerà un profondo rapporto di amicizia.
La maturità
Sconvolto dal fallimento della rivolta greca contro l’impero Ottomano e fortemente impressionato dall’atroce guerra greco-turca, Delacroix iniziò a documentarsi su tale evento. Realizzò così un quadro in sostegno dei Greci dal titolo “Il massacro di Scio”.
Questa tela venne esposta al Salon del 1824 e, come si può immaginare, suscitò un grande scandalo. Ciò non fece tuttavia scoraggiare Delacroix che, nello stesso anno si recò a Londra. Qui ammirò per la prima volta “Il carro da fieno” di John Constable che, con il suo stile, lo colpì profondamente portandolo a compiere un decisivo salto qualitativo.
La prima virtù per un dipinto è di essere una gioia per gli occhi.
L’artista dipinse altre opere che non mancarono di suscitare scandalo e di ricevere critiche. Nel 1830, realizzò quella che ‘viene considerata la sua opera più celebre nonché uno dei massimi capolavori del Romanticismo, “La Libertà che guida il popolo”.
Sebbene non fosse abitudine di Delacroix schierarsi politicamente, egli decise di eseguire questa tela per esaltare la lotta per la libertà del popolo di Parigi. “La Libertà che guida il popolo” rappresenta l’immagine dei parigini che marciano insieme sotto la bandiera tricolore della Libertà, rappresentata metaforicamente da una donna che, con il berretto e il seno scoperto, esorta il popolo a ribellarsi contro la politica di Carlo X.
Il viaggio in Africa
Nel gennaio 1832 Delacroix partì per l’Africa. Dopo una sosta in Spagna sbarcò a Tangeri, dove venne festosamente accolto dalla popolazione locale. Eugène rimase rapito dalla bellezza di quei luoghi e dall’autenticità degli abitanti di quelle terre. L’artista riempì ben sette taccuini tra schizzi ed acquerelli, integrati con brevi scritte, al fine di non perdersi niente di tutto quello che vedeva e sperimentava. Una volta rientrato in Francia, Delacroix dipinse “Donne di Algeri nei loro appartamenti”.
Gli ultimi anni di Eugène Delacroix e la morte
Nel 1838 Delacroix espose “La furia di Medea” suscitando grande scalpore nel Salon di Parigi. Questa tela dalle grandi dimensioni rappresentava una scena della mitologia greca nella quale Medea afferra i propri figli sguainando un pugnale per ucciderli e per vendicarsi dell’abbandono di Giasone. Il quadro venne acquistato dallo Stato ed inviato al Museo delle Belle Arti di Lilla suscitando la delusione di Eugène: egli avrebbe voluto che la sua opera fosse esposta alla Galleria di Lussemburgo insieme alle sue tele “La barca di Dante” ed “Il massacro di Scio”.
Delacroix iniziò ad alternare momenti di incessante attività a momenti di malattia. Egli contrasse infatti una forte laringite dovuta alla costante esposizione al freddo. Nonostante questo si dedicò alle decorazioni murali ed a svariati affreschi e decorazioni. Questo gli permise di dipingere opere di grandi dimensioni inserite in una struttura architettonica come avevano fatto molti dei maestri che lui stesso ammirava come Veronese, Tintoretto e Rubens.
Il tipo di lavoro così faticoso lo portò ad un peggioramento delle sue condizioni di salute e fu per questo che decise di acquistare un cottage a Champrosay in modo da potersi riposare in campagna. Dal 1834 fu affettuosamente curato dalla sua governante Jeanne-Marie la quale gli rimase vicino fino a quando, il 13 agosto 1863, Eugène Delacroix morì. Egli venne sepolto nel cimitero di Père Lachaise.
Concludo questo articolo con una breve nota personale…
dedico questo articolo ad una persona a me molto molto cara che è scomparsa da pochi giorni e che aveva a sua volta una certa passione per il disegno e la pittura. Vorrei solo che sapesse che ci manca tantissimo e che vivrà per sempre nei cuori di tutti noi che gli abbiamo voluto – e che sempre gli vorremo – un gran bene. Ciao zio!